L’improvvisa chiusura di Radio Milan Inter: intervista a Lapo De Carlo di Andrea Lombardo per Millecanali

Ferragosto ha portato un triste ed improvviso evento a Milano, con la chiusura repentina di Radio Milan Inter, unica antenna sportiva milanese, e contemporanea cessione delle frequenze ad Elemedia. E le modalità sono state anche sconcertanti…


da Millecanali

D’estate, si sa, i temporali provocano disastri. Arrivano d’improvviso quando meno te li aspetti e gli effetti spesso sono devastanti. Più o meno quello che è successo anche nell’etere milanese dove, il 14 agosto, Radio Milan Inter, la prima emittente sportiva parlata 24 ore al giorno (senza musica) e pensata in particolare per gli appassionati delle due compagini calcistiche milanesi ha interrotto bruscamente le proprie trasmissioni. Alle prime luci dell’alba, da quanto si è letto nelle cronache di quotidiani e siti internet, una società incaricata ha provveduto a “liberare” i locali di via Idro a Milano, sede della Radio, prelevando in sostanza tutti i beni presenti (anche quelli personali dei collaboratori) e portandoli, pare, in un non meglio precisato magazzino, probabilmente in Veneto, dove hanno sede gli editori della stessa Milan Inter (legata al gruppo Company di Padova), che da quanto sembra starebbero concentrandosi nella terra d’origine (alcune frequenze nel Nord Italia, anche di una certa rilevanza, sono state cedute a R101).
Portante muta e silenzio per i 91.7 milanesi e le altre frequenze collegate (91.6 a Como e 89.1 a Bergamo). Poche ore dopo, come detto, si è appreso sempre dalla stampa del termine definitivo delle trasmissioni e della vendita delle frequenze ad Elemedia – più precisamente a Radio Capital – per diversi milioni di euro (oltre quattro, secondo alcuni).
Desolante lo scenario per i dipendenti che, come ogni mattina, si apprestavano ad iniziare a trasmettere e che di tale “trasloco” non erano stati avvertiti. Ed ironia della sorte sul sito internet della Radio, a trasmissioni già terminate, continuava a campeggiare l’avviso: Radio Milan Inter cerca collaboratori per la stagione estiva…
Abbiamo incontrato Lapo De Carlo, che della Radio ne era il direttore.

Allora Lapo, come sono andate le cose?

Purtroppo l’editore, la notte tra il 13 e il 14 agosto, ha deciso di portarsi via i computer con i nostri file, i nostri contatti, le agende trasferendoli in un deposito al quale per il momento non abbiamo accesso e non si sa se mai l’avremo.
Avremmo avuto quantomeno il diritto di essere avvisati, ed è inspiegabile agire così mettendo letteralmente sulla strada 15 dipendenti fissi e altri 6 collaboratori.
Nella dinamica questa cosa è gravissima perché fa ritornare agli anni ‘70 quando le fabbriche chiudevano di notte con gli operai lasciati fuori, e non ci sono precedenti recenti nel mondo radiofonico per la modalità in cui è avvenuto. Anche Playradio ha cessato le trasmissioni, ma come noto c’erano state delle avvisaglie ed un diverso “percorso”: non nel nostro caso. E stupisce maggiormente perché gli editori si erano sempre comportati correttamente.

Ma proprio nulla si sapeva?

Avevo personalmente chiesto io all’editore, a metà luglio, conferma di un’ennesima “voce di corridoio”, ma lui ancora una volta aveva prontamente smentito, tornando subito a parlare di lavoro quotidiano, come sempre…
Si tenga conto che solo pochi mesi fa abbiamo cambiato sede con importanti investimenti tecnici ed anche la nostra frequenza di Bergamo è stata collegata solo lo scorso febbraio.

