Wikipedia denunciata dal sindaco? Inevitabile

Alessandro Bottoni risponde ad Alessio Papini sul caso Wikipedia – Domenici/Cioni. E spiega: la diffamazione su Wikipedia non deve più trovare spazio


da Punto Informatico

Roma – Mi permetto di dissentire da quanto sostiene Papini nella sua lettera Se il sindaco denuncia Wikipedia. Come vice-presidente del Partito Pirata e come principale sostenitore di Anonet non posso certo essere accusato di avere in antipatia Wikipedia né, tantomeno, il meccanismo di pseudonimia che Wikipedia ha deciso di utilizzare per identificare i suoi autori. Tuttavia, credo che sia tempo di separare ciò che esiste di buono in Wikipedia da ciò che c’è di sbagliato o di inadeguato. Il meccanismo che permette a persone coperte da pseudonimo (o anonime) di pubblicare notizie false e diffamatorie sul conto di altre persone è sicuramente una delle cose di Wikipedia che vanno cambiate al più presto. Anche se in questo specifico caso l’autore della calunnia è stato prontamente rintracciato, infatti, la possibilità di pubblicare anonimamente delle notizie false su Wikipedia è reale ed incombe sulle spalle di tutti i cittadini come una Spada di Damocle.

Può succedere (ed è già successo diverse volte) che l’autore di una calunnia o di una diffamazione non sia identificabile o rintracciabile e che Wikimedia, a sua volta, pretenda di chiamarsi fuori. In questo modo, la persona offesa resta priva di ogni possibilità di ottenere giustizia. Come noto, Wikipedia non chiede ai suoi autori di identificarsi con nome e cognome. Permette che venga usato uno pseudonimo (un “nickname”) e collega questo pseudonimo alla persona reale attraverso l’IP della macchina che egli sta utilizzando. Peccato che l’IP identifichi appunto il PC, non la persona. Potrebbe trattarsi del PC di uso pubblico di una scuola, di una università, di una grande azienda o di un museo. Nessuno lo può sapere. In questo caso l’autore della calunnia resta irrintracciabile. Quando succedono queste cose, la persona offesa non può prendersela con l’autore e, incredibilmente, Wikipedia pretende di non essere responsabile. Non essendo una testata registrata, Wikipedia non risponde come “giornale” di eventuali atti di diffamazione o di calunnia di fronte alla legge. Non solo: Wikimedia Italia è solo una associazione di promozione. Non si occupa della redazione delle voci e quindi non risponde del loro contenuto. Come risultato di tutto questo, la persona offesa viene lasciata sola, alla pubblica gogna, senza nessuna possibilità di ottenere giustizia. Questo avviene sia che la persona offesa sia Augusto Pinochet sia che si tratti di Madre Teresa di Calcutta. Non mi sembra che si possa parlare di “giustizia” o di “libertà” quando succedono queste cose. Semmai, si può parlare di “impunità”.

Dovrebbe essere sufficiente il buon senso per capire che quando si permette ad un’altra persona di pubblicare qualcosa sulle proprie pagine ci si assume una responsabilità, morale e legale, legata a ciò che questa persona potrebbe pubblicare. La pretesa di Wikipedia di chiamarsi fuori è quindi sconcertante e quasi certamente infondata sul piano legale. D’altra parte, non sarebbe strettamente necessario per Wikipedia assumersi questa responsabilità. Potrebbe facilmente lasciarla sulle spalle dell’autore, chiedendogli di firmare il suo pezzo e di rendersi rintracciabile, come fanno abitualmente i giornali. Non c’è infatti un solo motivo al mondo per sostenere che l’autore di una enciclopedia debba agire in modo anonimo ed irrintracciabile.
Come è noto, Wikipedia dovrebbe già mettere in atto un controllo preventivo sui contenuti e pubblicare solo ciò che risponde ai dovuti criteri di “enciclopedicità”. Wikipedia, infatti, non è un tatsebao destinato ad accogliere in modo incontrollato le opinioni “represse” dei cittadini. Per queste cose ci sono altre pubblicazioni ed altre sedi, sicuramente più adatte allo scopo. Wikipedia si propone, per sua stessa volontà, come una enciclopedia destinata a raccogliere soltanto informazioni neutrali ed incontestabili. A conferma di questo, Wikipedia mette in atto una imponente struttura di controllo, formata da amministratori e strumenti software di un certo pregio. A quanto pare, però, questa struttura di controllo fallisce abbastanza spesso. A questo punto, c’è da chiedersi se questo meccanismo di controllo preventivo possa essere considerato una garanzia sufficiente o non sia invece il caso di identificare gli autori in un modo meno aleatorio.

Si noti che Wikipedia non può essere trattata come un normale blog. Un normale blog esprime le opinioni del suo autore (conosciuto od anonimo che sia) o di una organizzazione (spesso di parte) e, quando è fortunato, può raggiungere un pubblico di nicchia. Wikipedia si pone apertamente l’obiettivo di presentare una versione dei fatti “neutrale”, “condivisa”, “controllata” ed “autorevole”. Wikipedia si rivolge al grande pubblico ed ottiene da esso una grande attenzione e molto credito. Alcune sue pagine, da sole, vengono viste da un numero di persone maggiore di quello che legge alcuni quotidiani online. Quando Wikipedia riporta una notizia, questa viene solitamente accettata come veritiera. Dovrebbe quindi essere chiaro che quando appare una calunnia sulle pagine di Wikipedia si tratta di un fatto molto grave, non di una goliardata.

