L’equilibrio di Nash

Nella teoria dei giochi si definisce equilibrio di Nash un profilo di strategie singolari rispetto al quale nessun giocatore ha interesse a modificare il proprio piano se è l’unico a farlo.

La perdurante stagnazione del comparto della raccolta pubblicitaria radiofonica nazionale trova ragione in un meccanismo del tutto analogo. Tuttavia, alcune variabili, unitamente alla prossima ripresa dei mercati, assegneranno al nevralgico settore una rinnovata attenzione economica e strategica che imporrà l’applicazione di nuove strategie. L’attuale geografia del comparto già mostra la presenza di spazio sufficiente per almeno un nuovo player. Il volume d’affari (di per sé non irrilevante ma ben al di sotto delle sue potenzialità, se commisurato ai riscontri degli altri operatori europei) vede 5 concessionarie captive (Open Space per RTL 102,5; 99 Pubblicità per le radio Finelco; RDS Pubblicità per RDS; Manzoni per le emittenti de L’Espresso; System per Radio 24), una ibrida (Mondadori Pubblicità, che raccoglie per R101 – dello stesso gruppo – e per Radio Italia e Kiss Kiss) e due indipendenti (PRS e Visibilia), che però, fino ad ora, non hanno mostrato una particolare convinzione nel gestire un mercato attraente nonostante la crisi economica. Quanto alle variabili, se l’esperienza ci insegna che i rapporti tra emittenti indipendenti e concessionarie titolari di radio difficilmente durano nel tempo, per gli evidenti conflitti d’interesse, è probabile che assisteremo a sviluppi a riguardo di Mondadori (per i quali non ci vuole molta fantasia, invero) ma anche in conseguenza delle pesanti scosse di assestamento determinate dal terremoto che ha raso al suolo Radio & Reti, il cui fallimento ha liberato sul mercato tre stazioni che da sole valgono quasi 3 milioni di ascoltatori, cioè l’equivalente di una radio nazionale di medio livello. Le sole considerazioni enunciate (senza cioè considerare il rilevante numero di emittenti areali dotate di significativo appeal che potrebbero agevolmente valutare nuove opportunità) portano a concludere che una concessionaria non condizionata dalla proprietà di emittenti, sufficientemente dotata di capacità finanziarie per alimentare gli indispensabili minimi garantiti (che pur negli ultimi anni sono risultati essere i massimi ottenibili) e di convinzione (più che di capacità) commerciale potrebbe virtuosamente risvegliare interessi economico-finanziari benefici per l’intero medium.

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