Aquila non captat muscas

L’estate 2013 è stata la prima dopo la liberazione dai segnali tv della banda sopra gli 800 MHz, destinata al potenziamento del Broadband Wireless Access.

Rafforzamento che però non ha avuto luogo, nonostante i canali 61/69 UHF non ospitino più da molti mesi i programmi delle tv (prevalentemente locali). Eppure, rivolgendosi ai vari call center delle compagnie telefoniche per chiedere lumi su quelle disfunzioni nella fruizione della banda larga mobile che avrebbero dovuto essere risolte progressivamente dall’inizio dell’anno, ci si sente rispondere che la colpa è del digitale terrestre. L’allestimento degli impianti di trasmissione Long Term Evolution (LTE) – secondo i provider telefonici – sarebbe rallentato dai problemi di ricezione delle trasmissioni tv che essi generano. Più a fondo, nelle more dell’installazione dei filtri per garantire la sintonizzazione delle trasmissioni tv nelle blanket area determinate dai ripetitori 4G o (più plausibilmente) accertata l’inefficacia degli stessi (filtri), i provider telefonici avrebbero depotenziato i segnali, causando i disagi accusati dagli utenti . Utenti per i quali, una volta garantita la ricezione della trentina di programmi nazionali DTT più appetibili, tutto il resto della banda tv potrebbe essere sacrificato sull’altare dell’internet wireless. Aspettiamoci quindi nuovi provvedimenti normativi volti a codificare l’obbligo di tolleranza delle interferenze LTE ritenute ineliminabili (sicuramente attraverso una valutazione assiomatica) alla ricezione dei programmi tv (minori). Perché, si sa, il potente, dall’alto della sua sfera d’influenza, non si cura di confrontarsi con le necessità del negletto.

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