Caso scanner – Merateonline. La decisione della Cassazione fa discutere. Imbarazzante indifferenza dell’OdG Milano sul caso

Fa decisamente discutere la sentenza di conferma della condanna della Suprema Corte sul caso dei giornalisti brianzoli


Quello che tuttavia lascia perplessi (è un eufemismo, naturalmente) è l’indifferenza dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia sulla vicenda. Pessima figura per il neopresidente Letizia Gonzales. A questo punto, vien veramente da chiedersi a cosa ancora serva un ordine di questo tipo. Ben ne venga l’abolizione, quindi.

da Repubblica.it

La Cassazione ha confermato la condanna per il direttore e due redattori di Merateonline che per lavoro si sintonizzavano sulle frequenze delle forze dell’ordine

Condannati tre giornalisti ascoltavano radio della polizia

Usare le radioline scanner è una pratica diffusa non solo nei giornali ma anche fra semplici appassionati, scrittori e sceneggiatori di film

di ORIANA LISO

MILANO – Avviso a tutte le redazioni d’Italia, ai tanti ascoltatori per hobby, agli sceneggiatori di libri e telefilm su marescialli, commissari e simili: usare le radioline scanner, quelle utilizzate per ascoltare le frequenze libere delle forze dell’ordine, è reato. Lo sanno bene il direttore e due (ora ex) giornalisti del quotidiano telematico del lecchese Merateonline: assolti in primo grado, condannati in appello, si sono visti ieri confermare la pena in Cassazione. Quindici mesi al direttore Claudio Brambilla e al redattore Fabrizio Alfano, sei mesi al collega Daniele De Salvo.

I tre sono stati ritenuti colpevoli, dalla Suprema Corte, di avere in redazione (come scoprirono i carabinieri con una perquisizione, nel 2002) le radioline che – in tantissimi piccoli e grandi giornali e tv – sono compagne fedeli dei cronisti di nera, che riescono ad arrivare tempestivamente “sul posto”, cioè sul luogo di un omicidio o di un incidente, spesso grazie agli scanner. Sintonizzati, si badi bene, su frequenze libere, non criptate.

Proprio grazie a questa precisazione, nel processo di primo grado, il difensore dei tre giornalisti (un Antonio Di Pietro che aveva appena lasciato la toga ma non era ancora ministro) ne aveva ottenuto l’assoluzione. Ma l’anno dopo, la Corte d’appello di Milano aveva ribaltato la sentenza, condannandoli in base all’articolo 617 bis del Codice penale: “Installazione di apparecchiature atte a intercettare o impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche”.

Per i giudici, infatti, “Le comunicazioni tra la centrale operativa e le pattuglie radiomobili della polizia giudiziaria avvengono tramite onde radio omnidirezionali, su frequenze assegnate preventivamente al ministero della Difesa, che la stragrande maggioranza dei cittadini non può captare, proprio perché le apparecchiature in grado di captare tali comunicazioni non sono, ad oggi, in possesso comune dei consociati”.

Ma allora, perché le radioline scanner sono liberamente in vendita (la difesa dei tre giornalisti ha anche prodotto al processo gli scontrini dell’acquisto in normali negozi di elettronica)? E perché ad essere colpita è solo una piccola redazione, quando invece sono in tanti a utilizzare le trasmittenti?

Come prove a discarico, i tre imputati hanno prodotto il video di una puntata di Striscia la Notizia in cui uno degli inviati era sintonizzato sulle frequenze della polizia (con una radio scanner), e una copia del libro di Roberto Saviano Gomorra in cui, a pagina 95, l’autore racconta le sue notti incollato alla radio scanner. Insomma, “se anche libri e tv non fanno mistero di quest’uso – si chiedono a Merateonline – perché proprio noi?”.

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