Il 28 maggio contattavamo l’ufficio stampa del Ministero dello Sviluppo Economico con l’intento di ottenere un’intervista telematica da parte del sottosegretario alle Comunicazioni, Paolo Romani, sulle priorità del Governo nel settore radiotelevisivo. In pari data un’addetta all’Ufficio Stampa del MSE ci scriveva: “Inviateci intanto le domande, poi decideremo gli sviluppi”. Pur perplessi e un poco allarmati sulla presenza di una prassi di preventiva verifica delle domande sottoponibili dai giornalisti, davamo immediatamente seguito alla richiesta inviando il file contenente le domande. Incuriositi dal silenzio ministeriale, il 6 giugno sollecitavamo un riscontro alla nostra richiesta, manifestando l’esigenza di trattare argomenti di particolare attualità e che, in difetto, nostro malgrado, avremmo comunque elaborato il pezzo, ovviamente dando atto del silenzio dei politici interpellati. Immediatamente venivamo contattati da un funzionario dell’ufficio stampa del ministro Scajola (foto), che, richiedendo nuovamente l’invio delle domande (seconda volta), prometteva un pronto interessamento, osservando come, comunque, alcune delle nostre domande fossero di competenza del Ministero della Funzione Pubblica (trattando di questione di area giuslavoristica nella P.A.). Rassicurati, rimandavamo la stesura dell’articolo in attesa delle risposte di Paolo Romani. Nulla pervenendo, il 13 giugno chiedevamo nuovamente lumi all’ufficio stampa di Claudio Scajola. Purtroppo invano. Preso atto di una ormai palese indifferenza, il 17 giugno avvisavamo che avremmo proceduto comunque “alla trattazione degli argomenti informando di aver inutilmente interpellato l’ufficio stampa del MSE”. A distanza di poche ore venivamo contattati da una gentile signora che, qualificatasi come referente di specie, metteva in evidenza di essere stata edotta solo in quel momento della nostra necessità e chiedeva un nuovo invio delle domande (terza volta), in quanto le avevano “consegnato l’elenco su carta, con appunti e commenti che rendevano il tutto poco comprensibile”. Nell’occasione, faticando a celare una certa insofferenza sulla gestione delle relazioni con stampa/utenza, sottolineavamo alla nostra interlocutrice l’esigenza editoriale di sviluppare gli argomenti senza ulteriore ritardo. Ricevuta l’ennesima rassicurazione, rimanevamo in poco persuasa attesa. Questa mattina venivamo quindi nuovamente contattati dalla medesima (un poco meno gentile) signora che, dopo averci bloccati per un paio di minuti per rispondere sul suo cellulare ad un’indifferibile telefonata, ricca di convenevoli, con interlocutore preferenziale, pur giustificando puntualmente il tempo sottrattoci (“E’ Panorama, mica un giornalino di quartiere!”), ci liquidava evidenziando che “E’ inutile che minacciate di informare del nostro silenzio: evidentemente il sottosegretario non è interessato alle vostre domande”. Preso atto dei pregiati suggerimenti della disponibile portavoce di Scajola (“Ma fate quel che volete…”) ne faremo sicuramente tesoro. Per ora e per il futuro.