2006: anno da ricordare per la radiofonia

Riassunto delle principali vicende radiofoniche italiane e quadro attuale. E’ stato un anno intenso, quello vissuto dalla radiofonia italiana.

Tante ed importanti le vicende che l’hanno interessata: dal fortissimo processo di concentrazione e riassetto impiantistico in atto nelle regioni del nord Italia, con particolare riferimento alla Lombardia, dove il gruppo Media Hit di Loriano Bessi (Radio Cuore, Cuore 2, Fantastica, Gamma Radio) l’ha fatta da padrone, sebbene anche l’operazione di Montefusco abbia contributo (seppur in maniera notevolmente minore) a movimentare le acque, con l’acquisizione di Disco Radio, il cui buon patrimonio frequenziale è passato (in maniera invero piuttosto confusa) a RDS, che a sua volta ha ceduto risorse radioelettriche minori alla storica radio dance per consentirle di continuare la sconvolta attività (anche se la sopravvivenza del marchio, ormai più che appannato, appare dubbia). In Lombardia, comunque sono da ricordare tra i principali avvenimenti: il lancio di una rampante Energy 98e2 (dietro alla quale i nostalgici hanno riconosciuto la Radio Milano International dei bei tempi andati e per la quale sono pianificati grandi investimenti per l’implementazione della diffusione nel 2007), la scomparsa della milanese Sport Network (sulle frequenze che già avevano ospitato Radio Donna) ed il profondo riassetto tecnico di Radio Super Hit (fatti tra loro in qualche modo collegati, dato che la “radio delle stelle” di Enzo Festa, dopo aver ceduto in blocco gli impianti 92,4 e 92,6 a Loriano Bessi, opera proprio sulle frequenze che furono di Domenico Zambarelli). Saldo negativo in Emilia Romagna, regione dove il bilancio radiofonico, che già soffriva per il fortissimo restringimento della bolognese Lattemiele avvenuta l’anno precedente (dopo la cessione degli impianti a R101, l’emittente è ancora in fase di “ricostruzione diffusiva”), segna la perdita della felsinea Radio TAU (la radio dell’Antoniano), le cui frequenze sono state spartite da diversi grandi operatori (perlopiù nazionali).  Sostanziale bilanciamento nelle Marche, territorio nel quale la sparizione di molte radio (anche di antica memoria) è stata più o meno compensata dalla nascita di nuovi progetti editoriali, soprattutto da parte di Arancia Network, polo radiofonico anconetano tra i più attivi in ambito regionale. Sempre nelle Marche, da segnalare la vivacità di Radio Veronica di Pesaro, stazione pluriregionale in pole position nelle graduatorie d’ascolto. In Liguria, le iniziative del Secolo XIX con Radio 19 e del gruppo editoriale di Radio Babboleo hanno pure bilanciato la defezione di diverse piccole emittenti, soprattutto nel Ponente. Vera e propria carneficina in Puglia ed in Sardegna, campo di sterminio di molte le radio locali che hanno dato forfait o hanno fortemente ridotto la propria diffusione, alienando impianti in cerca di risorse economiche alternative alla scarsa raccolta pubblicitaria. Moria di rilievo anche in Veneto, Abruzzo, Molise, Toscana (dove, tra l’altro, si piange la scomparsa della storica Radio Flash) e, in misura minore in Umbria ed in Campania (regione nella quale, per contro, si segnala una fase euforica per Radio Capri, in procinto di espandersi su grandi metropoli italiane, anche del nord Italia). Dinamico, invece e come sempre, il Lazio, dove la presenza di solide imprese locali non è stata sostanzialmente scalfita, in controtendenza con il resto del territorio italico. Meri (seppur rilevanti) riassetti impiantistici hanno, viceversa, interessato la Sicilia, la Calabria (soprattutto in forza della presenza del Gruppo ADN Italia di Lamezia Terme, esuberante presenza con il galoppante promiscuo franchising/superstation Radio Juke Box, ma anche con Radio Enne, Radio Italianissima e da poco pure in ambito televisivo, con Calabria Tv), la Basilicata, il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia e la Val d’Aosta (regione monoprovinciale le cui principali novità sono risultati i progetti editoriali della storica Radio Monte Rosa e di Radio Zai.Net, emittenti appartenenti alla galassia della torinese Mandragola Editrice). L’uscita di scena di emittenti locali è un fenomeno che ha quindi caratterizzato l’intero territorio nazionale, calcolandosi in quasi un centinaio le stazioni che nel corso del 2006 hanno dismesso l’attività andando a rinforzare la consistenza impiantistica delle grandi reti nazionali. Proprio in ambito nazionale il 2006 ha registrato tendenze inequivocabili: lo strepitoso successo di RTL 102,5 non è certo stato un caso, se si pensa che tale rete è tra quelle che più hanno destinato risorse