I dati di vendita provenienti da diverse fonti lo confermano: nei primi mesi del 2011, il mercato italiano dell’elettronica di consumo ha vissuto tendenze contraddittorie: grande sviluppo dei dispositivi mobili (smartphone e tablet PC soprattutto), decisa flessione dell’informatica tradizionale e degli apparecchi di ricezione televisiva.
Trend che possono essere letti da diversi punti di vista, anche se appare evidente che la convergenza dei diversi strumenti di fruizione di contenuti video è ancora in una fase preliminare, soprattutto nella testa dei consumatori. L’idea che un televisore possa essere utilizzato per qualcosa di diverso rispetto alla semplice ricezione di programmi broadcast per il momento sfiora solo una piccola parte dei potenziali utenti che, o non si interessano proprio della rete (41% degli italiani, come ci ricorda il report del Digital Scoreboard europeo), o magari continuano a pensare che per connettersi a internet e usufruire dei contenuti video di YouTube o Dailymotion sia più consono l’utilizzo di strumenti di derivazione informatica. Così la crescita di prodotti come le Smart TV, pur essendo sensibile, non riesce a compensare il calo delle vendite dovuto a fattori tradizionali quali la mancanza di eventi sportivi importanti o la “pausa” degli switch-off al digitale terrestre. E anche l’avvento del 3D sembra essere finora percepito come un fenomeno attinente alle sale cinematografiche piuttosto che alle trasmissioni televisive. L’innovazione stenta insomma a far breccia in un pubblico non proprio avvezzo alla cultura digitale; a meno che non si tratti degli aspetti più superficiali e modaioli, la cui influenza sui dati di acquisto di aggeggi come i suddetti smartphone o tablet PC andrebbe opportunamente approfondita. Ma la sfiducia nei nuovi mezzi multimediali convergenti pare non essere solo esclusiva dei consumatori, se è vero che da noi l’offerta di contenuti e di applicazioni per le nuove TV connesse o 3D risulta essere decisamente deficitaria rispetto ai paesi europei più tecnologicamente evoluti. Per non parlare degli USA, dove ormai il sorpasso della televisione via internet su quella tradizionale è alle porte. E non si possono ignorare gli ormai cronici problemi infrastrutturali: la banda “larga” solo sulla carta e il digital divide che, per quanto riguarda i servizi video, coinvolge anche chi ha una connessione di velocità inferiore ai 4 Mbps (a essere ottimisti). Insomma, sembra essere ancora lontano il tempo in cui il nostro paese potrà emanciparsi dalla TV “uguale per tutti” per avviarsi sui percorsi interattivi e (forse) più consapevoli della rete multimediale. (E.D. per NL)