USA, cinema in stato d’assedio

Punizioni esemplari, misure preventive e indagini: l’industria del cinema si attrezza per contrastare i rip rivenduti illegalmente, diffusi sulle reti P2P o catturati per i fratellini a casa


da Punto Informatico

Roma – Venti secondi di clangori meccanici e di autorobot che combattono per salvare il mondo, catturati con una macchina fotografica digitale per entusiasmare il fratellino rimasto a casa, possono costare molto più del prezzo del biglietto richiesto per farlo assistere a Transformers e rimpinzarlo con un cartoccio di popcorn.

È quanto accaduto a Jhannet Sejas, ventenne residente in Virginia, arrestata e condannata a pagare una multa di 2500 dollari e le spese processuali, colpevole di aver ripreso in sala uno spezzone di un’opera cinematografica per uso non commerciale. Per l’entità minima della clip catturata, a differenza di quanto accaduto in occasione di altre proiezioni di Transformers, il procuratore Trodden avrebbe probabilmente liquidato il caso con una semplice strigliata, se non fosse stato per le pressioni ricevute da parte di Regal Entertainment Group, catena della quale fa parte il cinema luogo del misfatto. “Volevano assicurarsi che il messaggio passasse” ha spiegato Trodden a Wired, un atteggiamento inflessibile al quale le major non rinunciano, sperando possa fungere da deterrente per la distribuzione illegale dei loro prodotti.

E mentre i lettori di Boing Boing si stanno attrezzando per recapitare a Regal Entertainment Group un montaggio video di clip catturate con telefonini durante le proiezioni di Transformers, nell’intento di far apprezzare la differenza tra screener di qualità e ricordi per i fratellini, mentre le perquisizioni anti-pirateria all’ingresso dei cinema sollevano scalpore, Warner Bros rispolvera una vecchia strategia per contrastare i bootlegger.

Spettatori spiati

Si può facilmente confondere con una ordinaria “maschera” l’individuo di nero vestito che si aggira per le sale cinematografiche durante le proiezioni, per vigilare sugli spettatori e sventare i tentativi di raccogliere immagini per produrre cam screener. Un individuo che, segnala Zeropaid, ha colpito l’attenzione di Sam, che ha scritto a The Consumerist per segnalare l’accaduto.

Sam ha avuto l’impressione che l’uomo riprendesse la platea intenta ad assistere a The Invasion, ennesimo rimpasto de L’Invasione degli Ultracorpi: per questo motivo si è rivolto al servizio consumatori della sala, che ha addossato alla sezione anti-pirateria di Warner Bros la responsabilità dell’invasione della privacy. Una dichiarazione impulsiva, repentinamente ammorbidita da un biglietto gratuito, con la rassicurazione del fatto che l’uomo assoldato da Warner non era dotato di una telecamera, bensì di un visore notturno, e con la promessa di ridiscutere e chiarire la politica delle sale riguardo alla privacy degli utenti.

Simpsons, preso il bootlegger?

Alle punizioni esemplari e alle misure preventive si aggiungono le indagini, condotte dalle major con la collaborazione di forze dell’ordine: è così che in Australia l’Australian Federation Against Copyright Theft (AFACT) è risalita alla prima copia immessa online del bootleg di The Simpsons Movie. Catturata con un telefonino e distribuita presso numerosi circuiti P2P da un ventunenne di Sydney, la versione illegale non sembra destinata ad impedire al lungometraggio di ottenere incassi di tutto rispetto.

Gaia Bottà

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