RTv. Cessione RAI ai privati. Sindacati: preoccupa silenzio azienda pubblica. Che non è emittente locale alla disperata ricerca di risorse in mercato asfittico

Dal dibattito politico, appena iniziato, emerge la tentazione di alcuni di modificare l’attuale sistema pubblico e privato per un suo ridisegno complessivo alla scadenza della concessione RAI, prevista a maggio 2016.

Una volta recuperata l’evasione del canone, la risorsa pubblica derivante potrebbe essere ridistribuita per finanziare anche i privati. Sull’argomento, i sindacati dei lavoratori RAI stanno facendo sentire la propria voce. Il Libersind Confsal, per esempio, ci ha fatto pervenire una nota in cui dichiara: "Fatto salvo il legittimo dibattito politico intorno al Servizio Pubblico, preoccupa l’assordante silenzio dei vertici Rai che dimostrano una certa indifferenza per le sorti dell’Azienda da loro diretta, forse perché la ritengono già declinata all’interno del cosiddetto sistema misto: Servizio pubblico Generale televisivo e quindi non più al centro del sistema, quando invece dovrebbero reagire al tentativo di smantellamento della RAI e partecipare all’attualità del dibattito politico per invocare da subito la certezza delle risorse del canone attraverso il recupero dell’evasione (500 ml di €) per la produzione di contenuti più da servizio pubblico che commerciali, magari impegnandosi in cambio a presentare nelle varie commissioni parlamentari competenti un progetto di revisione dell’affollamento pubblicitario, cioè una proposta di ridistribuzione della pubblicità anziché del Canone Televisivo". "Questa – continua l’ente esponenziale – forse potrebbe essere la vera discontinuità che tutti chiedono anziché l’odierna mortificazione, quasi come la RAI fosse una piccola emittente locale che va alla disperata ricerca di risorse da un mercato pubblicitario asfittico e al collasso che in questa fase non può dare di più". "Vogliamo ricordare agli attuali vertici che, senza richiamare nostalgie del passato, la Rai ha saputo innovare se stessa ed essere da guida anche nei confronti della politica per la salvaguardia del pluralismo e della cultura sostenendo i costi di una struttura adeguata alla attuale missione di Servizio Pubblico (reti, testate, radiofonia, Rai Way, centri di produzione e sedi regionali)", conclude il portatore di interessi diffusi. (M.L. per NL)
 

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