Olimpiadi e tv: mentre la rete sta a guardare, il satellite la fa da padrone

Gli eventi sportivi in diretta, proprio per la loro caratteristica di avvenimenti unici e irripetibili, da fruire preferibilmente in diretta, nel momento in cui si verifica la performance agonistica, sono tra i pochi contenuti video ancora in gran parte appannaggio della tradizionale televisione broadcast.

Le grandi manifestazioni, come i Campionati mondiali di calcio o le Olimpiadi, lo sono ancora di più. E’ ancora di là da venire, infatti, una rete globale che sia in grado di veicolare immagini di alta qualità sui terminali di miliardi di persone contemporaneamente. Il futuro ci dirà se internet sarà in grado di evolversi abbastanza per diventare il mezzo esclusivo attraverso il quale ci arriveranno anche le gesta dei nostri campioni preferiti. Nel frattempo, l’acquisizione dei diritti di trasmissione dei grandi appuntamenti dello sport mondiale è l’obiettivo su cui sempre di più si concentra la concorrenza tra i colossi della televisione. Così, le Olimpiadi di Londra 2012 rischiano di trasformarsi in una grande occasione di rilancio per il monopolista nostrano del satellite. Sky Italia, dopo aver vinto senza troppa difficoltà la battaglia dei diritti, ha infatti predisposto una copertura dell’evento pressoché senza precedenti. Dodici canali in HD e uno in 3D, per seguire nei dettagli e per più di 2000 ore in totale ogni disciplina presente ai giochi; un sistema di “alert” in grado di avvertire i telespettatori, qualunque cosa stiano seguendo, dello svolgimento di gare in cui sono presenti atleti importanti o in cui si assegnano medaglie; un “mosaico olimpico” in cui si potranno visionare in ogni momento le immagini di tutti i canali e selezionare quello d’interesse; una nutrita squadra di commentatori arricchita da una ventina di ex olimpionici, centinaia di ore di sintesi e approfondimento, e così via. Una vera e propria festa mediatica per gli appassionati, che avranno l’opportunità di immergersi in un flusso ininterrotto di immagini nel periodo che andrà dall’inaugurazione alla cerimonia di chiusura. E che certo accorreranno numerosi al richiamo delle sirene satellitari di Murdoch, anche e soprattutto dopo aver confrontato le altre offerte disponibili. Se infatti Mediaset si può considerare completamente (e letteralmente) fuori dai giochi, Rai contrappone una programmazione forzatamente in tono minore, incentrata su Rai Due come “rete olimpica” e su un totale di poco più di 200 ore di trasmissione, con garanzia di copertura delle gare ove saranno presenti atleti italiani e di ogni altro evento ritenuto “di rilievo”. Un’offerta probabilmente adeguata allo spettatore occasionale (che comunque rappresenta una gran parte del pubblico potenziale delle Olimpiadi) ma non in grado di soddisfare la fascia sempre più ampia rappresentata dagli utenti “evoluti” dello sport televisivo: quelli che pretendono livelli sempre più elevati di copertura, approfondimento e qualità. Un pubblico che rappresenta il target storico di Sky, sempre pronta a mettere in campo nuove soluzioni di sicuro appeal dal punto di vista tecnologico. Meno enfasi del solito viene posta invece sul versante dei dispositivi mobili, nonostante rappresentino la moda del momento: la produzione in HD (per non parlare del 3D) non si presta probabilmente ad essere supportata al meglio da tablet e smartphone. Sky, in ogni caso, proporrà i suoi canali tramite SkyGo, mentre la Rai, con la sua app per IOS e, forse, per Android, darà la possibilità di collegarsi al portale e vedere gli eventi in diretta streaming, con l’esclusione (anche qui forzata, causa mancanza diritti) di qualsiasi servizio interattivo o video on demand. Fattori, questi ultimi, che avevano fatto riscuotere un discreto successo alla tv di stato durante i recenti Campionati europei di calcio. L’impari lotta per i giochi olimpici tra la pay-tv satellitare e quel che resta del nostro malandato servizio pubblico è del resto solo l’ultimo episodio di una vicenda che ha visto la Rai perdere, negli anni, fette sempre più ampie e importanti di contenuti e manifestazioni sportive. Le cause sono da ricercarsi certamente nelle note difficoltà finanziarie e di gestione, ma anche nella progressiva decadenza di un paradigma, quello appunto della televisione pubblica generalista, terrestre e ad accesso libero, nei confronti di quello rappresentato dalla pay-tv tematica via satellite, che, a fronte di un’impostazione del tutto commerciale, è in grado di fornire un’offerta decisamente inarrivabile in termini sia di quantità che di qualità. Oltre alla strapotenza economica, sembra essere proprio la dimensione satellitare, grazie all’incomparabile disponibilità di frequenze e larghezza di banda, l’elemento decisivo in grado di determinare la supremazia di Sky anche sul suo principale antagonista nella tv a pagamento, ovvero Mediaset. Che infatti, non a caso, si sta muovendo per trovare nuovi alleati e raggiungere una dimensione che superi gli angusti confini nazionali e le promesse già scadute del digitale terrestre. (E.D. per NL)

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