In Italia il gossip rimane in edicola

A differenza degli Stati Uniti, il boom del pettegolezzo online in Italia non sembra arrivare mai


Contrariamente a quanto accade per i lettori a stelle e strisce, il pubblico italiano delle testate rosa o familiari preferisce rimanere saldo alla tradizione: in altre parole, alle edicole. È quando risulta da un analisi del mercato online su gossip e celebrità, secondo il quale nel Belpaese la carta stampata vince a discapito dei rispettivi siti su internet, poco visitati o del tutto inesistenti. La testata Oggi, per esempio, è dieci anni che sembra attendere il momento propizio per utilizzare l’omonimo dominio. Un fatto curioso se considerato che Oggi è, tra le altre cose, partner di Dada, il più esteso internet provider dello stivale. In una condizione analoga, se non addirittura peggiore, si trovano le postazioni web di giornali molto diffusi tra il pubblico come Gente (il cui sito è ancora in costruzione), Chi (i domini Chi.it e chi.com appartengono a società diverse da Mondadori, dunque risultano impraticabili) e Di Più (all’indirizzo Dipiu.it si trova si trova una società di consulenza informatica con sede a Roma). A salvarsi rimane solo Style.it di Condè Nast Italia, che raccoglie le ultime notizie provenienti dai popolarissimi Vanity Fair, Vogue e Glamour. Al contrario negli Stati Uniti il gossip online tira, e molto di più che sulla tradizionale carta stampata. Oltre al cliccatissimo People.it, che secondo fonti non ufficiali avrebbe recentemente pagato la cifra (non smentita) di sei milioni di dollari per una copertina con Jennifer Lopez e i suoi neonati gemelli, la rete da ampio spazio anche al New York Post (pubblicato all’indirizzo www.nypost.com) e Tmz.com, postazione di gossip del colosso Time Warner. Rimane curiosa, quanto singolare, la vicenda di Pagesix.com, nuovissimo sito di proprietà di Rupert Murdoch, che avrebbe chiuso i battenti solo pochi mesi dopo la sua travagliata nascita, perché non avrebbe raggiunto gli obiettivi di fatturato preposti. Del resto, da quanto Murdoch gestisce il Wall Street Journal, è difficile che tolleri qualunque attività anche solo minimamente in perdita. (Marco Menoncello per NL)

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