Sta, prevedibilmente, facendo discutere sui social media l’annuncio di un nuovo programma radiofonico basato sull’Intelligenza Artificiale Generativa (I.A.), in onda su Radio Italia Network, (gruppo Nextcom, cui fa riferimento anche la nota Giornale Radio), con protagonista la “sintetica” Synthia.
A quanto ci risulta, nella totalità dei casi la notizia è stata data riprendendo integralmente il comunicato stampa dell’emittente, contribuendo a dare il via ai commenti per lo più negativi.
Nello stile di Newslinet (che si oppone alla pubblicazione di comunicati stampa senza approfondimenti ed analisi critica), abbiamo voluto capirne di più.
Così abbiamo chiesto all’editore Domenico Zambarelli di parlare con chi ha ideato e prodotto il programma. Cioè Peter Bescapè, un nome che gli ascoltatori più assidui di Radio 24 non possono non conoscere.
Peter, infatti, è da qualche tempo passato a Giornale Radio ed il giorno sabato 28 giugno ci ha concesso questa intervista, alla quale era presente anche l’editore, che è intervenuto su alcuni punti sensibili del progetto Radio Italia Network.
Sintesi
Peter Bescapè, dopo oltre vent’anni come fonico a Radio 24, ha seguito la sua passione per la fotografia per poi tornare alla radio con Giornale Radio, dove, da tre anni, dirige programmi come L’Attimo Fuggente di Luca Telese ed Il Timone di Daniele Biacchessi, oltre a curare la programmazione musicale di Radio Italia Network.
Invitato da Domenico Zambarelli, ha riscoperto la passione per il mezzo radiofonico, dando vita ad Algoritmo Sonoro, un progetto all’avanguardia che unisce intelligenza artificiale e creatività editoriale in collaborazione con Hevolus.
Algoritmo Sonoro rappresenta una novità nel panorama radiofonico italiano.
Con Synthia, una conduttrice sintetica che dialoga con ospiti umani, seleziona musica ed approfondisce temi attuali con un tono dinamico e coinvolgente.
Grazie ad un’infrastruttura ibrida di tecnologie open source e cloud e ad oltre cento prompt creati da Bescapè stesso, il programma offre un’esperienza moderna che integra l’I.A. senza sacrificare l’elemento umano.
L’obiettivo è creare un appuntamento radiofonico che fidelizzi il pubblico, attraverso una produzione in sinergia tra l’uomo e la macchina (tra l’umano e il modello, nel caso specifico).

L’intervista
(Newslinet) – Intanto una tua presentazione: vediamo dal tuo profilo che ti dichiari fotografo. Ma tanti ti ricordano a Radio 24…
(Peter Bescapè) – Sì, a Radio 24 ho lavorato per oltre vent’anni. Si può dire che sia stato uno dei primi fonici dell’emittente. Qui ho avuto il piacere di fare regia a importanti personaggi. Poi, a un certo punto, mi sono sentito meno motivato. Volevo dare più spazio alla mia altra passione, la fotografia. Ed ho lasciato Radio 24.
Ritorno veloce in radio
In realtà sono stato lontano dai cursori pochissimo, perché Domenico Zambarelli – che mi aveva conosciuto nelle mie primissime esperienze radiofoniche – mi ha chiamato per lavorare a Giornale Radio.
Una nuova sfida
(NL) – Da quanto tempo sei a Giornale Radio e cosa ti ha spinto a affrontare questa nuova esperienza?
(P.B.) – Sono approdato qui tre anni fa. Ho accettato la proposta di Zambarelli per lavorare a Giornale Radio, un posto dove la parola ha ancora peso e lo spazio per la creatività non manca.
La passione, si sente
Mi sono innamorato nuovamente di questo mestiere e gliene sono davvero grato. Mi è tornata la voglia di rimettermi in gioco in un contesto dinamico ed indipendente.
L’attimo fuggente
Qui sono alla regia de “L’Attimo Fuggente” di Luca Telese e Giuliano Guida Bardi e de “Il timone” di Daniele Biacchessi.
Radio Italia Network
Infine, da qualche mese curo la programmazione musicale di Radio Italia Network.
RIN? Un corno!
(NL) – Prima di parlare di Algoritmo Sonoro, un aggiornamento su RIN: un marchio….
