Tra diritto di cronaca ed accesso ex L. 241/90: scoppia la polemica a Vigevano

Abruzzo: “L’Asl di Pavia ignora una regola basilare della democrazia italiana:i contributi pubblici non sono e non possono essere circondati dal mistero e dal segreto d’ufficio”.


dalla newsletter del sito Franco Abruzzo.it

Abruzzo: “Fra quali case di riposo è stata divisa la somma di un milione e 222mila euro? In questo caso la privacy non c’entra”.

Milano, 9 aprile 2008. L’Asl di Pavia ha negato al giornalista professionista Claudio Bressani (redattore dell’Informatore di Vigevano) la visione di una delibera del direttore generale, che era pubblicata all’albo, relativa all’assegnazione di contributi pubblici per un milione 222mila euro alle case di riposo ritenute più “virtuose”. Più precisamente, è stato “secretato” l’allegato alla delibera che contiene l’elenco delle case di riposo beneficiarie e gli importi a ciascuna attribuiti, sostenendo che si tratterebbe di “dati riservati”. Una linea ribadita anche nella lettera di “rettifica” all’articolo nella quale tra l’altro si continua ostinatamente a fare confusione tra l’accesso agli atti disciplinato dalla legge 241/90 e il principio di pubblicità mediante affissione all’albo di tutte le deliberazioni degli enti pubblici, compresi ovviamente i relativi allegati, così come è sancito dalla legge 142/90 e poi dal Testo Unico degli Enti Locali. Franco Abruzzo, difensore civico dei giornalisti, ha dichiarato: “I soldi pubblici, ricavati dalle tasse pagate dai cittadini, non possono essere circondati dal mistero e dal segreto. I soldi versati dai cittadini all’erario non sono dati riservati. I cittadini hanno il diritto di conoscere la verità sulla destinazione dei loro quattrini. La democrazia non tolera omissioni. I giornalisti, come mediatori intellettuali tra i fatti e i cittadini lettori, hanno diritto di conoscere le decisioni della pubblica amministrazione. La privacy riguarda altre sfere giuridiche (sesso, salute, persone deboli) e non c’entra nulla con l’assegnazione di contributi pubblici eventualmente anche a soggetti privati”.

DOCUMENTAZIONE

1. Lettera di Claudio Bressani al dott. Camillo Pietra direttore amministrativo Asl Pavia

In data 17 marzo u.s. mi è stato comunicato verbalmente dalla dottoressa Maria Cristina Taverna che, d’ora in poi, per decisione della nuova Direzione Aziendale, non mi sarebbe più stato consentito – come avviene ormai da nove anni – di prendere visione delle deliberazioni assunte da codesta Amministrazione semplicemente recandomi presso la Vostra sede di viale Indipendenza e consultando le medesime deliberazioni regolarmente affisse all’albo pretorio.

Dovrei volta per volta presentare una richiesta scritta con l’indicazione dei singoli atti di cui chiedo

la visione ed attendere l’assenso della Direzione, che si riserva di valutare caso per caso.

Essendo tale accesso finalizzato esclusivamente all’esercizio del diritto di cronaca nella mia qualità di giornalista, e quindi non riferito ad atti particolari ma naturalmente esteso all’intera attività deliberativa dell’Azienda, ben potrei presentare una richiesta scritta in cui chiedo l’accesso a tutte le deliberazioni assunte dal 1° gennaio al 31 dicembre di ogni anno ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca. Non credo tuttavia che sia il modo migliore, più rapido ed efficace per garantire l’esercizio di un diritto garantito dalla Costituzione.

Per altro faccio notare che la mia esigenza non è quella di “accesso ai documenti amministrativi” così come disciplinato dalla legge 241/1990 sulla trasparenza, attività che si rivolge chiaramente nei confronti di atti determinati, anche di tipo interno, non soggetti a pubblicazione, e anche risalenti nel tempo. La richiesta è piuttosto quella di prendere visione (e non copia) delle deliberazioni assunte dall’Azienda che, come per ogni ente pubblico, sono pubbliche e devono essere pubblicate per legge mediante affissione per 15 giorni all’albo pretorio, a disposizione di chiunque per la consultazione. Talora per altro accade che il testo della deliberazione affissa all’albo pretorio non sia completo ma che contenga rimandi ad uno o più allegati «che costituiscono parte integrante della presente deliberazione» ma che di fatto non vengono materialmente allegati alla copia affissa per esigenze di fascicolazione – si pensi alla voluminosità dei bilanci – o per altri motivi di tipo pratico. In tali casi il sottoscritto si è sempre rivolto alla segreteria della direzione amministrativa, dove ha ottenuto senza problemi in consultazione quegli atti che già avrebbero dovuto essere affissi all’albo e che invece non lo erano. Per l’esercizio di tale diritto di accesso non ritengo che occorra alcuna richiesta scritta, bastando la semplice ed informale consultazione degli atti posti in pubblicazione, facoltà per altro concessa non solo ai giornalisti ma ad ogni cittadino.

