Anche Virgin Radio in FRT: la rappresentatività dell’emittenza radiofonica nazionale è ormai distribuita tra due soggetti in bilanciamento

RNA perde un altro associato di rango e riduce ulteriormente la propria rappresentanza sindacale sotto il profilo numerico. Ma non sono tutte rose e fiori


Della fuga di associati da RNA abbiamo già parlato su queste pagine poche settimane fa. Ci torniamo ora per evidenziare come il trend negativo per quello che un tempo era il soggetto per antonomasia rappresentativo dell’emittenza radiofonica nazionale, stia purtroppo proseguendo. Con l’ingresso (anche) di Virgin Radio (che si affianca alle altre emittenti del gruppo Finelco, R 105 e RMC) nella Federazione Radio Televisioni, il bilanciamento con RNA è (quasi) raggiunto.
Da una parte, quella di RNA, ci sono infatti: le tre reti Elemedia (Deejay, Capital e m2o), R 101, Maria, Radicale, Radio 24 e RDS. Dall’altra, quella di FRT, spiccano: RTL, Kiss Kiss, Radio Italia e le tre reti Finelco. Outsider, per ora, Radio Padania.
Tuttavia, c’è poco da festeggiare, in generale: se RNA potrà sempre meno sostenere nelle sedi istituzionali di rappresentare il pensiero forte e concorde delle reti nazionali, in casa FRT è possibile che, prima o poi, gli esponenti di spicco delle emittenti locali (e in particolare delle superstation, delle b.t.s. o delle maxilocali) abbiano da ridire sull’ingombrante presenza ed inevitabile ingerenza di soggetti nazionali dagli interessi quasi sempre opposti. Il rischio è che FRT diventi un carrozzone portatore di interessi spesso agli antipodi, difficilmente conciliabili e quindi uno strumento poco governabile, che potrebbe ingessarsi nelle fasi decisionali più significative. Del resto, di situazioni di questo tipo, tra la fine degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80, se ne sono viste diverse nel nostro paese, non solo nell’ambito sindacale, ma anche e soprattutto in quello pubblicitario. Si ricorderà, proprio su questo ultimo piano, l’esperienza, negativissima, della grande abbuffata di Divisione Radio Italia e SPER, che, acquisite in concessione per la pubblicità “nazionale” centinaia di emittenti locali ciascuna, si sono poi fuse creando un mostro obeso, poi soffocato dalla propria stazza e dalle scorribande di giovani ed agili competitor (generalmente le concessionarie delle giovani emittenti nazionali) che in poco tempo ne hanno divorato le grasse carni.

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