Giornalisti: INPGI – L’esatta cronologia della mancata approvazione della riforma delle pensioni

Denunciare la Fieg? Serventi Longhi vota no. con la Fieg


da Ordine dei Giornalisti Milano

Il 10 gennaio 2007 quello di Serventi Longhi è stato il solo voto contrario, tra i giornalisti, all’ipotesi di discutere un possibile esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio per denunciare il danno (già a 20 milioni di euro) che il comportamento omissivo degli editori (con il congelamento della riforma delle pensioni) sta infliggendo all’Istituto. Ora la parola passa al Cda.

Nel frattempo, però, dopo due interrogazioni bipartisan in Parlamento, il consigliere di amministrazione Pierluigi Roesler Franz aveva già presentato il 15 dicembre 2006 scorso un dettagliato esposto sulla vicenda e il vice procuratore della Corte dei Conti del Lazio Andrea Lupi l’8 gennaio 2007 ha aperto un’indagine informandone il Ministro del Lavoro Cesare Damiano.

Dal nostro corrispondente F.M. de B. da Roma (12 gennaio 20067).

Quello di Serventi Longhi è stato il solo voto contrario all’ipotesi di discutere un possibile esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio contro il sequestro delle riforme dell’INPGI.

Il 10 gennaio 2007 nel Consiglio generale dell’INPGI il segretario della FNSI Paolo Serventi Longhi ha votato “no” alla delibera che impegna il Cda dell’Istituto a prendere in esame l’eventualità di rivolgersi alla Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio per denunciare il danno che il ricatto della FIEG ( con il congelamento della riforma delle pensioni) sta infliggendo all’Istituto di previdenza dei giornalisti. L’unico altro voto contrario è stato quello del rappresentante degli editori Roberto Cilenti, mentre quattro consiglieri si sono astenuti.

La delibera era stata presentata dal consigliere Francesco Gerace che avrebbe voluto inserirla nella delibera principale votata poco prima quasi all’unanimità. Poiché i pareri in proposito erano stati diversi e non omogenei, il consigliere Silvana Mazzocchi ha proposto una mediazione: presentare la delibera sotto forma di raccomandazione al Cda e votarla separatamente dal resto. Ipotesi contro la quale si è espresso il segretario Serventi Longhi che ha sostenuto l’inopportunità dell’iniziativa.

Il voto ha però isolato il segretario della FNSI e la stragrande maggioranza degli eletti all’INPGI ha votato sì. Serventi Longhi si è ritrovato solo con gli editori, mentre solo pochi suoi fedelissimi si sono astenuti. Ora la parola passa al Cda.

Si è intanto appreso che l’8 gennaio 2007 il Vice Procuratore regionale della Corte dei Conti del Lazio dott. Andrea Lupi ha già aperto un’indagine sulla vicenda, informando ufficialmente il ministro del Lavoro Cesare Damiano dell’esposto presentato a titolo personale il 15 dicembre scorso dal consigliere di amministrazione INPGI Pierluigi Roesler Franz.

Nell’esposto si sollecita la decisione del ministro del Lavoro, che il 30 marzo 2006 è stato indicato dal tribunale di Roma come l’arbitro della contesa, perchè il comportamento omissivo della FIEG, che tiene bloccata la riforma pensionistica INPGI da oltre 1 anno e mezzo, ha provocato un gravissimo e irreversibile danno economico all’INPGI e di conseguenza a migliaia di giornalisti iscritti, stimato addirittura in circa 20 milioni di euro. Infatti la riforma sarebbe dovuta entrare in vigore sin dal 1° gennaio 2006, mentre sono già trascorsi a vuoto 12 mesi ed il danno soprattutto per il mancato risparmio sui vitalizi aumenta ogni mese di circa 1 milione e 600 mila euro. Resta da chiedersi: chi pagherà ora questo danno?

MANCATA APPROVAZIONE DELLA RIFORMA DELLE PENSIONI INPGI : ESATTA CRONOLOGIA DEGLI EVENTI.

Con delibera n. 72 del 30 giugno 2005 il Consiglio di amministrazione dell’INPGI approvava all’unanimità (cioè anche con il voto favorevole dei due rappresentanti della FIEG, cioè del Vice Presidente INPGI avv. Giancarlo Zingoni e del Consigliere INPGI Roberto Cilenti) una delibera di riforma delle prestazioni in materia pensionistica ed altre misure in materia di tutela occupazionale (prepensionamenti, indennità di disoccupazione, calcolo dei contributi volontari, ecc.) con decorrenza dal 1° gennaio 2006.

