Topolino, Paperino, Paperina e Titti in tribunale

I personaggi della Disney e della Warner Bros convocati erroneamente (?) dalla Procura di Napoli

Viene in mente un vecchio film, “Napoli spara e Milano risponde”. A sparare, in questo caso, è stata la Procura di Napoli, che per un errore, a dir poco incomprensibile, ha convocato in tribunale Topolino, Paperino, Paperina e Titti quali testimoni in un caso di contraffazione. A rispondere è, poi, l’Ufficio notifiche di atti giudiziari di Milano, che ha fatto pervenire al domicilio dei “convocati” la relazione di notifica (chissà se verrà eccepita l’irregolarità della notifica per errato indirizzo, posto che i nostri ci risulta risiedano a Topolinia e Paperopoli…). Non è uno scherzo, ma solo la cronaca di un errore che mette in ridicolo l’intero sistema giudiziario italiano. La causa riguarda un cinese, imputato per aver contraffatto i marchi di proprietà della Disney, e la notifica avrebbe dovuto avere come destinatario il legale rappresentante dell’azienda danneggiata che, in questi casi, viene convocato dal pm per riferire al giudice se il marchio contraffatto è davvero il proprio. Comunque, sorrisi a parte, un caso così eclatante non può che evidenziare e ribadire i problemi delle cancellerie dei tribunali, che ogni giorno devono affrontare montagne di adempimenti pratici senza, inutile negarlo, averne i mezzi. Proprio ieri sera, nella trasmissione “Ballarò”, è andato in onda un servizio sui tempi biblici e sull’affollamento dei tribunali italiani, evidenziando come la situazione assomigli a quella di un gatto che si morde la coda. L’Unione europea consente ai cittadini dei paesi membri di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) in caso di processi non conclusi entro “un termine ragionevole”. Ebbene, in pochi anni, il piccolo numero di richieste per la tutela dei diritti sanciti dalla Convenzione che dall’Italia giungeva a Strasburgo, si è trasformato in un fiume capace di travolgere anche l’efficiente macchina della giustizia comunitaria. A seguito del numero elevato di condanne contro il Bel paese, il Governo decise di intervenire con la Legge n. 89 del 2001, meglio conosciuta come Legge Pinto, che introdusse nel nostro ordinamento giuridico uno strumento che consente un’equa riparazione a “chi ha subito un danno patrimoniale o non patrimoniale per effetto di violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali” sotto il profilo del mancato rispetto del termine ragionevole. I ricorsi presentati a seguito della legge Pinto sono stati talmente tanti che, a loro volta, sono andati ad intasare il sistema giudiziario italiano che, ancora una volta, si trova a superare la durata ragionevole dei processi e quindi nuovamente esposto al giudizio del CEDU. E per chi riesce a vincere i ricorsi, i tempi per i rimborsi, sono ancora tutti da vedere… (G.M. per NL)

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