Tutti pazzi per il social network. Ma chi ci capisce davvero qualcosa?

Elementare, no? Ormai sono mesi che ne parliamo. Di Facebook, Twitter, web 2.0 e chi più ne ha, più ne metta. Il social network è sicuramente la moda del momento e forse anche qualcosa di più.

Un fenomeno nato più che altro per esprimere passioni e occupare il tempo libero sta ora cambiando il nostro modo di relazionarci con gli altri e con il mondo. E la cosa fa sempre più gola ad aziende e politici, che in misura crescente stanno decidendo di investire su questi nuovi media. Si tratta di qualcosa che va molto oltre quel che è successo con Second Life: il mondo parallelo popolato da avatar è stato più che altro una moda. Faceva notizia essere su Second Life, ma pochi ci hanno fatto i soldi o hanno aumentato i propri voti. Con Facebook e Twitter invece Obama è riuscito a finanziare la sua campagna elettorale e molte aziende stanno facendo crescere in maniera esponenziale le proprie vendite o quantomeno la propria notorietà. Ad un costo risibile, se confrontato con i tradizionali investimenti pubblicitari. Ma chi ci capisce davvero qualcosa? L’impressione è che le aziende investano su questi mezzi di comunicazione perché sentono che lo devono fare, senza darsi degli obiettivi ben precisi e senza preoccuparsi di misurare i risultati. Salvo poi rimanere sorpresi. Erik Qualman ha provato invece ha fare un po’ di ordine (e un po’ di calcoli) in tutto questo marasma e tramite un libro – Socialnomics – e un blog (http://socialnomics.net/), cerca di quantificare il valore degli investimenti nel social network. In un interessantissimo video su Youtube.com è possibile ottenere informazioni circa i casi di successo più eclatanti. L’impostazione è molto americana, ma il messaggio è più che chiaro: investire sui social network conviene e offre risultati sicuri. Migliaia di imprese sono già presenti su Facebook, ma la novità è che ora a muoversi sono i grandi marchi, con il supporto di strutture sempre più professionali. E quando i duri iniziano a giocare, i risultati si vedono. Ford, per esempio, destina già un quarto del suo budget marketing a questa tipologia di canali, con il risultato che un giovane americano su tre era a conoscenza dell’esistenza della nuova Ford Fiesta, ancora prima che fosse trasmesso il primo spot televisivo. Il libro di Qualman risulta quindi molto interessante, soprattutto per convincere chi riesce a dare ascolto solo alle cifre. Ma per l’autore di Socialnomics, il social network è qualcosa di più che un buon investimento. Si tratterebbe, infatti, di un nuovo paradigma: Facebook per lui è una nuova tecnologia, un nuovo mezzo, esattamente come lo è stato il telefonino qualche anno fa. Il punto è, secondo Qualman, che tra qualche anno non avrà senso domandarsi che tipo di ritorno economico ha Facebook, semplicemente come oggi giorno nessuno si chiede più che tipo di ritorno economico ha il suo telefonino. Semplicemente lo si usa e se ne sfruttano tutte le potenzialità. Elementare, no? (Davide Agazzi per NL)

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