La riforma delle pensioni INPGI è stata varata su sollecitazione e nel rispetto delle linee-guida indicate nel dicembre 2004 dall’allora ministro del Welfare Vincenzo Maroni, condivise dalla Corte dei Conti, anche al fine di contenere la spesa previdenziale, tenendo soprattutto conto delle risultanze del bilancio tecnico-attuariale predisposto il 23 giugno 2005 dal professor Fulvio Gismondi con proiezioni fino al 2044.

Secondo il prof. Gismondi l’entrata in vigore della riforma INPGI avrebbe consentito all’ente di risparmiare circa 1 milione 600 mila euro al mese con decorrenza dal 1° gennaio 2006, cioè circa 20 milioni di euro per l’intero anno 2006.

La delibera del CdA INPGI, poi integralmente ratificata dal Consiglio generale dell’Istituto il 1° luglio 2005, è stata inviata il 6 luglio successivo alle parti sociali, cioè FIEG e FNSI in applicazione dell’articolo 3 del decreto legislativo 30 giugno 1994 n. 509.

Tuttavia, mentre la FNSI ha da subito manifestato il suo parere favorevole alla riforma pensionistica dell’INPGI, condiviso anche dalla base (cioè dai giornalisti iscritti), la FIEG, nonostante le continue pressanti richieste della FNSI e dell’INPGI, la teneva inspiegabilmente bloccata, rifiutandosi pretestuosamente di dare il suo necessario assenso in sede ministeriale.

Nell’ottobre 2005 l’allora ministro del Lavoro Maroni veniva invitato a partecipare ai lavori del Consiglio di amministrazione INPGI dove ribadiva la necessità della riforma delle pensioni dei giornalisti e stigmatizzava il comportamento ostruzionistico della FIEG, impegnandosi a convocare di nuovo le parti per una sollecita definizione della delicata questione.

Tuttavia anche questo tentativo è poi risultato un buco nell’acqua. Di conseguenza di fronte al perdurare di questo atteggiamento di assoluta e totale indifferenza, l’INPGI, dopo aver acquisito il parere del noto costituzionalista professor Massimo Luciani di Roma, si è rivolto alla sezione lavoro del Tribunale di Roma per ottenere in via d’urgenza l’intimazione alla FIEG di esprimersi sulla riforma pensionistica INPGI e di comunicare la risposta al ministero del Lavoro.

Ma con ordinanza del 30 marzo 2006 il ricorso è stato ritenuto inammissibile dal giudice ordinario per incompetenza funzionale e l’INPGI è stato addirittura condannato a pagare 4 mila Euro di spese processuali alla FIEG. Il Tribunale ha tuttavia evidenziato che “non pare condivisibile la doglianza di INPGI, che si dichiara impossibilitato a procedere nelle proprie determinazioni: in primo luogo, giova ricordare il ruolo del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale (unitamente agli altri Ministeri di fatto interessati) quale organo di vigilanza anche sulle delibere in materia di contributi e prestazioni (v. art. 3 comma 2 D.Lgs. n. 509/94): trattasi , dunque, di un organo dello Stato al quale 1’INPGI ben può rivolgersi sia per un intervento (proprio in virtù dei poteri di vigilanza) finalizzato al superamento della fase di “stasi” qui direttamente denunciata (senza alcun esperimento serio e concreto di “tentativo di conciliazione”) sia per un controllo successivo nei confronti di una deliberazione che venga comunque adottata anche senza la partecipazione attiva delle parti sociali. Il detto Ministero, infatti, ha certamente il potere-dovere di “approvare” gli atti dell’istituto , ivi comprese le delibere di riforma qui in discussione, facendole proprie ed assumendosene la responsabilità lì ove ritenga che 1’iter procedurale sia stato comunque osservato”.

In pratica, il giudice civile affermava che “il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, quale organo di vigilanza anche sulle delibere in materia di contributi e prestazioni”, riveste un ruolo istituzionale: ed è l’unico soggetto al quale “l’INPGI ben può rivolgersi sia per un intervento finalizzato al superamento della fase di “stasi” qui denunciata, sia per un controllo successivo nei confronti di una deliberazione che venga comunque adottata anche senza la partecipazione attiva delle Parti sociali”.

