Audio. Max Pandini: il podcast vive nell’orecchio dell’ascoltatore. Tuttavia, troppo spesso, all’utente non arriva come dovrebbe

Max Pandini

In Italia il podcast cresce lentamente rispetto a USA e Nord Europa. Perché?
Secondo l’audio designer Max Pandini il limite non è solo nei contenuti e nella propensione del pubblico ad una fruizione ancora lineare per l’audio non musicale, ma anche nella qualità sonora.
“Il suono non è un dettaglio: è il messaggio”, avverte il consulente, richiamando alcune regole della radio lineare che possono essere proficuamente applicate all‘on demand.

Sintesi

Il mercato italiano del podcast stenta a decollare, al contrario di Stati Uniti, Regno Unito e Germania, dove il settore vale già miliardi.
Per Max Pandini, audio designer, formatore e consulente, la causa principale è anche da riporre nella scarsa attenzione alla qualità sonora.
Molte produttori italiani, per esempio, usano ancora strumenti gratuiti e ambienti improvvisati, generando un audio faticoso da ascoltare.
Il risultato è che i podcast italiani appaiono più come hobby che business model.
A latere, Pandini denuncia la mancanza di cultura del podcasting ed il ricorso a contenuti stereotipati.
La radio – sostiene – resta la “maestra dell’audio” ed il podcast dovrebbe attingere dalla sua lunga esperienza.
Un suono curato trasmette fiducia, intimità e professionalità, mentre uno trascurato allontana l’ascoltatore.
Il contenuto resta centrale, ma senza audio adeguato perde appeal.
La qualità del suono è il cuore pulsante del podcast”, afferma Pandini.
Investire nell’audio significa rispettare l’orecchio dell’utente e rafforzare il valore del brand.
Il podcast in Italia sta crescendo, ma molto più lentamente che in altri paesi europei e, ovviamente, negli Stati Uniti, dove è da anni elevato a strumento di comunicazione audio di primo livello, come più volte abbiamo fatto notare attingendo a trend che si notano dalle fiction tv statunitense, dove quasi sempre i personaggi vengono intervistati da podcaster o sono loro stessi autori di podcast.

Max Pandini

Parliamo di podcast con Max Pandini, audio designer, formatore nel mondo dell’audio professionale, audio specialist ufficiale per Asia, Australia, Oceania, Europa Orientale, Europa Occidentale per Telos Alliance, gruppo leader nei servizi broadcast, ideatore dell’audio over IP con la tecnologia Livewire, attivo con innovazioni nel campo delle soluzioni audio a servizio del broadcasting tra consolle, processori, intercom, soluzioni per podcast e contenuti.

L’intervista

(Newslinet) – Da sempre sei impegnato nella sensibilizzazione della cultura dell’audio in ambiente broadcast, quindi in forma lineare. Oggi però parliamo di on demand ed in particolare di podcast. Effettivamente la qualità audio di molte produzioni  di esponenti di spicco lascia perplessi. La cura del suono non appare percepita come dovrebbe…
(Max Pandini) – Vero. E rispondo con una controdomanda retorica: se il suono è il cuore di un podcast, perché continuiamo a considerarlo come un dettaglio?

Gratis non sempre paga

Perché ci accontentiamo di strumenti gratuiti, di ambienti improvvisati, di un audio che grida “non importa”?
Poi ci stupiamo se negli USA, in Germania, nel Regno Unito, i podcast generano miliardi. Lì il suono è business; qui pare ancora hobby.

Il problema della fatica d’ascolto anche nel podcast

(NL) – Quindi, secondo te, uno dei motivi per cui, in Italia, il podcast fatica ad affermarsi è anche la scarsa cura del confezionamento audio?
(Max Pandini) – Troppo spesso non riesco ad ascoltare un podcast per più di un minuto. Non solo per la povertà dei contenuti, costruiti sovente su stereotipi più che su convinzioni autentiche, ma anche per il suono: fastidioso, spesso non intellegibile, specie in auto.

Parlare da soli

(NL) – Cioè?
(Max Pandini) – È come voler comunicare un’idea importante sussurrando in una stanza rumorosa. Se non curi il suono, non stai comunicando: stai parlando da solo.

Cultura del podcast

(NL) – Questione di scarsa cultura del podcasting?
(Max Pandini) – Anche: il podcast italiano deve svoltare. Non basta farlo “perché lo fanno tutti”. Serve convinzione, visione, rispetto per l’ascoltatore; serve qualità. E, ovviamente, suono…

L’esperienza broadcast

(NL) – La storia del broadcast può soccorrere?
(Max Pandini) – La radio è la maestra dell’audio (Pandini ha esperienze a RTL 102.5, Kiss Kiss, Klassik Radio, Dixi Media, GEDI, Class Editori, ecc. ndr). Il podcast non deve essere “diverso a tutti i costi”, soprattutto se quel costo è la qualità. Deve essere radio e deve suonare come la radio.

Educazione acustica

Perché è così che le orecchie del mondo sono state educate e se non suoni come loro si aspettano, non ti ascolteranno.

Le orecchie dell’utente

(NL) – Il famoso rispetto delle orecchie dell’utente?
(Max Pandini) – Vale per tutti. Il suono è il cuore pulsante di un podcast: non è solo un veicolo di contenuti, è ciò che crea intimità, fiducia e immersione.

Influenze del suono sul messaggio

Un audio curato trasmette professionalità, mentre un suono trascurato tradisce il messaggio. Il podcast vive nell’orecchio dell’ascoltatore: se non lo rispetti lì, non lo conquisterai mai.

Il peso del contenuto e del suo confenzionamento

(NL) – Tuttavia nel podcast il contenuto audio ha un peso ancora maggiore che nella radio lineare, dove intervengono altri fattori di corroborazione.
(Max Pandini) – Nel podcasting, il contenuto è re, ma il suono è il regno. Senza una qualità audio impeccabile, anche la miglior narrazione perde forza. È come parlare in una sala piena di eco: il messaggio magari c’è ed è pure interessante; ma non arriva a destinazione.

Il suono è il messaggio

Il suono pertanto non è un dettaglio: è il messaggio. In un podcast, la qualità audio determina la credibilità, l’intimità e l’efficacia del contenuto.

La trascuratezza audio allontana l’utente

Un audio curato trasmette rispetto per l’ascoltatore. Uno trascurato lo allontana.

Perchè investire nel suono

(NL) – Perché investire nel suono?
(Max Pandini) – Perché crea fiducia e coinvolgimento, eleva la percezione del brand, riduce la fatica d’ascolto, trasmette professionalità e cura.

Il podcast vive nell’orecchio dell’ascoltatore

Aggiungerei che “Il podcast vive nell’orecchio dell’ascoltatore.” (M.L. per NL)

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