allo sviluppo della rete di distribuzione del segnale ed al perfezionamento della comunicazione (esemplare la campagna nella Metropolitana Milanese) e del palinsesto. L’emittente di Lorenzo Suraci, che non ha mai distolto lo sguardo dalle nuove tecnologie (è l’unica a disporre di un ufficio studi apposito che incessantemente monitorizza gli sviluppi su ogni fronte…), ha abbondantemente recuperato il gap diffusivo in FM che aveva subito dalla seconda metà degli anni ’90 rispetto ai principali competitors. Giocando ad armi pari sulla diffusione, i plusvalori determinati da un’ottima visibilità comunicativa e a un palinsesto azzeccato hanno prodotto la ragguardevole prestazione in Audiradio. Più o meno analoga vicenda, quella di Kiss Kiss che, dopo il riassetto societario, ha ripreso ad investire fortemente (ed in maniera accorta) nel consolidamento della rete, ma anche nel restyling della propria immagine (con una caratterizzazione mediterranea che ha esaltato l’immutato spirito goliardico della radio della famiglia Niespolo), mentre il palinsesto (verificato come vincente) non è stato (per fortuna) toccato. Anno da ricordare per il gruppo Finelco, che ha annotato eccellenti risultati d’ascolto e luminosi profitti commerciali per Radio 105 e RMC, sui quali hanno certamente contribuito in maniera sensibile le azzeccate strategie di Radio Engineering, cioè il service tecnico captive di Alberto Hazan. Buonissimi anche i riscontri locali del progetto RMC2 (altra idea vincente dello schivo Alberto Hazan) che, alla luce del colpaccio del mese di dicembre (al quale abbiamo dedicato ampio risalto nei giorni scorsi), con il quale ha bruciato tutti i concorrenti, potrebbe presto migrare in ambito nazionale sulle frequenze di Play Radio, ove la lettera d’intenti sottoscritta da Finelco e RCS Mediagroup si concretizzasse nei termini pattuiti (l’ipotesi più accreditata è che RCS farebbe ingresso nel capitale di Finelco acquisendo quote del 30% a fronte del conferimento del patrimonio editoriale costituito dall’emittente Play Radio). In una prospettiva di questo tipo, il triennio a venire sarebbe probabilmente ricco di dolori per molti competitori, che si troverebbero a combattere con un vero e proprio colosso editoriale radiofonico. Facce lunghe – immaginiamo – a R101, dove certamente ci si aspettavano migliori risultati di ascolto, dopo l’intensissima campagna promozionale e lo shopping (peraltro confuso e decisamente poco strategico) di frequenze. In ogni caso, poca strada (commercialmente parlando) potrà probabilmente fare in maniera autonoma (cioè senza il traino televisivo) l’ex One O One se non verrà inserita in un contesto di più reti, come ha da sempre insegnato l’illustre genitore di Marina Berlusconi, presidente di Mondadori, società che controlla Monradio, editore di 101. Se, facendo propria la chiave della Divina Commedia, tre è il numero perfetto, il patron della Fininvest ha imposto la regola – poi riconosciuta valida anche dal gruppo L’espresso, suo storico oppositore politico – che tre sono le reti che occorrono per coprire trasversalmente i target commercialmente appetibili.  Nulla di nuovo in casa Elemedia (società del gruppo L’espresso, appunto), dove pare regnare un certo, invero prolungatissimo, torpore, soprattutto sotto il profilo strategico (unica nota di rilievo sembra essere nel nord Italia il trasferimento nella strategica postazione di Valcava, dopo oltre un decennio di riflessione, dello storico impianto 107 MHz di Radio Deejay, la quale ha così tardivamente colmato una grave deficienza competitiva con le altre reti), mentre rimangono immutate le gravi difficoltà di sintonizzazione in Lombardia di Capital a seguito della famosa vicenda delle interferenze elvetiche provenienti da Castel San Pietro. Calma piatta a Radio 24, Radio Radicale e soprattutto Radio Italia, reti che necessiterebbero da molto tempo di fortissimi investimenti in alta frequenza, al contrario di Radio Maria, la quale è forse l’unica emittente che può dire di aver raggiunto la pace dei sensi (radioelettrici), tanto perfetta e capillare è la sua diffusione.  Segnali positivi sono giunti nel 2006 da RAI (fatta salva Isoradio, che pare abbandonata al proprio destino), la quale, dopo aver compreso che la strada del conflitto coi privati non portava a risultati concreti, ha scelto di investire in FM, partendo, come era ovvio, dalla più grande carenza: un impianto in Valcava da destinare alla regina dei traguardi d’ascolto, la Radiodue di Fiorello, che ha acquisito da Radio Maria l’importante impianto 88,5 MHz da tale postazione. (M.L per NL)

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