Folla oceanica in piazza per Beppe Grillo ma i tg danno più spazio ai politici

Il V-Day è stato un successo strepitoso: 200mila persone in Piazza Maggiore a Bologna e 300mila firme raccolte in tutt’Italia per la legge d’iniziativa popolare. Il comico, durante la “maratona”: “C’è la Bbc, c’è la Cnn, ma non ci sono Raiuno e Canale5”


Il successo è stato assoluto, indiscusso, contagioso. Le più rosee aspettative dell’ex comico, ed oramai capopopolo per eccellenza, Beppe Grillo si sono viste superare da quelli che sono stati i fatti: 200mila persone in piazza nella sola Bologna (vero “ombelico” dell’evento che ha abbracciato 225 città in Italia e nel mondo), una raccolta firme che, a fronte di una necessità di 50mila per poter presentare la proposta di legge popolare in Parlamento, ha visto un popolo di oltre 300mila persone sottoscrivere il proprio nome come segnale di una speranza di cambiamento. Anche a costo di prendere parte a file chilometriche, vere e proprie catene umane davanti ai banchetti di raccolta. Il V-Day è stato un evento importantissimo, tanto per il suo significato intrinseco, quanto per il campanello d’allarme che ha suonato, che una fetta non più ignorabile della società civile ha ascoltato e recepito, per la ventata di cambiamento che si è proposto di portare nella politica italiana. Nonostante questo, però, l’eco che questo evento ha avuto sui media italiani è stato ben più contenuto di quanto non fosse dovuto ad un raduno di massa che ha visto una mobilitazione così massiccia. Per giunta organizzato esclusivamente sul web. I maggiori tg nazionali hanno dato pochissimo spazio all’evento, dedicando un trafiletto senza l’ombra di un servizio alla giornata (quando non lo hanno completamente ignorato), lasciando più spazio alle dichiarazioni dei politici che alla reale matrice dell’evento, ossia la promozione di una legge d’iniziativa popolare. Si tratta del solito costume italiano, espressione di quella “partitocrazia” che pare aver preso il posto della democrazia nel nostro Paese. “Il nostro è un successo incredibile” – ha urlato con il solito trasporto Beppe Grillo dal palco del V-Day – “abbiamo qui la Cnn e la Bbc! Però, guarda caso, non ci sono Raiuno e Canale5”. In effetti, a ben guardare, i servizi che i telegiornali hanno dedicato al V- Day (dove “V” sta per “vaffanculo”) non hanno afferrato il vero significato dell’evento proprio perché non erano sul luogo, hanno fornito un’informazione parziale, per non dire funzionale. Ecco perché, dal momento che chi vi scrive può portarvi una testimonianza diretta, proviamo a ricostruire il V-Day affidandoci ai fatti e non alle impressioni.
Gli oltre trecentomila firmatari che hanno affollato le piazze italiane erano lì per sottoscrivere la richiesta di una legge d’iniziativa popolare che prevede tre punti: la messa al bando di tutti i parlamentari condannati con sentenza passata in giudicato, la sospensione per quelli in attesa di giudizio per gravi reati; la non eleggibilità di un parlamentare per più di due legislature, con effetto retroattivo; la nomina diretta, in tempo d’elezioni, dei candidati, senza che questi vengano decisi dai funzionari di partito con le cosiddette “liste chiuse”. Tre punti sui quali ora dovrà discutere il Parlamento e sui quali, nonostante l’approvazione di tale legge rappresenti una chimera, molti parlamentari hanno già espresso il proprio favore con messaggi recapitati al blog di Beppe Grillo (www.beppegrillo.it).
La “maratona” bolognese di sei ore, comunque, ha visto toccare molti temi importanti per il nostro Paese, dalle speculazioni edilizie all’indulto, dai rapporti tra politica e criminalità organizzata, al cattivo funzionamento della legge Biagi sul lavoro, passando per tutti i vizi e i vezzi della nostra classe politica e di quella imprenditoriale che con questa stringe rapporti strettissimi. Sono interventi numerosi personaggi autorevoli: esponenti di quello che certo giornalismo ha definito il “fronte dell’antipolitica” (i vari Marco Travaglio, Massimo Fini e Sabina Guzzanti), oltre che comici, cantanti, luminari dell’economia, esperti d’ambiente, architetti, ingegneri e giudici (come Norberto Lenzi). Oltre che alcune band musicali (tra gli altri, gli Skiantos), che hanno intervallato gli interventi degli oratori con performance musicali. Quest’otto settembre è stato, comunque, in massima parte un evento del popolo, della gente, cha ha visto come protagonista proprio questa folla oceanica cui lo status quo non va più bene, che è vogliosa di cambiare qualcosa partendo, contemporaneamente, dal basso e dall’alto.
Per terminare, una precisazione: durante le sei ore di diretta (per i presenti, perchè nessuna tv, ad eccezione di Ecotv ha trasmesso l’evento in diretta) nessuno, né gli ospiti né Grillo stesso, si sono permessi di nominare Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br e responsabile della legge sul lavoro tanto criticata perché causa, secondo molti, della proliferazione del precariato nel nostro Paese. Il polverone di polemiche politiche cui la quasi totalità dei telegiornali hanno dato più risalto che all’evento stesso riguarda un video, trasmesso sul maxischermo e curato dallo stesso Beppe Grillo, in cui vengono enumerati tutti i dati riguardanti la legge Biagi e le conseguenze che questa ha avuto sul mondo del lavoro, come la creazione, a detta del comico, “un esercito di schiavi moderni”. Parole forti, certo, ma dirette esclusivamente alla legge e non all’uomo. Molti politici hanno colto la palla al balzo per spostare l’asse del discorso in una direzione chiaramente diversa da quella reale. E molti tg, come spesso succede, hanno destinato loro maggior attenzione che ad un popolo di centinaia di migliaia di persone in piazza, perché loro in piazza non c’erano. (Giuseppe Colucci per NL)

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