RAI: preoccupazioni serie dei sindacati per RAIWAY

"La rete “radiotelevisiva Rai” è bene pubblico, è lo strumento fondamentale per la diffusione dell’informazione e della “cultura” a tutti i cittadini".

Inizia così il comunicato stampa odierno di  Slc Cgil Fistel Cisl Uil.com Uil Ugl Telecomunicazioni Snater Libersind. Per le organizzazioni sindacali firmatarie, non sarebbe possibile considerare la rete della concessionaria pubblica "una semplice merce o un bene da poter commercializzare, e ritengono che debba rimanere “pubblica” e di proprietà della Rai. La rete è uno strumento fondamentale per l’azienda oltre ad essere una risorsa con ampi margini di guadagno, che si potranno ottenere saturando le potenzialità del carrier". Il processo di digitalizzazione della rete effettuata mediante risorse interne altamente qualificate, avrebbe dimostrato per i sindacati "che Rai Way già adesso è una società che può anche fornire all’esterno servizi di broadcasting “chiavi in mano” e che, alla luce delle new technology (si pensi all’alta definizione, wimax, radio digitale ecc.), può brillantemente ampliare i margini di business alleggerendo il deficit del gruppo. L’utilizzo del personale interno, che ha prodotto un significativo recupero degli appalti portandola ad un buon attivo di bilancio, dovrà essere l’esempio trainante per la gestione di tutte le strutture del Gruppo RAI". In particolare, le organizzazioni dei lavoratori "sono preoccupate per le modalità con cui il Piano Industriale fa riferimento a Rai Way: “Valorizzazione delle torri – Cessione ad un operatore di mercato degli asset e della gestione delle componenti passive delle torri di trasmissione, con saving sul perimetro di costi ceduto.” Si potrebbero ritenere come uniche componenti “passive” i centri dismessi (es. Roma Prato Smeraldo, Pomezia Santa Palomba, ecc.) Solo in questo caso sarebbe accettabile che l’Azienda si attivasse per una “cessione” dalla quale si possano trarre risorse da reinvestire in tecnologie per l’ammodernamento della rete". Per i sindacati andrebbe "inoltre aggiunto che in Italia non esistono operatori di mercato di tale rilievo che possano assorbire un patrimonio unico nella nazione: non assisteremo passivamente ad operazioni che ripetono gli orrori delle privatizzazioni dell’ultimo decennio, con i conseguenti scenari sull’occupazione e sulla libera circolazione delle informazioni". Per questo le OOSS "per la piena saturazione e utilizzo di tutte le componenti preferiscono parlare di incremento dell’ospitalità (regolata), scelta che consentirebbe di aumentare le entrate, e di sviluppare un lavoro interamente gestito dai dipendenti Rai Way. Questo consentirebbe alla Rai di essere “l’operatore” del settore".

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