Convergenza, questa è la parola chiave, il grimaldello che permette di apprezzare l’innovazione tecnologica e di sviluppare un mercato che individua percorsi ed obiettivi condivisi. La digitalizzazione delle reti televisive, il famoso switch-off, è argomento ben noto ai lettori di questa testata. Tale processo è strategico per normalizzare il sistema economico e televisivo del nostro Paese, data la distribuzione contemporanea dei contenuti su diverse piattaforme (satellite, digitale terrestre, IPTV). In questo contesto era auspicabile l’impiego di uno standard comune che spostasse il confronto e la competizione dei soggetti coinvolti dal piano tecnologico a quello dei contenuti. Ecco perché il decoder unico, a seguito di una partnership tra Telecom Italia, Wind e Fastweb, può rappresentare lo standard comune in grado di consolidare la tecnologia acquisita riunendo un numero maggiore di consumatori. I numeri dell’IPTV sono certamente cosa da poco se confrontati con quelli del digitale terrestre e del satellite, che, alla fine del 2008, raggiungevano rispettivamente 5,7 e 6,3 milioni di famiglie, ma i valori assumono tutta un’altra luce se guardati in un’ottica di medio periodo. Ci si aspetta, infatti, che nei prossimi anni l’IPTV coprirà un’ampia fetta del mercato delle tv digitali, soprattutto in quelle aree dove non si è mai sviluppata la televisione via cavo tradizionale (come nel nostro paese). Quando e come sarà immesso sul mercato non è ancora dato saperlo, ma crediamo sia un segnale positivo indice di un cambiamento all’interno del quale possano essere i contenuti a rivestire il ruolo centrale. (M.P. per NL)
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