FM digitale: anche RAIWAY guarda con interesse a tale tecnologia

Lunga vita agli impianti in modulazione di frequenza: il DRM in FM potrebbe presto essere realtà


Crediamo che nessuno possa contestare che su queste pagine sono stati manifestati – in tempi non sospetti – i dubbi più concreti sull’effettivo successo della tecnologia DAB-T (Eureka 147). Per primi, riteniamo, abbiamo elencato quelli che, oggettivamente, erano gli ostacoli (di fatto insuperabili) che avrebbero relegato in un angolo il digitale terrestre radiofonico come originariamente “pensato” in Europa. Allo stesso tempo abbiamo guardato con interesse ed approfondito, come pochi avevano fatto, le tecnologie alternative per digitalizzare la radio (obiettivo indubitabile): DVB-T (come carrier anche di programmi radio), DAB-S (digitale satellitare), DAB-C (webradio), HD Radio (tecnologia IBOC, FM digitale) e DRM (AM digitale). Alla fine, sembra che avevamo visto giusto: il digitale radiofonico in Italia potrebbe passare dall’FM, attraverso il DRM (con l’adattamento di tale tecnologia anche alla modulazione di frequenza). Non lo diciamo (solo) noi: lo ha affermato RAIWAY. Aldo Scotti, responsabile della Direzione qualità e controllo servizi di RAIWAY, nel corso del convegno “Radio televisione: lo stato dell’arte”, tenutosi nell’aula magna del MinCom su impulso dell’AICT (Associazione per la tecnologia dell’informazione e delle comunicazioni)- puntualmente ripreso dalla rivista Millecanali, che sul numero di settembre vi ha dedicato un articolo (Verso IPTV, DRM e HD, pagg. 46 e ss., Luca Raffone) ha precisato che la possibilità di veicolare i servizi DRM (Digital Radio Mondial) anche sulla modulazione di frequenza – che è stata richiesta esplicitamente dai broadcaster solo in epoca alquanto recente ed è ancora in corso di approvazione da parte dell’ITU (Unione internazionale delle comunicazioni)- potrebbere rappresentare un plus vincente, visto che, in pratica, tutte le emittenti radio medio piccole trasmettono oggi esclusivamente in FM. D’altro canto, la corsa alla ridondanza impiantistica dei maggiori player radiofonici italiani potrebbe essere il preludio ad un’era di symulcast con le frequenze storiche dedicate all’analogico e quelle (attualmente) in (apparente) eccedenza al DRM. Né più, né meno di quello che è accaduto (e sta accadendo) in tv con il DVB-T. (NL)

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