Radio. Evoluzione (prevedibile) della vicenda di Radio Studio 54 e di Guido Gheri: oscurato anche il nuovo sito con lo streaming

Guido Gheri

Abbastanza scontata l’evoluzione delle misure cautelari adottate nel procedimento penale che sta interessando (dal 2012) l’emittente Radio Studio 54 di Scandicci (Firenze) ed il suo speaker Guido Gheri per l’ipotesi di reato di diffamazione ed istigazione all’odio razziale attraverso la trasmissione “Voce del popolo”.
Ricordiamo che il 19/08/2019 il PM Christine von Borries a seguito di un provvedimento del Tribunale del Riesame che in sede di appello aveva riformato il provvedimento di primo grado favorevole a Radio Studio 54, aveva disposto il sequestro degli impianti di trasmissione FM e del sito della stazione che veicola le trasmissioni di Guido Gheri.
L’emittente aveva però pressoché immediatamente ripreso le trasmissioni in streaming attraverso un provider estero (sembra in Arizona, USA). Di qui la prevedibilità del nuovo intervento del PM von Borries che ha emesso un più vasto decreto di oscuramento delle trasmissioni in Italia a carico degli Internet Service Provider nazionali.
A seguito di ciò, anche nuovo il sito di Radio Studio 54 non sarà più visibile in Italia e l’emittente di Gheri potrà essere seguita solo all’estero.

A fondamento del sequestro del 19/08/2019 e del provvedimento accessorio di ieri vi sono le frasi pronunciate da Gheri in alcune puntate della sua trasmissione attraverso le quali lo speaker avrebbe diffamato un ex consulente e l’avvocato penalista che l’aveva difeso sempre dall’accusa di diffamazione, ma avrebbe anche usato la radio esprimendo nei programmi da lui stesso condotti “un vero e proprio odio razziale ed etnico diretto agli extracomunitari in quanto tali, come tale idoneo a determinare in concreto il pericolo di comportamenti discriminatori” (definendo, tra l’altro, le persone di religione islamica come “cannibali, mostri, stupratori, violentatori, spacciatori”, ma anche “malati mentali e barboni del c…”). Gheri avrebbe altresì attaccato pesantemente l’ex ministro Cecile Kyenge, definendola un “mostriciattolo”.

L’associazione di consumatori ADUC, sostanzialmente riassumendo gran parte delle mozioni a favore dell’emittente sviluppatesi sui social, nei giorni scorsi aveva commentato il provvedimento di sequestro con un lungo comunicato inviato alla redazione di NL.
Il fatto in sé è bene che ognuno lo giudichi da solo. Se condividere o meno le opinioni del leader di questa radio, Guido Gheri, sulla presenza di immigrati e su alcuni approcci istituzionali ed umani all’accoglienza dei migranti. Indipendentemente dalle parole usate (“colorate” e fastidiose, per chiunque), rimane il fatto che si tratta di opinioni”, spiega la nota ADUC.
“Certo, se Gheri avesse organizzato squadre di picchiatori contro migranti e chi sostiene la loro accoglienza, sarebbe più che giusto bloccarlo ed impedirgli di procrastinare i reati violenti di cui si starebbe macchiando. Ma non è questo il caso. Gheri parla, esprime le sue opinioni. Non fa altro. Quindi, umanamente, lo si può ascoltare, condividere, disprezzare, sintonizzarsi per ascoltare altro. Riguardo l’applicazione di provvedimenti… è qui che, come si dice in gergo, “casca l’asino”. Le leggi che vengono richiamate da chi ha deciso il sequestro ci sono: i reati d’opinione. E, nonostante sono decenni che partiti di governo (passati e recenti, e di diverso “colore”, e comunque con maggioranze parlamentari qualificate per approvare qualsiasi provvedimento) sostengono l’opportunità di abolirli, questi reati continuano ad esserci. E, in teoria e in pratica, i magistrati fanno il loro dovere… o meglio, come è consentito al loro ufficio, decidono discrezionalmente se applicare o meno alcuni provvedimenti, anche in forma preventiva”.
(M.L. per NL)

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