Vi era un tempo l’Italia in ricostruzione, l’Italia che, dopo la guerra e le divisioni territoriali, si unificava, forse per la prima volta, culturalmente, grazie alla Rai, grazie ai programmi come “Lascia o Raddoppia”, come “Carosello”, come, su tutti, il Festival di Sanremo. Mezza nazione, forse di più, a cavallo della metà di febbraio, attendeva il Festival come un evento, come una calamità. E per una settimana non si parlava d’altro.
L’edizione 2008 del Festival di Sanremo non è stata, poi, così male. Le gag di Chiambretti, il registro un po’ più informale, le canzoni – alcune – carine, variegate in un mix di generi un po’ diversi dalla solita, sanremese, canzone d’amore all’italiana. Il tutto, poi, condito con la solita salsa Baudo, che agli italiani piace tanto, checché ne dicano i “critici” da bar.
Eppure quest’anno Sanremo ha registrato il record negativo d’ascolti dei suoi 58 anni di storia. Mai la kermesse canora sanremese aveva avuto una simile debacle. Le ragioni imputate sono tante, ma nessuna, per fortuna, parla di scarsa qualità, perché il Festival è ed è sempre stato nulla più di questo, prendere o lasciare. E gli italiani, in genere, hanno sempre preso, eccome. Già da alcuni anni il trend del Festival era in fase calante. Neppure Bonolis, o Panariello, o Fazio, erano riusciti a risollevarlo. Eppure quest’anno Baudo e Chiambretti ci avevano provato a costruire un’edizione che più si adattasse alla società italiana di oggi, che fosse al passo con il resto della programmazione televisiva e con gli argomenti di cui oggi più si discute (vedi elezioni). Ma a nulla è valso e l’Auditel è stato impietoso, così impietoso che anche Del Noce ha dovuto arrendersi all’evidenza di un festival che non attrae più gli italiani, che non è più l’evento, la calamità d’un tempo. Certo, fino a che la concorrenza Rai-Mediaset non era così esasperata come lo è oggi, le reti del Biscione contribuivano all’egemonia sanremese, pubblicizzando, richiamando, discutendo sul festival e i suoi protagonisti. Oggi per Mediaset è come se la kermesse non esistesse, presi come sono dal tentare in ogni modo di strappargli pubblico. Ed alcuni dei desafecionados, infatti, ripiegano sulle reti concorrenti.
Ma la verità, dura da accettare per la Rai – il cui bilancio è, evidentemente, condizionato moltissimo dall’andamento del Festival – è che Sanremo non ha più l’appeal di una volta. Non è più il collante culturale degli italiani, non è più il fulcro delle discussioni nei bar per tutta una settimana. Sanremo è come un malato terminale, tenuto in vita dalle macchine. Baudo, quest’anno, finalmente se n’è accorto. E nel 2009 ha già annunciato che non ci sarà. (Giuseppe Colucci pr NL)