Rcs, rinvii a giudizio per Ricucci e Billè

Saranno processati per la storia del palazzo di via Lima


da Franco Abruzzo.it

Roma, 11 febbraio 2008. L’ex presidente di Confcommercio Sergio Billè e l’immobiliarista Stefano Ricucci sono stati rinviati a giudizio in relazione all’inchiesta sulla fallita scalata a Rcs, per la vicenda legata alla compravendita fittizia dell’immobile in via Lima, a Roma, per la gestione dei fondi previdenziali e per la gestione dell’assegnazione della gara d’appalto del patrimonio immobiliare Enasarco.

PROCESSO IL 28 MAGGIO – Billè è stato prosciolto «perchè il fatto non sussiste» dal gup Marco Paternello, insieme ad altri sette ex funzionari di Egap-Confcommercio per la vicenda della stessa gestione del fondo del presidente di competenza dell’Egap, l’ente di gestione delle attività promozionali di Confcommercio. Sono stati rinviati a giudizio oltre a Billè e Ricucci, a seconda delle posizioni per i reati di appropriazione indebita, corruzione, altre sette persone. Il processo è stato fissato il 28 maggio davanti quinta sezione penale del Tribunale di Roma.

RINVIATI A GIUDIZIO – Finiranno sotto processo anche i legali rappresentanti di due società che facevano capo a Ricucci (Magiste international e Garlsson real Estate), il figlio di Billè, Andrea, l’ex presidente di Enasarco Donato Porreca e l’ex consulente di Confcommercio Fulvio Gismondi. Ricucci è accusato di aggiotaggio informativo, false fatturazioni, occultamento di scritture contabili). Sono stati rinviati a giudizio anche tre ex collaboratori di Ricucci, Guglielmo Fransoni, Luigi Gargiulo e Giuseppe Colavita. Prosciolti insieme con Billè per la gestione dei fondi del presidente di competenza Egap, gli ex funzionari dello stesso Egap Aldo Antognozzi, Candido Fois, Antonio Salafia, nonchè Luigi Taranto (ex direttore Confcommercio) e gli ex componenti del collegio dei revisori dei conti Giuseppe Russo Corvace, Alvaro Brugnoli e Giuseppe Pizzonia.

LA SCALATA – Per quanto concerne la tentata scalata al gruppo Rcs, i pm Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli, titolari del fascicolo insieme con il pm Giuseppe De Falco, nel capo di imputazione scrivono tra l’altro: «Ricucci agendo come presidente del Consiglio di amministrazione di Magiste international e Garlsson Real Estate, diffondeva notizie false concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo del titolo Rcs Mediagroup. In particolare con ripetute dichiarazioni ad organi di stampa affermava notizie false, ovvero che: il gruppo Magiste disponeva di liquidità proprie, i finanziamenti delle banche non erano garantiti da pegno su azioni Rcs, l’intenzione del gruppo era arrivare, sempre in Rcs al 29,9 per cento della partecipazione azionaria».

TRE I FILONI D’INDAGINE – Billè era coinvolto in tre distinti filoni di indagini: la compravendita, fittizia secondo i pm, dell’immobile di via Lima, a Roma, ceduto da Ricucci alla Confcommercio (l’ipotesi era quella di ospitarvi la nuova sede dell’associazione) per 39 milioni di euro; le presunte tangenti che lo stesso Stefano Ricucci avrebbe dovuto versare allo stesso Billè, a Donato Porreca e Fulvio Gismondi, per ottenere la gestione del patrimonio immobiliare dell’Enasarco. Per queste accuse andrà a giudizio. L’ex numero uno di Confcommercio è stato prosciolto dalle accuse riguardo alla gestione dei cosiddetti fondi del presidente, ossia la presunta appropriazione da parte di Billè, per fini personali, di fondi Confcommercio per l’acquisto, tra l’altro, di opere d’arte per due milioni di euro e per il pagamento del canone di affitto della sua abitazione all’Ara Coeli a Roma per un importo di 222 milioni di vecchie lire all’anno. (www.corriere.it)

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