"Me ne frego dell’Europa, decido io". Secondo il quotidiano La Repubblica queste sarebbero state le parole del viceministro al MSE Paolo Romani ascoltate da alcuni operatori tv all’esito della riunione con il commissario UE per la concorrenza Joaquin Almunia.
L’infelice (presunta) affermazione di Romani sarebbe seguita al suo nuovo incontro a Bruxelles sul tema della deroga a Sky per partecipare all’imminente gara per il dividendo frequenziale del digitale terrestre italiano, sul quale Agcom nei giorni scorsi aveva espresso "perplessità". Come noto, infatti, l’orientamento dell’UE sarebbe quello di concedere al gruppo di Rupert Murdoch (foto) la possibilità di concorrere all’assegnazione delle frequenze DTT, in quanto, rispetto all’obbligo di star fuori dalle nuove piattaforme fino al 1° gennaio 2012 (assunto nel 2003 a seguito del nulla osta dell’Europa alla fusione delle pay tv Stream e Telepiù nel superplayer Sky), lo scenario mediatico e tecnologico nazionale sarebbe profondamente mutato. L’affermazione del DTT, che allora sembrava un futuro lontano, è invece avvenuta anzitempo e ciò grazie anche alle iniziative legislative del nostro Paese, volte a favorire un rapido consolidamento della nuova tecnologia (qualcuno dice proprio con la finalità di allungare il distacco degli operatori esistenti su tale terreno per agevolarli). Oggi, infatti, i network provider nazionali sulla piattaforma DTT sono ormai lanciati, come dimostrano anche i dati resi noti da Mediaset in occasione dell’approvazione del bilancio 2009, che certificano in 4,1 milioni le tessere Premium attive, che potrebbero consentire il raggiungimento del break even già alla fine di quest’anno. Proprio per via della estrema mutevolezza del quadro tecno-economico, Sky avrebbe chiesto di concorrere all’assegnazione di uno dei cinque multiplexer che saranno presto messi all’asta (obbligo che peraltro nasce proprio per risolvere il contenzioso nato con UE a seguito della contestatissima legge Gasparri, che avrebbe privilegiato il consolidamento dei grandi gruppi tv esistenti a tutto danno dei nuovi entranti). Ora, però, alla luce "nell’ultimo faccia a faccia con il commissario europeo" secondo Repubblica (che si richiama a "fonti attendibili") Romani avrebbe "minacciato di procedere comunque alla gara per i multiplex senza invitare Sky. Oppure di non fare del tutto la gara mettendo così a repentaglio la chiusura della procedura d’infrazione sulla legge Gasparri". "Una posizione, quella di Romani, di chiusura totale" che avrebbe "irritato non poco il commissario e che rilancia in una forma sempre più grave il mai risolto problema del conflitto di interessi", ha sottolineato il quotidiano. Ma ormai è chiaro che Murdoch ha deciso di entrare in forza sul DTT e chi lo conosce sa che quando prende una decisione difficilmente torna indietro. Così, quand’anche il governo italiano decidesse, improvvidamente, di impedirgli di partecipare alla gara per il dividendo digitale pur in presenza in un assenso dell’UE (con inevitabile ennesima messa in mora del nostro paese), c’è da giurare che presto vedremo i suoi programmi su altri circuiti. Perché di capacità trasmissiva disponibile dai terzi, allo stato, in Italia ce n’è da vendere. O, al limite, da affittare. (A.M. per NL)