Sulla base di tale motivazione il 12 aprile 2006 il Consiglio di amministrazione INPGI approvava in via definitiva la riforma pensionistica varata il 30 giugno 2005. Il 13 aprile la delibera veniva trasmessa ufficialmente ai ministeri del Lavoro e dell’Economia, affinché rimuovessero gli ingiustificati ostacoli al fine di giungere ad una rapida e definitiva approvazione della riforma pensionistica. Ma da allora nulla è successo di significativo.

La FIEG, fingendo di dimenticare che i suoi due rappresentanti ufficiali all’INPGI l’avevano già approvata, ha continuato a tenere ferma la riforma pensionistica, avendola surrettiziamente inserita – come una sorta di “merce di scambio” – nell’ambito della trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro giornalistico scaduto sin dal 1° febbraio 2005.

In pratica la FIEG ha sostenuto – e stranamente il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ha sinora avallato questa interpretazione – che negando il suo assenso obbligatorio la delibera adottata dall’INPGI (anche con il voto favorevole dei suoi propri rappresentanti) potesse restare congelata all’infinito, in quanto la legge non prevede un termine perentorio entro cui le Parti Sociali debbano esprimersi, né prevede la forma del silenzio-assenso in caso di omessa espressione del necessario parere entro un termine prefissato. La vicenda ha poi avuto un seguito anche a Montecitorio con la presentazione di due interrogazioni bibartisan.

Il 27 novembre 2006 l’on. Maurizio Gasparri (AN) ha quindi presentato alla Camera un’interrogazione a risposta orale al Presidente del Consiglio e al ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale (è la n. 3-00409) in cui si ricorda che la vicenda della riforma pensionistica non ha alcuna attinenza con le vicende del contratto di lavoro e si sollecita il ministero del Lavoro, di fronte all’atteggiamento della FIEG, ad assumere iniziative che, anche basandosi sul principio del silenzio-assenso, consentano l’applicazione della riforma approvata il 1o luglio del 2005 perché la sua ritardata approvazione provocherà un danno al patrimonio dell’INPGI di rilevanti dimensioni, pregiudicando il pagamento delle prestazioni previdenziali.

Il 29 novembre 2006 gli onorevoli Salvatore Cannavò (Prc), Giuseppe Giulietti, Giuseppe Caldarola ed Enzo Carra (L’Ulivo), Carlo Costantini (Italia dei valori) e Tana De Zulueta (Verdi) hanno presentato alla Camera un’altra interrogazione a risposta scritta al ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale (n. 4-01778) in cui si ricorda, tra l’altro, legge che “l’INPGI anche su sollecitazione del Ministero del Lavoro ha predisposto i rimedi per eliminare i pericoli futuri, riuscendo ad approvare il 1o luglio 2005, con il consenso della categoria, una riforma previdenziale; che la validità di questa riforma è stata non solo certificata da un bilancio tecnico attuariale, ma riconosciuta anche dalle verifiche eseguite dai Ministeri dell’economia e del lavoro;. che la FIEG ha rifiutato, e tuttora rifiuta, di esercitare il diritto-dovere previsto dalla legge, nonostante i due rappresentanti degli editori nel Consiglio di amministrazione dell’ente abbiano votato, a suo tempo, in favore della riforma; che la motivazione più volte ribadita dalla FIEG ha riguardato la pretesa di voler collegare l’approvazione della riforma previdenziale all’esito del rinnovo del contratto nazionale della categoria, sul quale però la FIEG da oltre un anno si rifiuta di discutere; che di recente – dopo 14 mesi di solleciti avanzati senza successo dai responsabili del Ministero del lavoro nel frattempo succedutisi – la FIEG ha aggiunto alla motivazione originaria la condizione di voler ottenere nel Consiglio di amministrazione dell’Ente la pariteticità di consiglieri rispetto alla parte giornalistica; che sono trascorsi oltre 16 mesi dal momento dell’approvazione di una riforma che tutti (Ministeri vigilanti, attuari, FNSI e FIEG) riconoscono necessaria. Ma tutto è stato bloccato dalla Federazione degli editori, la quale inoltre si rifiuta di rinnovare il contratt o di lavoro lasciando la categoria in uno stato di incertezza e di precarietà”.

