La Rai querela “Libero” per diffamazione

Cappon annuncia il ricorso penale e civile contro il giornale di Feltri per il documento pubblicato che testimonia la lottizzazione politica dell’azienda. Il direttore di “Libero”: ci difenderemo


Il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, ha annunciato che l’azienda querelerà il quotidiano “Libero”, reo d’averla diffamata con la pubblicazione del presunto documento che spiegherebbe in termini chiari la suddivisione delle cariche aziendali per mezzo della lottizzazione politica, dell’appartenenza ai partiti. “La Rai querelerà per diffamazione, in sede penale e civile, il quotidiano Libero, con una richiesta di un consistente risarcimento danni”, ha annunciato il dg, che ha negato categoricamente che il documento sia veritiero e possa provenire dagli archivi Rai, come sostenuto da Feltri (foto). Il documento in questione, pubblicato lo scorso giovedì, presenta l’organigramma completo dei 650 dirigenti Rai, con una presunta suddivisione per area politica, chiaramente appannaggio del centro-sinistra. L’avesse fatto “L’Unità” questo scoop, certamente i dati sarebbero stati invertiti. L’azienda, annuncia ancora Cappon, presenterà “ricorso al garante della privacy perchè venga bloccata la diffusione o l’ulteriore trattamento dei dati” dei 650 interessati: questa di “Libero” sarebbe una manovra politica tesa a screditare la Rai in una fase così delicata dopo la fine della legislatura ed i cambi al vertice annunciati per i prossimi mesi. Anche il presidente Petruccioli, intanto, esprime tutto il suo sdegno per l’iniziativa, a suo dire calunniosa, del quotidiano milanese: “una falsità totale e una vergognosa calunnia: dentro quest’azienda non esistono documenti di questo genere né ufficiosi, né ufficiali e del resto non potrebbero esistere. E comunque se esistessero gli amministratori o chi ne facesse uso sarebbero passibili di misure penali”. Feltri, sull’altra sponda, reagisce stizzito alle affermazioni dei vertici di Viale Mazzini, sostenendo che, qualora la Rai dovesse procedere alla vie legali, il suo giornale non avrebbe problemi a difendersi, essendo “di tutta evidenza”, a suo dire, la veridicità del documento pubblicato. E si stupisce, inoltre, il direttore, delle richieste provenienti dall’azienda di Stato, dove si vorrebbe il nome della talpa che avrebbe procurato a Feltri questo scottante certificato del dominio della politica sulla Rai: “Mi sembra stravagante che un giornalista come Petruccioli, che è stato direttore dell’Unità e quindi credo sia giornalista, chieda a un collega di rivelare la sua fonte. Quando ci siamo iscritti all’Ordine abbiamo accettato il principio in base al quale esiste il segreto professionale che va mantenuto”. Di stravagante, in realtà, questa vicenda ha ben poco, con la Rai impegnata a tappare buchi e a nascondere le evidenze, e “Libero” intento in ciò in cui meglio riesce: l’aggressione politica ai danni del (ormai ex) centro-sinistra. È un copione che si ripete. “già qualche anno fa pubblicammo un’inchiesta sulla Rai e ricevemmo circa 50 minacce di querela: – conclude Feltri – non ne arrivò neanche una. Adesso vediamo, se ci quereleranno ci difenderemo”. Attendiamo sviluppi. (Giuseppe Colucci per NL)

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