Radio. PNAF DAB: le valutazioni degli operatori. Dolce (Mave): meglio evitare beauty contest, ma servirà integrazione consorzi

Vincenzo Dolce, dodicesima rete

All’indomani della pubblicazione da parte di Agcom dell’atteso Piano Nazionale di Assegnazione delle Frequenze per il DAB, NL ospita una serie di interviste di commento da parte dei principali player interessati dall’evoluzione radiofonica digitale (enti esponenziali, consorzi ed editori nazionali).

Vincenzo Dolce

Il primo contributo che pubblichiamo è di Vincenzo Dolce, noto esponente radiofonico italiano (per anni nella Finelco di Alberto Hazan, editore di Radio 105, RMC, Virgin Radio), oggi presidente di Mave (Media Audiovisivi Europei), emergente sindacato di categoria molto attivo nell’ambito della radiodiffusione sonora in tecnica digitale.

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Vincenzo Dolce (presidente MAVE)

La radio digitale passa da quella analogica

(Newslinet) – Agcom ha certamente svolto un ottimo lavoro, considerate le difficili premesse. Nondimeno, permangono alcune indubbie criticità.
(Vincenzo Dolce) – L’ottimo lavoro fatto dall’Agcom con le risorse attualmente disponibili è, a nostro avviso, un primo passo per la razionalizzazione dell’intero sistema dell’emittenza radiofonica. Come evidenziato dall’Autorità, che lo ha definito un piano provvisorio, l’elaborato è collegato al completamento delle attività di coordinamento internazionale, connesse a loro volta alla definizione del Piano FM, altro aspetto particolarmente delicato per il futuro delle emittenti locali analogiche.

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Senza misure di sostegno impossibile il passaggio integrale dell’emittenza locale analogica al digitale

Infatti, allo stato dei fatti, senza misure di sostegno per il passaggio al digitale le stazioni locali difficilmente potranno procedere senza traumi all’indispensabile avvicendamento tecnologico. Il mercato attuale delle radio locali è circoscritto alla diffusione analogica e il consequenziale aumento della copertura non ne aumenterebbe i ricavi. La stessa problematica l’avranno anche le emittenti strutturate su base regionale, che negli anni hanno potuto differenziare le aree inserendo pubblicità areale.

Il rischio dei PDV

(NL) – Nel processo di attribuzione dei diritti d’uso DTT la difficoltà maggiore è stata il rispetto dei PDV. Molti progetti, anche di player di rango nazionale, sono stati bocciati dalla FUB. E’ prevedibile un analogo rischio per il DAB?
(Vincenzo Dolce) – Il rischio sussiste e dipenderà da una parte dalla capacità progettuale dei consorzi di emittenti di elaborare soluzioni rispettose dei rigidi vincoli di segnale (i PDV, punti di verifica). Certamente dovremo dimenticarci potenze importanti: le reti DAB, per rispettare i PDV, dovranno utilizzare impianti di bassa potenza e sistemi radianti molto concentrati.

La vicenda dei mezzi mux del DTT potrebbe essere uno spunto per il DAB

(NL) – Ora la palla passa al Mise per la stesura e la pubblicazione dei bandi. Difficile che tutti i consorzi locali esistenti possano ottenere diritti d’uso nelle zone a bassa disponibilità di risorse frequenziali. Inevitabile quindi la procedura del beauty contest.
(VD) – Trattandosi di una fase transitoria, sarebbe preferibile evitare la soluzione del beauty contest che, per definizione, porterebbe a delle esclusioni. Piuttosto sarebbe preferibile l’obbligo di condivisione dei diritti d’uso tra consorzi esistenti, come del resto attuato nel DTT coi cosiddetti “mezzi mux”. Così si eviterebbe l’esclusione elle emittenti socie di consorzi non collocati utilmente. Se lo scopo è dare un futuro alla radiofonia italiana, esso va costruito insieme. Anche perché i consorzi sono strutturati come operatori di rete e devono ad ogni modo garantire indirettamente anche il lavoro delle piccole aziende tecniche locali che li dovranno supportare nello sviluppo e nella pianificazione operativi.

Ruolo nativi digitali molto attivi va preservato

(NL) – Andrà tenuto conto della presenza (ormai consolidatasi) dei nativi digitali in ambito locale…
(VD) – Nell’esperienza fatta attraverso i consorzi che abbiamo supportato, i nuovi fornitori sono stati di notevole aiuto alla sperimentazione del DAB (e per nuovi fornitori ricomprendo anche i concessionari analogici che hanno ampliato le loro aree di servizio). Entrambe le tipologie di soggetti hanno dato la possibilità agli utenti di ascoltare il loro prodotto ricavandone solo notorietà, a fronte di investimenti tecnologici e qualitativi. Paradossalmente i nativi digitali sono maggiormente preparati ad investire rispetto ad una emittente analogica in quanto non hanno il peso dei costi dei diffusori FM. Per tali soggetti prevederei un beauty contest riservando delle capacità per i nuovi soggetti. (M.L. per NL)

Foto antenne di Floriano Fornasiero

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