RAI: lavoratori protestano contro la vendita di RAI WAY

"I lavoratori di Raiway sono arrivati da tutta Italia per manifestare la contrarietà alla cessione della loro azienda. Due i presidi organizzati da Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Ugl-Telecomunicazioni, Snater, Libersind-ConfSal, oggi di fronte al Ministero dell’Economia e al Ministero dello Sviluppo Economico, nel corso dei quali sono stati distribuiti 3000 volantini alla cittadinanza".

Lo rende noto a questo periodico il sindacato Libersind che spiega che "Una delegazione è stata ricevuta da un rappresentante della direzione generale del Ministero dello Sviluppo Economico a cui è stata consegnata la lettera aperta indirizzata al Ministro Romani sottoscritta da 500 lavoratori Raiway. Nell’incontro è stata descritta la situazione dell’intero gruppo Rai e in particolare di Raiway. I dirigenti del Ministero dello Sviluppo Economico si sono detti disponibili ad un incontro ufficiale con le parti, dopo aver approfondito sia con il ministro Romani che con il Ministero dell’Economia e Finanze, proprietario dell’azienda e a cui stamattina è stato consegnato identico materiale". "I sindacati – spiega l’ente esponenziale – unitariamente ricordano il valore dell’impegno dei lavoratori Raiway per la digitalizzazione della rete, fatta nei tempi, modi e a costi più efficienti possibili, cosa che ha permesso di risparmiare sugli appalti, e chiudere in attivo il bilancio. A tutt’oggi i lavoratori continuano ad operare spostandosi in tutta Italia, per proseguire il processo di riconversione al digitale terrestre, per garantire la ricezione del segnale a tutti gli utenti, e quindi il servizio universale cui la Rai è tenuta: un impegno non adeguatamente considerato dall’azionista che ancora non si è pronunciato sulla proposta di cessione. In ultimo le organizzazioni sindacali hanno criticato l’intero impianto del piano industriale che determina il risparmio attraverso la vendita di un asset strategico che ha visto investimenti pubblici per 400 milioni di euro, questo al solo scopo di fare cassa non tenendo conto del futuro aggravio che sul bilancio aziendale avrebbe il costo dell’affitto della medesima infrastruttura, oltretutto rinunciando ai possibili ricavi determinati da un mercato in espansione", conclude la nota del Libersind. (A.M. per NL)

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