(P.B.) – Un attimo: Radio Italia Network, non “RIN”
(NL) – Ok, Radio Italia Network, un marchio storico, ma dormiente. Quanto è importante oggi per il vostro gruppo questo brand e questa radio?
(P.B.) – A questa domanda credo sia meglio risponda il nostro editore Zambarelli…
(Domenico Zambarelli) – Grazie Peter; in realtà, il discorso su RIN – che poi si chiama Radio Italia Network – è molto articolato.
Progetto ambizioso
Anzi è un progetto molto ambizioso di cui vi daremo qualche anticipazione appena sarà il momento. Oggi, però, voglio parlare di Algoritmo Sonoro e del fatto che utilizziamo l’intelligenza artificiale per produrlo.
Urban Radio Internazionale
In proposito abbiamo un accordo con la società Hevolus, che anche come gruppo Next porteremo avanti per i nostri servizi extraeditoriali.
Multilingua
Nel dettaglio, Algoritmo sonoro è la nostra prima produzione realizzata con A.I. E’ pensata con una intelligenza artificiale che diventa a tutti gli effetti co-pilot delle trasmissioni incentrate sul lifestyle italiano e con una preminenza della lingua inglese che sarà irradiata in italiano, francese, spagnolo e arabo.
Un progetto differente da quello di altri
L’innovazione ci permette di creare un prodotto con la nostra identità specifica; non c’entra nulla con quello che è stato fatto da chi vuole emulare il nostro lavoro passato.
Un progetto che parte da lontano
Voglio dire, questa radio era già in programma. Vero, il suo lancio ha avuto coincidenza con la partenza di prodotti assonanti a livello di denominazione, ma è indipendente.

Il marchio
Tengo a sottolineare: noi siamo Radio Italia Network, non RIN. Abbiamo rinunciato anni fa al deposito di quel marchio.
Algoritmo Sonoro
(NL) – Torniamo a Algoritmo Sonoro. Peter, spiegaci qualcosa di più rispetto a quanto abbiamo letto nel comunicato stampa, iniziando dalla parte artistica.
(P.B.) – Algoritmo Sonoro è, innanzitutto, innovazione. In Italia siamo i primi a proporre questo format (qualche esempio simile c’è stato in America). Attraverso questo programma vogliamo esplorare il potenziale delle nuove tecnologie applicate al mondo della comunicazione, aprendo la strada a un modo inedito di fare radio, dove intelligenza artificiale e contenuti editoriali si integrano per offrire un’esperienza originale, attuale e perfettamente in linea con i linguaggi e i tempi della contemporaneità.
Synthia
La protagonista è Synthia, una giovane conduttrice sintetica intelligente, progettata per dialogare con il pubblico, selezionare musica e approfondire temi di attualità in modo chiaro, dinamico e coinvolgente.
Nomen…
(NL) – Synthia: chi ha inventato il nome?
(P.B.) – Io. Deriva da sintetizzatore.
…est omen?
(NL) – Interessante. Per cercare di comprenderne il significato, avevamo chiesto a Grok che ha risposto come possiamo leggere qui. Ha ragione?
(P.B.) – Beh, Synthia si fa delle domande su noi umani e le fa a noi umani. Infatti, l’idea è che abbia anche degli ospiti da intervistare. Nella prima puntata ci sarà Luca Telese. In futuro vorremmo coinvolgere musicisti, influencer, scrittori.
Freddezza
(NL) – Molti progetti di radio fatte con la I.A. sono risultati esperimenti che incuriosiscono ma non creano fidelizzazione, forse a causa di una certa “freddezza” del prodotto. Come pensate di evitare questo problema?
(P.B.) – È vero, molti esperimenti radiofonici basati sull’I.A. sono rimasti delle curiosità tecnologiche proprio perché mancava l’aspetto umano, empatico, quella scintilla che crea davvero un legame con chi ascolta.
Identità e tono
Nel nostro programma, invece, non abbiamo puntato solo sulla tecnologia, ma sulla narrazione. Sull’identità e sul tono.
L’importanza dei contenuti
Non vogliamo stupire solo per il mezzo, ma creare contenuti di valore, con uno stile riconoscibile, un ritmo narrativo pensato per l’ascolto quotidiano e, soprattutto, una forte personalità. In questo modo l’I.A. non sostituisce l’umano, ma ne amplifica la creatività. L’obiettivo è costruire un appuntamento che le persone aspettano, non solo un esperimento da provare una volta.
