Scoperte scientifiche. Non solo in America le novità di rilievo: le premesse per il computer quantistico è italiano

A Firenze realizzato il primo simulatore quantistico reale al mondo. E’ il primo passo verso un sogno più grande


Lo stato desolante della ricerca scientifica in Italia ci costringe troppo spesso a guardare oltre confine per far nascere nei nostri cuori un barlume di speranze sulle magnifiche sorti progressive della società occidentale. America, Nord Europa e persino l’India sono le mete preferite dei nostri giovani ricercatori che, proprio perchè dotati di talento, non trovano spazio nei (pochi) centri di ricerca disseminati lungo lo stivale. Invece ogni tanto, per fortuna, arriva una bella notizia che sembra fatta apposta per smentire il ben noto pessimismo italico. Sarà pure l’eccezione che conferma la regola ma possiamo essere molto orgogliosi di quanto avvenuto in un laboratorio di Firenze. Al Lens (laboratorio europeo di spettroscopie non lineari) è stato infatti appena realizzato il primo simulatore quantistico reale al mondo. Ai più questa cosa non dirà molto ma la cosa ha davvero del rivoluzionario. Si tratta di una macchina virtuale incapace di obbedire non più alla fisica quantistica, ma al mondo dei quanti, trasformando gli atomi in onde. Grazie a questo simulatore i ricercatori del Lens sono riusciti ad osservare direttamente il fenomeno di localizzazione di Anderson, una manifestazione quantistica teorizzata quasi cinquant’anni fa e mai, sin ad ora, riprodotta in laboratorio. Più rilevanti, e comprensibili, sono forse i risvolti commerciali di questa scoperta. Il simulatore quantistico rappresenta infatti il primo passo verso la progettazione di un vero e proprio computer quantistico, un calcolatore dalla potenza straordinaria, che potrebbe inviare via internet un libro di 200 pagine con immagini in un millesimo di secondo. C’è da sperare quindi che di una realtà di eccellenza come quella rappresentata dal Lens si accorga, prima o poi, anche lo Stato italiano. Qualche finanziamento in più alle loro attività non sarebbe certo un cattivo investimento. (Davide Agazzi per NL)

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