I sei deputati hanno quindi chiesto al Governo:

“1) se intenda dare riconoscimento alla riforma dell’INPGI, essendo già trascorsi 16 mesi dalla sua realizzazione ed essendo quindi attuabile il principio del silenzio-assenso;

2) cosa intenda fare per sbloccare il rinnovo del contratto di una categoria lasciata a se stessa e così importante per il funzionamento di una moderna democrazia”.

Sempre lo stesso giorno 29 novembre 2006 il Direttore generale del ministero del Lavoro Maria Teresa Ferraro informava la FNSI e l’INPGI che il 31 ottobre la FIEG con lettera a firma del Vice Direttore Generale (e Vice Presidente INPGI) Avv. Giancarlo Zingoni aveva comunicato le sue osservazioni sulla riforma pensionistica precisando che la delibera n. 6/2005 del Consiglio Generale INPGI “deve essere modificata prevedendosi: a) la decorrenza degli effetti della riforma del 1° gennaio 2006 facendo salve le posizioni pensionistiche dei giornalisti ai quali è stato erogato il trattamento nel periodo decorrente dal 1° gennaio medesimo alla data di approvazione della delibera dal parte del Ministero del lavoro; b) eliminazione dei commi 8 bis degli articoli 7 e 8 del nuovo testo regolamentare relativi all’abbattimento dello 0,5% per ogni anno di integrazione concesso sul le pensioni di vecchiaia anticipata ex art. 37 della legge 416/81 (prepensionamenti), da applicare anche quando gli iscritti abbiano raggiunto i requisiti di età e contributivi minimi per la liquidazione della pensione di vecchiaia anticipata ovvero per la pensione di anzianità”.

Il 7 dicembre 2006 il Direttore generale del ministero del Lavoro Maria Teresa Ferraro informava l’INPGI che il 6 dicembre la FNSI con lettera a firma del Segretario Generale Paolo Serventi Longhi aveva integralmente accettato tutti i suggerimenti tecnici avanzati dalla FIEG.

La sera del 12 dicembre il ministro del Lavoro Cesare Damiano in un incontro nel Suo Dicastero ha espresso l’avviso che allo stato attuale non era possibile dar corso all’approvazione della riforma previdenziale in quanto non si era raggiunto un accordo per il riproporzionamento della rappresentanza della Fieg in seno agli Organi deliberativi dell’Istituto; accordo che avrebbe portato alla risoluzione contestuale delle problematiche INPGI. Ed aveva dichiarato che in assenza di intese tra le parti si riservava di avanzare una Sua proposta al fine di pervenire comunque alla ridefinizione dell’assetto del Consiglio di amministrazione dell’INPGI.

Il presidente INPGI Gabriele Cescutti ha subito contestato di persona questa radicale presa di posizione del ministro Damiano e due giorni dopo, il 14 dicembre 2006, gli ha scritto ricordando che “le parti sociali FIEG e FNSI avevano ormai concordato sulla riforma pensionistica e che la FIEG non poteva più bloccarne l’applicazione perché il congelamento provocava ‘seri danni’ all’Istituto”.

Il giorno seguente 15 dicembre 2006 il consigliere dell’INPGI Pierluigi Roesler Franz ha presentato un documentato esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio, sottolineando che “questa incredibile e anomala situazione di stallo, determinata dal comportamento omissivo della FIEG, che tiene bloccata la riforma pensionistica INPGI da oltre 1 anno e mezzo, ha provocato un gravissimo e irreversibile danno economico all’INPGI, danno che l’attuario professor Fulvio Gismondi ha stimato addirittura in circa 20 milioni di euro, in quanto la riforma sarebbe dovuta entrare in vigore sin dal 1° gennaio 2006, mentre sono già trascorsi a vuoto 12 mesi ed il danno aumenta ogni mese di circa 1 milione e 600 mila euro”.

Nell’esposto si evidenzia che, essendo oggi l’INPGI l’unico ente previdenziale privatizzato sostitutivo dell’INPS tra tutti gli enti gestori di forme di previdenza e assistenza obbligatorie trasformati in persone giuridiche private, e poiché i suoi atti sono soggetti al controllo della Corte dei conti, era doveroso informare la Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio.

Difatti, “pur avendo da parte sua fatto tutto il possibile insieme agli altri amministratori dell’ente affinché questa riforma fosse rapidamente approvata, egli potrebbe essere chiamato a giudizio di responsabilità per i danni causati all’ente dalla ritardata approvazione della riforma delle pensioni”.

