“Il Manifesto” cambia e va incontro a “chi non si riconosce nel Partito Democratico”

Previsto, a partire dal prossimo autunno, un restyling: maggiore attenzione verso ambiente, diritti umani e politica internazionale. E due strategie: puntare su full color e collaterali


Nel mondo politico di sinistra è in atto una crisi, con una parte della sinistra che non si riconosce più tale. […] Il quotidiano si focalizzerà su chi non si riconosce nel Partito Democratico”. Con queste parole, Gabriele Polo, direttore de “Il Manifesto”, ha annunciato l’intenzione della propria redazione di mutare la fisionomia del giornale, tanto sul piano fisico quanto su quello prettamente contenutistico. “Cercheremo anche un nuovo tono da mantenere” – continua Polo – “ma conserveremo sempre un atteggiamento critico, interlocutorio e autonomo dalla politica”. Insomma, dal prossimo autunno, “Il manifesto” andrà in edicola con sostanziali mutamenti, a partire da un’accurata selezione degli articoli e della tematiche da affrontare, andando incontro al desiderio dei cittadini di ottenere un’informazione che spazi su tematiche che stanno divenendo sempre più attuali ma a cui i quotidiani tradizionali concedono ancora poco spazio. Più attenzione, quindi, per questione ambientale, diritti umani e politica internazionale. Senza dimenticare un’accurata revisione del disegno grafico ed il raggiungimento del full color entro il 2008. Inoltre, l’idea della redazione è quella d’integrare sempre più spesso il quotidiano con la vendita di prodotti collaterali di qualità, a partire dal libro che domani i lettori de “Il manifesto” troveranno in edicola con il giornale (al prezzo di 15 euro più, ovviamente l’euro e dieci del quotidiano), ovvero “Futura umanità”, raccolta fotografica dell’agenzia Contrasto sui bambini di tutto il mondo. Permane, comunque, lo stato molto precario delle casse del quotidiano (come noto, autofinanziato da sottoscrizioni dei lettori), il cui fabbisogno di quest’anno, per sopravvivere, è stato stimato in 3 milioni di euro: una cifra che sarà difficile raggiungere. Ma la redazione de “Il Manifesto” si dice fiduciosa. (Giuseppe Colucci per NL)

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