Radio. Toscana: sigilli a Radio Studio 54 di Scandicci per odio razziale espresso dall’editore Guido Gheri. Ma il provvedimento non consegue al regolamento di hate speech dell’Agcom

Gheri

Radio Studio 54 di Scandicci (Fi), emittente radiofonica di carattere commerciale in ambito locale, è stata sottoposta a sequestro preventivo dai Carabinieri in esecuzione di un’ordinanza del Tribunale del riesame che aveva accolto la richiesta della Procura della Repubblica di inibire la prosecuzione delle trasmissioni condotte dal socio della stazione Guido Gheri.
I carabinieri – peraltro destinatari di una denuncia-querela da parte del legale rappresentante dell’emittente, Angela Marchese, pubblicata sulla pagina Facebook – hanno apposto i sigilli alla rete di diffusione FM. Inaccessibile anche il sito internet ufficiale di Radio Studio 54, che però ne ha immediatamente attivato un altro con streaming regolarmente funzionante (al momento).

Secondo il Tribunale del Riesame, che ha accolto un appello del pm Christine von Borries, sussisterebbero le ipotesi dei reati di diffamazione e di istigazione all’odio razziale per cui Gheri è indagato.
In alcune puntate della sua trasmissione “Voce del popolo”, Gheri, infatti, non solo avrebbe diffamato un ex consulente e l’avvocato penalista che l’aveva difeso sempre dall’accusa di diffamazione (“Pensa solo ai soldi … arrampicatore sociale … doppiezza come persona”), ma avrebbe anche usato la radio esprimendo nei programmi da lui stesso condotti “un vero e proprio odio razziale ed etnico diretto agli extracomunitari in quanto tali, come tale idoneo a determinare in concreto il pericolo di comportamenti discriminatori” (definendo, tra l’altro, le persone di religione islamica come “cannibali, mostri, stupratori, violentatori, spacciatori”, ma anche “malati mentali e barboni del c…”).


Gheri avrebbe altresì attaccato pesantemente l’ex ministro Cecile Kyenge, definendola un “mostriciattolo”.
Non sono mancati tuttavia interventi di supporto, non solo da parte degli ascoltatori della stazione di Gheri (che hanno tempestato le pagine Facebook dell’emittenti di commenti), ma anche di Jacopo Alberti, consigliere regionale leghista. Alberti si è infatti così espresso: “Mi auguro che la controversia giudiziaria sia risolta il prima possibile per la libertà di informazione di una storica emittente toscana, attiva dal 1975. Così si perde una voce radiofonica libera e si nega la libertà di espressione”.
Non è la prima volta che Guido Gheri e Radio Studio 54 sono interessati da provvedimenti cautelari: era già successo nel 2012 per motivi sostanzialmente analoghi. Al tempo la vicenda fu ampiamente strumentalizzata, dato il particolare momento politico (“Chiusa l’emittente che critica Renzi”, erano alcuni dei titoli della stampa).
Ora la parola passerà alla Cassazione che si pronuncerà sulla sussistenza del requisito di pericolo di reiterazione del reato alla base del provvedimento cautelare accolto dal Tribunale del Riesame
Curioso che Agcom, che pure nelle scorse settimane per tramite del suo commissario Antonio Nicita aveva dato particolare risalto alla prima diffida emessa sulla base del recente regolamento di hate speech (Delibera 157/19/CONS), non risulta avesse mosso alcuna contestazione all’emittente toscana. (M.L. per NL)

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