Se l´antenna è più vicina il cellulare fa meno male. Occorre pertanto pianificare al meglio l’installazione delle SRB e monitorarle

Se l´antenna è più vicina il cellulare fa meno male. Occorre pertanto pianificare al meglio l’installazione delle SRB e monitorarle


da newsletter GEVAM

Fonte: Greenreport http://www.greenreport.it

LIVORNO. Le antenne della telefonia mobile sono da sempre un argomento molto sensibile per tutti. I timori dei danni che le onde elettromagnetiche possono provocare sulla salute, oltre all’impatto visivo e alla loro sempre più pressante presenza, sono motivi molto spesso di grandi sollevazioni popolari. Per trovare una sintesi tra la necessità di far funzionare al meglio i telefonini cellulari e allo stesso tempo mitigare i loro impatti è molto utile pianificare la loro installazione e monitorarla costantemente.
E’ questo ciò che è in grado di fare il Polo tecnologico di Navacchio. Polo che, dopo aver raggiunto accordi con Anci Veneto e Anci Toscana, ha siglato in questi giorni un protocollo d’intesa anche con Legautonomie. Ne abbiamo parlato con il direttore del Polo di Navacchio, Alessandro Giari.
«Nel 2002 – spiega – abbiamo dato vita ad un laboratorio, il Polab, che è in grado di misurare gli impatti dei campi elettromagnetici e pianificare l’installazione degli impianti di telefonia. La società è costituita per il 50% dal Polo e per il resto da privati. L’amministratore delegato è il professor Alfio Turco».
«Circa due anni fa – prosegue Giari – con il gran proliferare delle antenne, soprattutto a causa del decreto Gasparri che permetteva di installarle ovunque, abbiamo cominciato a promuovere la nostra proposta a livello regionale e poi in modo sempre più ampio. Oltre all’elaborazione dei piani predisponiamo anche le centraline del monitoraggio permanente delle onde elettromagnetiche e forniamo anche un servizio di comunicazione».
Quale beneficio si ottiene pianificando l’installazione come proponete voi?
«Per legge le onde elettromagnetiche devono essere sotto i 6 volt metro. I nostri piani consentono di stare anche sotto un volt metro».
Qual è il luogo migliore per posizionare le antenne?
«Voglio sfatare subito un mito: non è vero che le antenne è meglio se stanno lontane. Perché se un telefono cellulare non prende o prende poco produce molte più onde elettromagnetiche pari anche a 50 o 60 volt. Faccio un esempio: le scuole sono uno dei luoghi dove si usano più i cellulari. Ebbene sarebbe assai meglio mettere un’antenna sopra la scuola piuttosto che – come si fa normalmente – lontano. Perché l’inquinamento elettromagnetico ci sarebbe solo sopra l’antenna e non sotto».
La pianificazione serve anche per migliorare l’esistente?
«Sì, ma soprattutto per gestire il passaggio da Gsm a Umts, un sistema quest’ultimo che ha bisogno di antenne più piccole. Noi forniamo, come ho detto, anche un altro servizio, quello culturale. Facciamo informazione tra i cittadini circa i migliori comportamenti per minimizzare la quantità di radiazione sulle persone. Come ad esempio il modo migliore di utilizzare il telefonino, che è con l’auricolare perché il campo elettromagnetico che forma il cellulare sparisce ad una distanza di 30 centimetri».
Il servizio è rivolto soprattutto alle amministrazioni pubbliche e il Polo Tecnologico ha già stretto accordi con un centinaio di Comuni in Veneto e circa 25 in Toscana.
Abbiamo approfondito l’argomento anche con il professor Alfio Turco, amministratore delegato di Polab.
Professore, una domanda diretta: ma quanto fanno male le onde elettromagnetiche?
«Premetto che non sono un medico. Detto questo posso riferire quali sono gli ultimi lavori pubblicati e che vengono dibattuti nei convegni ai quali partecipo. Come quelli del Carolina Institute. I danni nel senso di patologie gravi come tumori e leucemie per chi è esposto ai campi elettromagnetici si possono vedere solo nell’arco di 10-12 anni e quindi ancora non c’è molta letteratura. Gli studi sono soprattutto sull’impatto del campo elettromagnetico quando è a contatto con una zona del corpo. Ed emerge che c’è grande differenza tra i telefonini di prima generazione quelli moderni. E comunque non si parla finora di danni sanitari, ovvero malattie, ma biologici e quindi di problemi che il corpo può compensare perché non sono permanenti. Quali mal di testa, vertigini, sbalzi umorali. Cose che si superano con un po’ di riposo. Di certo c’è che i telefonini di oggi producono più campo magnetico quanto maggiore è la distanza dall’antenna. Se hai due tacche, per fare un esempio, il telefono arriva a produrre anche 70/80 volt metro contro il limite di 20 previsto per legge. Quindi più le antenne sono vicine, meglio funzionano i telefonini e minore è il campo elettromagnetico attorno all’orecchio».
Una delle obiezioni però è che mentre si può ridurre l’uso del telefonini e dotarsi di un auricolare, dalle antenne non ci si può difendere.
«Per sapere con certezza gli eventuali danni delle antenne bisognerà attendere almeno 5 o 6 anni. Quello che possiamo dire è che gli studi dimostrano che stare qualche minuto davanti ad un microonde è assai peggio che un’esposizione di anni ad una antenna. Ma la gente non lo sa ed è per questo che noi formiamo anche un servizio di comunicazione. Perché quello delle antenne è un problema molto sensibile per la gente e di conseguenza per le amministrazioni pubbliche che non hanno praticamente strumenti in quanto non esiste una normativa nazionale. Ed è qui che diventa utile il nostro lavoro perché forniamo una pianificazione delle installazioni, un monitoraggio e promuoviamo incontri per informare la gente. La nostra affidabilità si basa anche sul fatto che siamo ente terzo e che, ad esempio, non possiamo in alcun modo fare consulenza alle aziende di telefonia».

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