E’ possibile liberalizzare il diritto d’autore?

Prosegue il dibattito, con i discografici alla ricerca dello stratagemma migliore per risollevare il proprio mercato


La musica, al giorno d’oggi, rappresenta sempre di più una commodity, un bene “liquido”, che si infila dappertutto. Nei telefoni cellulari, nei lettori mp3, nei pc di tutto il mondo. Il mercato discografico, quello dei cd acquistati nei negozi specializzati, continua a perdere colpi imperterrito, atterrito dal mercato musicale della rete, legale e non, dal download e dal file sharing. Come risollevarsi da questa situazione o, per lo meno, come fare in modo da non morire senza combattere, è un tema che da alcuni anni assilla le major della musica mondiale. Liberalizzare il diritto d’autore vorrebbe dire, in pratica, lasciare campo libero al mercato della musica in rete, specie in clima di (giusta) depenalizzazione nei confronti dei “reati” legati al download della musica via web. Programmi come Emule, Dc ++ ed altri del genere hanno, oramai, acquistato un mercato talmente vasto da non poter più essere arginato. Certo è, comunque, che il mercato del download legale, su cui i cosiddetti “poteri forti” della musica hanno un certo controllo, continua ad espandersi, per lo meno, di pari passo con quello illegale, motivo in più per pensare ed architettare accorgimenti in grado di ridare linfa vitale al diritto d’autore, pur mandando in pensione (anche se la situazione non è ancora così catastrofica sul piano delle vendite, esistono ancora i “nostalgici” delle collezioni di cd o del supporto come feticcio o status symbol) i buoni e vecchi cd. In Europa, ad oggi, secondo quanto affermato da Enzo Mazza, direttore generale della Fimi (Federazione industria musicale italiana), il mercato digitale rappresenta il 6% del totale, negli Stati Uniti il 16%. Ma le prospettive di crescita sono straordinarie, fuori da qualsiasi controllo. Tutto questo, download legale, condivisione, file sharing con e senza fini di lucro, finiranno per erodere sempre più, fino a farlo scomparire, il comparto della musica venduta in cd. Uno degli ultimi appigli dei discografici resta la musica scaricata sui telefoni cellulari, sotto forma di suoneria o, più semplicemente, di mp3 da ascoltare dal telefonino: su questa i discografici dispongono ancora dei ricavi derivanti dal diritto d’autore. Ed è questa la leva su cui dovranno spingere, perché, come si diceva in principio, la musica oggi è “liquida”, è volatile. Il punto è proprio questo: la semplicità e la velocità di scaricarla ed ascoltarla in tempo reale. I ricavi, certo, sono destinati a subire un declino inesorabile, ma altra soluzione non c’è, per non lasciarsi schiacciare da un mercato digitale le cui prospettive sono, al momento, incalcolabili. (Giuseppe Colucci per NL)

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