Editoria. Free Press: qualcuno cresce, altri rivedono la propria struttura

Epolis punta a far ritornare in attivo i propri conti espandendosi. Per il colosso Metro si prevede un piano di tagli


Notizie contrastanti dal mondo della free press. Come in tutti i tipi di business c’è chi sale e c’è chi scende, ma a quel che si apprende dai bilanci di alcune delle realtà aziendali più note, forse il momento magico delle edizioni gratuite è passato. O quantomeno il mercato è maturato fino ad un punto tale da consentire solamente la sopravvivenza delle imprese più professionali. Le risposte ad una fase di stallo del mercato variano a seconda del grado di maturità aziendale. Epolis, free press relativamente giovane e tutta italiana, cerca di risollevare i propri conti (attualmente in rosso) ampliando la propria offerta (più edizioni locali, più pagine, più canali di distribuzione dei contenuti) e ristrutturando la propria struttura organizzativa. Si punta quindi ad aumentare (e rendere più appetibili) gli spazi pubblicitari disponibili, con l’idea che ciò possa garantire una maggiore redditività. Una strada diversa percorre invece Metro, multinazionale del settore presente in 54 paesi e 154 città. Il colosso svedese, per far fronte alla crisi della raccolta pubblicitaria in alcune aree (Spagna e Stati Uniti in primis) studia la cessione di parti dell’azienda e ricerca partnership locali per migliorare la capacità di raccolta pubblicitaria. Strategie diverse dunque, ma con gli stessi fini: migliorare la redditività ed aumentare i ricavi derivanti dalla raccolta pubblicitaria. E se le aziende sono sotto stress, gli unici a godere, per il momento, sono i distratti lettori di questi quotidiani gratuiti, che si continuano a veder regalare queste pubblicazioni divertenti e un po’ naif nelle stazioni ferroviarie più frequentate e all’uscita delle fermate della metropolitana. (Davide Agazzi per NL)

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