DTT. Lo switch off rallenta lo share

A rimetterci in ascolto, almeno per ora, è la tv generalista, che a dispetto di questa perdita vede salire gli ascolti dei canali del digitale terrestre in particolare, ma anche di quelli di Sky, che incrementano così share e audience


di Afra Fanizzi – Opinione.it

La tv digitale terrestre è arrivata sulla terra. Anzi si è fermata in Sardegna. Dal primo novembre, infatti, la vecchia tv analogica non c’è più e lo switch off ha coinvolto tutte le tv nazionali e le sedici emittenti televisive locali della regione. La transizione ha riguardato ben 377 comuni, e 640 mila famiglie (un milione 665 mila persone) che ora guardano la tv tramite un decoder. Che sia integrato nella tv o esterno; che sia per il digitale terrestre o satellitare; senza decoder in Sardegna – la regione digitale più vasta d’Europa – non si vede nulla. In particolare sono 358 mila i decoder finanziati dallo Stato ai quali vanno aggiunti migliaia di set top box acquistati senza contributo e una vera e propria valanga di zapper: ovvero quei decoder che costano una trentina di euro, totalmente sprovvisti d’interattività comprati soprattutto per collegarli alla seconda e alla terza tv. Ma cosa è effettivamente cambiato per i sardi? Per prima cosa i numeri dei canali, che sono passati da 26 canali (10 nazionali e 16 locali) della vecchia tv analogica a ben 59 (29 nazionali e 30 locali), che hanno anche una risoluzione migliore. E i più fortunati, quelli che possono permettersi anche l’abbonamento a Sky, di canali ne hanno a centinaia. Un vero e proprio “laboratorio dell’audience”, nel quale in questi giorni stanno facendo esperimenti i grandi broadcaster, gli uomini del marketing e anche i big spender della pubblicità. Esperimenti per scoprire l’audience e lo share che sarà tra quattro anni, quando nel 2012 in tutta Italia la tv sarà digitale.
A rimetterci in ascolto, almeno per ora, è la tv generalista, che a dispetto di questa perdita vede salire gli ascolti dei canali del digitale terrestre in particolare, ma anche di quelli di Sky, che incrementano così share e audience. Si è passati da uno zapping limitato, come quello analogico, a uno zapping più frenetico come quello digitale. Ora in Sardegna, insomma, c’è più possibilità di scelta, anche se non tutti i canali sono stati attivati. Secondo i primi dati elaborati dallo Studio Frasi, si nota soprattutto come Rai4 abbia già superato il tre per cento di share in Sardegna mentre nel resto d’Italia mantenga uno share da zero virgola. In pratica il canale di Carlo Freccero in Sardegna fa già gli stessi ascolti di La7. A perdere quindi almeno due punti di share, sono proprio le ammiraglie Rai Uno e Canale 5, che in futuro potranno recuperare share proprio sfruttando i nuovi canali. Il digitale, per essere attivato, ha richiesto un aumento delle frequenze e questo perchè, mentre con l’analogico ogni singola frequenza utilizzata permette di trasmettere un solo canale, con il digitale ogni frequenza può trasmettere fra i sei e gli otto canali. E poi c’è un altro importante cambiamento: la digitalizzazione televisiva ha portato alla divisione di ruolo tra operatori di rete (coloro gestiscono le reti di telecomunicazione) e i fornitori di contenuti (coloro che hanno la responsabilità territoriale dei palinsesti trasmessi).
La digitalizzazione televisiva della Sardegna ha evidenziato però una problematica che necessita una risoluzione, come specificato nei giorni scorsi da Aeranti-Corallo, che rappresenta ben undici delle sedici tv e radio sarde. Il problema riscontrato è il cosiddetto “LCN” ossia la funzione di ordinamento automatico dei programmi. Si sono evidenziate infatti molte problematiche legate al conflitto (cioè al contemporaneo impiego) tra due o più operatori relativo alla stessa numerazione. Al fine di trovare una adeguata e definitiva soluzione alla questione, la stessa associazione sta cercando di individuare un modus operandi condiviso tra operatori locali e nazionali, senza discriminazioni tra i diversi soggetti. Nel frattempo lo switch off continuerà con la Valle D’Aosta, il Piemonte occidentale, il Trentino Alto Adige, il Lazio, la Campania, il Piemonte orientale e la Lombardia, e poi ancora Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Toscana, Umbria, Sicilia e Calabria. Nel 2012 tutta l’Italia sarà digitalizzata.

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