Una persona che venga calunniata o diffamata da una pubblicazione di grandissima diffusione e di notevole affidabilità come Wikipedia subisce un danno di immagine paragonabile o superiore a quello prodotto da un quotidiano o da un telegiornale che pubblicasse la stessa notizia. Sarebbe ingenuo pensare che questa persona possa “lasciar perdere”. Se gli è possibile, chiederà i danni all’autore. Se questo autore non è rintracciabile a causa delle carenze del sistema di identificazione adottato da Wikipedia, la persona offesa chiederà i danni al gestore di Wikipedia, cioè Wikimedia USA, nella figura di Jimmi Wales. Già solo per il fatto di dover istituire una causa internazionale contro un milionario che opera dietro lo schermo di una associazione non profit, la persona offesa si trova in una posizione di evidente svantaggio e subisce un ulteriore danno. Se anche la persona offesa fosse in grado di correggere la notizia che lo riguarda, questo sarebbe comunque irrilevante.

Così come la persona offesa può tentare di ripristinare la verità con pochi colpi di click, i calunniatori (forse anonimi) possono ripristinare la calunnia nello stesso modo. Ogni tentativo di agire in modo autonomo si trasformerebbe quindi in una inutile “edit war” tra due fazioni, come è già successo nel caso di Massimo Del Papa, di John Seigenthaler e di altre persone. Non è affatto detto che vinca la fazione che rappresenta la verità. Molto più probabilmente, vincerà la fazione che può vantare più uomini, più tempo da investire in questa attività e più aderenze all’interno del sistema di controllo di Wikipedia.

L’unica cosa che può salvare la persona offesa da questo linciaggio mediatico (“character assassination”) è l’intervento di un giudice super partes che costringa i calunniatori a rimangiarsi pubblicamente le proprie calunnie. Per questa ragione le persone offese ricorreranno sempre e solo alla querela in questi casi. L’unico modo di evitarlo consiste nel rendere facilmente rintracciabile l’autore, sia da parte della persona offesa che delle autorità di controllo, e ripristinare il normale sistema di responsabilità individuali che regge il funzionamento di qualunque comunità umana.

Per pubblicare “opinioni discutibili” ed “informazioni scottanti” in modo anonimo esistono altri modi, tra cui WikiLeaks, Freenet ed Anonet. Se la notizia è di rilevanza sociale, si può contattare un giornalista ed agire per suo tramite. La legge lo consente e protegge sia il giornalista che l’informatore. Abbiamo quindi tutto il diritto di pretendere che su Wikipedia appaiano solo informazioni verificate e “tracciabili”. Le stesse policy di Wikipedia lo impongono.

Citizendium e Google Knol si stanno avviando verso un modello editoriale in cui gli autori devono lasciarsi identificare pubblicamente da nome e cognome e devono rendersi realmente rintracciabili. In questo modo, e solo in questo modo, la piattaforma editoriale può effettivamente, e legittimamente, “chiamarsi fuori” da ogni lite e lasciare che gli autori rispondano in prima persona delle proprie azioni di fronte ai lettori. Questo è un meccanismo ben diverso da quello adottato da Wikipedia. Il fatto che Citizendium e Knol vadano in questa direzione dimostra che il problema è reale, che deve essere affrontato e che sono facilmente ipotizzabili delle soluzioni efficaci. Francamente, Wikipedia non ha più scuse per insistere sul modello pseudonimo.

Si noti che l’identificazione degli autori è realmente necessaria solo quando si scrive a proposito di oggetti “legalmente reattivi”: persone viventi o defunte da poco, figure pubbliche, enti ed aziende, prodotti su cui le aziende hanno investito del denaro. Non è necessario identificare l’autore quando scrive del mondo naturale e di molte altre cose inerti. Le orchidee non fanno causa per diffamazione se le si accusa di essere piante parassite. Nemmeno Ulisse farà mai causa a Wikipedia per essere stato accusato di adulterio con la Maga Circe. Basterebbe quindi pretendere che si identifichino gli autori che si occupano di questi temi sensibili per risolvere il 90% di questi problemi.

Ovviamente, né io né nessun altro commentatore sano di mente ha mai suggerito che si debbano identificare o tracciare i lettori di Wikipedia. Chi fruisce “passivamente” dei contenuti prodotti da altri non può in nessun modo commettere un reato e non c’è quindi motivo di preoccuparsi della sua identità. Ogni accusa di voler “tacciare Wikipedia” o di voler “tracciare gli utenti” è quindi completamente infondata e palesemente delirante. Qui stiamo chiedendo ben altro: che si faccia dell’anonimato quell’uso parsimonioso e meditato che lo stesso buon senso e la legge consigliano.

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