Il Governo cinese intima ai produttori di pc di pre-installare un software in grado di bloccare automaticamente l’accesso ai siti internet sgraditi. Il Governo decide, le imprese straniere si accodano. Funziona così, almeno in Cina. Anche se in ballo ci sono i diritti di migliaia e migliaia di persone. Si fosse trattato di diritti d’autore o connessi, c’è da scommettere che qualche forma di contenzioso ci sarebbe stata. Invece, dal momento che si tratta “solo” del diritto ad essere informati, le multinazionali non fanno una piega, e si apprestano a seguire i dettami governativi. I quali prevedono che dal primo luglio prossimo su tutti i pc venduti in Cina sia pre-installato un software che è in grado di bloccare automaticamente l’accesso ai siti considerati sgraditi. Ma sgraditi a chi? Al Governo cinese ovviamente. Che avrà la facoltà di creare e aggiornare automaticamente una black list di siti vietati a cui gli internauti cinesi non potranno mai accedere. Si potrebbe chiamare censura preventiva, ma non diciamolo troppo forte. E i produttori di pc? Pare si stiano lamentando per non essere stati consultati per tempo e perché i tempi per adeguarsi al nuovo regolamento sono troppo stretti. Ma c’è da attendersi che si adegueranno alle nuove disposizioni. Come a suo tempo hanno fatto Microsoft, Google, Yahoo! e Youtube. Perché va bene tutto, ma il business è business. (Davide Agazzi per NL)
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