Modelli
(NL) – Veniamo alle domande più tecniche. Per Synthia Utilizzate un modello commerciale in cloud (GPT 4.5, Claude ecc.) o un modello Open Source, magari self-hosted (es. gemma3, ecc)?
(P.B.) – Per Algoritmo Sonoro abbiamo scelto un approccio ibrido, che unisce flessibilità e controllo. Non ci siamo affidati ad un modello commerciale “chiavi in mano” in cloud, proprio perché volevamo mantenere piena autonomia su identità, programmazione e trattamento del suono.
Infrastruttura personalizzata
Abbiamo quindi costruito un’infrastruttura personalizzata, basata in parte su tecnologie open source e in parte su soluzioni cloud scalabili, per garantire affidabilità e distribuzione. In sintesi, abbiamo preferito un sistema costruito attorno alla nostra visione, piuttosto che adattarci a una piattaforma esistente.
Wizard of AI
(NL) – Ok, però i modelli base sono pochi al mondo. E non ne esistono di italiani, men che meno fatti da broadcaster. Quindi, nell’approccio ibrido, quale modello usate davvero?
(P.B) – I maghi non svelano mai i loro trucchi…
Prompting
(NL) – Una delle problematiche chiave dei progetti basati sulle I.A. è il prompting: hai sviluppato i prompt per questo progetto? Quanti sono e quanto tempo è stato necessario per mettere il tutto a punto?
(P.B.) – Sì, i prompt li ho progettati personalmente. È stato un lavoro molto articolato, perché in radio l’intelligenza artificiale deve avere ritmo, tono e coerenza. Ne ho sviluppati oltre un centinaio, ognuno pensato per creare un’esperienza sonora fluida e coinvolgente.
Vera scrittura
Dietro la voce di Synthia c’è in realtà una vera scrittura, calibrata con precisione per far suonare l’I.A. la più umana possibile; a volte possono capitare ancora delle sue imperfezioni, ma non mi dispiacciono per nulla.
Integrazione
(NL) – In generale – pensiamo all’operatività del day by day –, si tratta di una struttura programmata ed automatica (diciamo, un agente che fa tutto da solo) o la componente umana è nel loop? Nel secondo caso, con quale ruolo?
(P.B.) – Il programma verrà montato qualche ora prima e magari fatto anche quasi in diretta per avere la forza di rispondere a i vari messaggi che ci arriveranno. Per quanto se ne dica, con l’I.A. c’è molto lavoro umano.
In tempo reale
Noi decidiamo i temi e il tone of voice, poi interroghiamo Synthia. Il programma in onda è proprio il frutto di questa interazione continua. In futuro, ne siamo certi, l’I.A. sarà sempre più autonoma. Mi è permessa una considerazione finale?
(NL) – Certamente..
(P.B.) – Mi aspetto tanta curiosità, certo. Ma so anche che nel nostro mondo radiofonico ci sarà chi storcerà il naso (succede sempre quando si esce dai binari, dall’ordinario; ma va bene così).
Fuori dai classici binari
La mia convinzione è semplice: se non è oggi, sarà domani… ma il mondo sta cambiando e noi stiamo solo iniziando a esplorare un nuovo modo di fare radio.
Un uso non nascosto
E poi, parliamoci chiaro: quanti oggi usano l’intelligenza artificiale per comporre musica, scrivere testi, creare format… magari senza nemmeno dirlo? Noi, almeno, lo dichiariamo apertamente. Non perché ci vogliamo appuntare una medaglia, ma perché crediamo che la trasparenza e il coraggio di sperimentare siano parte del futuro di questo mestiere.
Una collaborazione tra uomo e I.A.
E sì, dietro questo programma c’è ancora un enorme contributo umano: scrittura, regia, visione editoriale. La voce è artificiale, ma l’anima è umana, è vera.
Chissà dove saremo tra 10 o 15 anni
Chi lo sa dove saremo tra 10 o 15 anni? Magari a parlare con ologrammi o a trasmettere direttamente nei pensieri! Ma intanto, se penso che solo 30 anni fa iniziavo a entrare in questo mondo a Radio Kelly Milano e si metteva la musica con le cassette e i vinili…
Evoluzione con stile
Beh, questo esperimento mi sembra solo il prossimo capitolo naturale di una storia che è sempre in cambiamento. E la radio, in fondo, è sempre stata questo: evoluzione con stile. (M.H.B. per NL)