Rai, più breve la durata della prima serata

Petruccioli, presidente della Rai, in apertura della conferenza stampa della 59ma edizione del Prix Italia ha affermato la non univocità del concetto di televisione di qualità ed ha anticipato alcune linee del nuovo piano editoriale della tv pubblica


Non sussiste un unico parametro capace di definire la televisione generalista di qualità, o meglio ci sono tanti diversi tipi di qualità quante sono le tipologie di televisione, e quella nazionale “deve puntare innanzitutto sulla tradizione”. Claudio Petruccioli, presidente della Rai, ha aperto con queste ultime parole la conferenza stampa della 59ma edizione del Prix Italia, che si tiene questa settimana a Verona.
Nel corso del suo intervento, il numero uno di viale Mazzini ha anche incominciato ad anticipare alcuni elementi essenziali del nuovo piano editoriale che il CdA da lui presieduto si appresta ad approvare tra breve. Una prima rilevante novità dovrebbe coinvolgere i palinsesti, con una separazione del prime time in due fasce, così da anticipare l’arrivo della cosiddetta seconda serata. Nel corso della passata stagione sono state sollevate molte polemiche in seguito alla partenza sempre più ritardata dei programmi serali, sia in Rai che in Mediaset, con la conseguenza che le trasmissioni seguenti venivano diffuse in orari proibitivi per la maggior parte dei telespettatori. A questo scopo, Petruccioli ha ipotizzato la possibilità di spezzare le fiction con una durata di 100-110 minuti in due episodi da 55 minuti, in modo da anticipare l’ingresso della seconda serata, con conseguente adeguamento del Biscione alla nuova gestione operativa degli spazi. Con riguardo alla scelta del CdA di prorogare la permanenza nel palinsesto dei reality show, come “L’isola dei famosi”, il presidente ha rimarcato come la loro ragion d’essere abbia motivazioni di tipo economico, che mirano all’assuefazione dei telespettatori ad un tran-tran ripetitivo il quale non ha nulla a che vedere con la buona qualità dell’offerta televisiva. L’intervento ha poi toccato due aspetti essenziali del futuro della tv pubblica generalista: da un lato la necessità di sostituire il direttore generale con un amministratore delegato, capace di guidare l’azienda in modo più autonomo ed efficiente e di superare l’attuale lentezza dell’attività, dettata dalla continua ricerca di un consenso tra le varie parti; dall’altro l’dea che il compito futuro della tv pubblica, sia quello di armonizzare i programmi che compongono i vari palinsesti per dare loro la funzione di collante sociale, capace di creare nella dinamica delle relazioni quotidiane quell’“effetto piazza” che l’uso privato della pay tv non permette in nessun modo. Intervenendo al medesimo convegno il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha sostenuto la tesi secondo cui per dare segnali forti di rilancio del servizio pubblico sia necessario riportare in prima serata il cinema, anche quello italiano, nonché documentari e programmi giornalistici di grande ascolto. (Paolo Masneri per NL)

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