La vita della Radio, in questi due anni e mezzo, ha avuto qualche momento di difficoltà…

Radio Milan Inter in due anni e mezzo di vita è passata dal nulla a 107.000 ascoltatori, una cifra che comunque era destinata a crescere.
Dallo scorso gennaio il nome ha cominciato ad affermarsi e la Arcus, la nostra concessionaria pubblicitaria, si è dimostrata soddisfatta: anche loro erano ottimisti. È chiaro che il passivo ci fosse, ma non si poteva che migliorare, come effettivamente stava succedendo.

Da quel che si dice però, l’editore avrebbe lasciato in quanto i costi di gestione sarebbero stati troppo elevati…

Senza passare per saccente, onestamente davo per scontato che un editore che fa un investimento per creare una nuova Radio ed una nuova struttura immaginasse che all’inizio non ci potessero essere che costi.
Se i costi erano tali bisogna però anche ricordare che questa Radio stava dando dei profitti dal punto di vista d’immagine, creando dal niente qualcosa di importante.
Stavamo migliorando ogni 6 mesi in Audiradio

Immagino la meraviglia e lo stupore per questa decisione, oltre allo sconforto…

Ed alla mancanza di rispetto verso chi ci lavora e per gli ascoltatori, oltre che per il mezzo radiofonico in generale. Ci sono modi e modi di gestire le cose. E io vedo troppe cose che nascono e muoiono al primo soffio di vento.

Se da come dici tutti ne erano all’oscuro, stavate impostando i progetti per la nuova stagione?

Sì, con i responsabili delle squadre cittadine di pallavolo, basket e hockey. Erano accordi già in essere e che stavamo potenziando per i prossimi mesi.
Per altre collaborazioni avevamo contattato giornalisti in tutta Italia ai quali ora non sappiamo come rispondere, anche perché come detto non abbiamo più accesso alle nostre rubriche telefoniche…
Era già stata realizzata una nuova campagna pubblicitaria su Il Giornale e forse alcune affissioni, con i nostri volti. Era davvero tutto pronto.

Com’è l’umore tra i tuoi ex colleghi?

In modo particolare ho due colleghi che sono state le principali vittime… con famiglia e con situazioni difficili.
C’è anche un tecnico del suono che solo un mese fa ha lasciato il suo posto di lavoro per venire a lavorare da noi…
Io personalmente facevo il direttore a tempo pieno ed era la mia unica occupazione: una scelta personale per seguire totalmente la Radio.

Inevitabilmente il paragone va alle Radio romane. Perché lì funzionano e a Milano no?

Me lo chiedono tutti: perché a Roma ci sono 7 Radio e qui nessuna? Perché a Roma le Radio le fanno! Probabilmente in situazioni un po’ meno professionali, ma hanno il coraggio di farle.
Roma dimostra che a volte è possibile lavorare bene con una struttura minima, una redazione, magari su un impianto già preesistente. Se vi è domanda occorre proporre l’offerta senza avere il terrore di sbagliare.
Ci tengo comunque a sottolineare che Radio Milan Inter non ha chiuso per mancanza di ascolti.

Dobbiamo metterci il cuore in pace e pensare che in ogni caso Milano non è Roma?

Anche a Milano la domanda è fortissima e attualmente non c’è nessuna offerta. Non appena c’è stata un’offerta, neanche tanto lentamente gli ascoltatori sono arrivati. E questo con pochissima promozione: si è fatta una sola conferenza stampa e una piccola campagna su ‘City’, ‘Metrò’, ‘Leggo’ e ‘Il Giornale’. Niente adesivi né biglietti da visita. Anche la frequenza di Bergamo non è stata pubblicizzata. E nonostante non lo sapesse nessuno gli ascolti sono arrivati comunque.
Io dico agli editori: possibile che un lavoro ed un dato certo, riconosciuto e attestato su Milano non interessi a nessuno, nemmeno parzialmente?
Io spero se ne possa ancora parlare. I costi di gestione sono sicuramente elevati se si imposta la Radio in un certo modo, ma si può ripartire con costi limitati, purché l’investimento non sia solo di qualche mese, ma sia parte integrante di un progetto imprenditoriale serio.

(Andrea Lombardo)

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