In conclusione il consigliere dell’INPGI Pierluigi Roesler Franz ha chiesto che la Procura della Corte dei Conti per il Lazio ,”previa dichiarazione di estraneità da ogni e qualsiasi possibile addebito contabile-amministrativo per tutti gli amministratori dell’INPGI che hanno da tempo approvato la riforma pensionistica, valuti la legittimità dell’operato tenuto nella vicenda dalla FIEG, ristabilendo al più presto una situazione di legalità attraverso una rapida e definitiva approvazione della riforma pensionistica dell’Istituto”.

In particolare è stato sollecitato l’intervento della Procura “affinché il Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale Cesare Damiano metta in mora formalmente la FIEG e la inviti nel più breve tempo possibile a recedere dal suo assurdo e ingiustificabile comportamento che sta creando danni irreversibili all’INPGI e a migliaia di giornalisti iscritti. Infatti, il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, quale ministero vigilante, ha l’obbligo di salvaguardare l’interesse pubblico di cui è portatore un Istituto di previdenza, quale l’INPGI, che sia solvibile nel medio e nel lungo periodo, fornendo la corretta interpretazione dell’art. 3, comma 2 lettera b) del decreto legislativo n. 509 del 30 giugno 1994, nel senso che se una delle Parti Sociali – nel caso in esame la FIEG – non esprime il suo parere obbligatorio entro un lasso di tempo ragionevole (1 anno e 5 mesi non può essere assolutamente cons iderato tale), il parere s’intende comunque espresso in modo contrario alla delibera adottata, cioè alla riforma pensionistica. Ma il Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale Cesare Damiano dovrebbe ugualmente decidere, come arbitro super partes. Opinando in modo diverso si verrebbe, infatti, a determinare un’illegittima situazione di stallo che potrebbe protrarsi all’infinito con danni irreversibili e incalcolabili per l’INPGI e a danno della totalità dei giornalisti iscritti all’Istituto”.

Lunedì 8 gennaio 2007 il Vice Procuratore regionale della Corte dei Conti del Lazio dott. Andrea Lupi ha ufficialmente informato dell’esposto il ministro del Lavoro Damiano, invitandolo a fornire spiegazioni al riguardo.

Mercoledì 10 gennaio 2007 la quasi totalità del Consiglio Generale dell’INPGI ha condiviso il parere pro-veritate del professor Sorrentino di Roma, impegnando il Consiglio di Amministrazione dell’Istituto “a dare attuazione alle indicazioni conclusive dell’atto, al fine di favorire, da parte del ministero del Lavoro, la definitiva approvazione della delibera riguardante la riforma previdenziale”.

Con successiva votazione il Consiglio Generale dell’INPGI, dopo aver appreso dal presidente Cescutti che il consigliere Pierluigi Roesler Franz si era già rivolto a titolo personale alla Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio, ha impegnato a stragrande maggioranza il Consiglio di amministrazione dell’Istituto a prendere in esame l’eventualità di rivolgersi alla Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio per denunciare il danno che il ricatto della FIEG (con il congelamento della riforma delle pensioni) sta infliggendo all’Istituto di previdenza dei giornalisti.

Tra i giornalisti il solo voto contrario all’ipotesi di discutere un possibile esposto alla Corte dei Conti contro il sequestro delle riforme dell’INPGI è stato quello del Segretario generale della FNSI Paolo Serventi Longhi.

L’unico altro voto contrario è stato quello del rappresentante degli editori Roberto Cilenti. Altri quattro consiglieri si sono, invece, astenuti.

Questa proposta di delibera era stata presentata dal consigliere Francesco Gerace che avrebbe voluto inserirla nella delibera principale votata all’unanimità. Ma, poiché i pareri in proposito erano stati diversi e non omogenei, il consigliere Silvana Mazzocchi ha proposto una mediazione: presentare la delibera sotto forma di raccomandazione al Cda e votarla separatamente dal resto. Ipotesi contro la quale si è espresso il segretario Serventi Longhi che ha sostenuto l’inopportunità dell’iniziativa. Il voto ha però isolato il segretario della FNSI. Infatti la stragrande maggioranza degli eletti all’INPGI ha votato sì. Serventi Longhi si è ritrovato solo con gli editori, mentre solo pochi suoi fedelissimi si sono astenuti. Ora la parola passa al Cda.

F.M. de B.

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