Claudio Bressani – redattore l’Informatore – Vigevano

2. Lettera della direttrice generale dell’Asl di Pavia dottoressa Simona Mariani al periodico “L’Informatore” di Vigevano.

In relazione a quanto pubblicato su “L’Informatore” vigevanese, ediz. del 3.4.2008 dal titolo “La delibera segreta di Lady Asl” e dal sottotitolo “Risorse aggiuntive per 1,22 milioni alle case di riposo: ma è vietato sapere quali”, con la presente si richiede, ai sensi di legge, la pubblicazione della seguente rettifica. Diversamente da quanto viene affermato nell’articolo in questione, non vi è alcun comportamento omissivo dell’Azienda a danno del diritto di informazione, ma solo ed esclusivamente l’esercizio del dovere di tutela di dati di carattere economico afferenti a strutture esterne all’Azienda mentre al contrario appare in tutta chiarezza una indebita polemica del giornalista avverso i vertici aziendali. Corre l’obbligo, a questo punto, distinguere i due piani, cioè quello prettamente istituzionale (inteso come Asl Pavia Ente Pubblico) e quello strettamente personale (inteso quale Direttore Generale nominato dalla Regione Lombardia). Per quanto riguarda il piano prettamente istituzionale si ribadisce che il diritto di accesso agli atti (anche ai fini del diritto di cronaca) deve essere comunque esercitato da tutti coloro (giornalisti compresi) che sono portatori di interessi pubblici e/o diffusi che abbiano un interesse diretto, concreto ed attuale corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l’accesso, il tutto nel pieno rispetto della vigente L. 241/1990 e succ. mod. e int. In caso di richiesta di accesso agli atti che riguardino soggetti controinteressati è fatto obbligo per le Pubbliche Amministrazioni (ex art. 3 DPR 184/2006) di notiziare i predetti controinteressati della richiesta di accesso affinché questi ultimi possano esercitare i loro diritti attraverso una motivata opposizione all’accesso stesso. Nel caso in questione appare evidente la presenza di controinteressati e pertanto l’accesso ai voluti atti è differito all’esito delle determinazioni che perverranno all’Azienda dai predetti controinteressati. Quindi nessun segreto e/o omissione, ma solo ed esclusivamente un comportamento di doverosa osservanza della vigente normativa in materia di accesso agli atti che l’Azienda, tramite i competenti Uffici, ha l’obbligo di difendere in tutte le competenti sedi sia Amministrative che Penali evocate dal vostro giornale.
Per quanto investe all’assunto che il giornalista ha fatto “un’ora di anticamera” si precisa che la Direzione dell’Azienda era impegnata in una importante riunione in materia di sanità pubblica e pertanto la decisione è stata comunicata al precitato giornalista al termine della descritta riunione.
Per quanto riguarda gli aspetti prettamente personali e professionali, al di fuori di ogni intento polemico e comunque nel rispetto assoluto del principio fondamentale di rango costituzionale della libertà di espressione che costituisce ovviamente un caposaldo irrinunciabile del vivere civile e democratico, d’altro canto, appare difficile non rilevare dalla lettura dell’articolo il dato oggettivo ed inconfutabile da parte del giornalista con una prospettazione a dir poco “sfavorevole” dei fatti. Nell’articolo letteralmente si descrive la sottoscritta come “Lady Asl”, e sostanzialmente si induce il lettore a pensare che esista una deliberazione “segreta” con sottesi dubbi sulla destinazione di notevoli risorse pubbliche a vantaggio di strutture non solo pubbliche, il tutto con evidenti affermazioni dal contenuto diffamatorio ed ingiustamente denigratorio della Sottoscritta.
In esito a ciò la scrivente si riserva di agire nelle competenti sedi a tutela della propria immagine e professionalità di Dirigente.
Concludendo si richiede la pubblicazione della predetta nota a rettifica dell’articolo di cui in argomento.

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