Media. Dossier GEDI al bivio: gap di 40 mln tra offerta greco-saudita e richiesta di Elkann. Che allora negozia con Del Vecchio (Luxottica)

Elkann, Luxottica, Gedi

L’uscita di Exor (la holding degli Agnelli-Elkann) dal mondo editoriale italiano potrebbe essere ad un bivio, quantomeno per quanto riguarda una parte del gruppo GEDI.
Infatti, mentre per La Stampa sarebbe solo questione di iter procedurali-finanziari (in particolare la due diligence in corso) per definire la cessione al gruppo editoriale triveneto NEM, per il resto (La Repubblica + il polo radiofonico sotto il cappello della controllata Elemedia, cioè Radio DeeJay, Radio Capital, m2o, DeeJay Tv e radio digitali ancillari + la concessionaria A. Manzoni & C.), a quanto si dice, la famiglia di armatori-editori greci Kyriakou (che opera insieme al principe saudita Mohammed Bin Salman) non vorrebbe offrire più di 100 mln di euro, mentre Elkann ne vorrebbe almeno 40 in più.
Così, nello stallo della trattativa internazionale (l’esclusiva coi greci scadrebbe a fine novembre), fa capolino la famiglia Del Vecchio (Luxottica). Con quanta reale convinzione è tutto da verificare.

L’ormai acclarata volontà di disimpegno di Exor (la holding finanziaria olandese controllata dalla famiglia italiana Agnelli-Elkann) dal gruppo GEDI (616 dipendenti nel 2024, a fronte di un fatturato di 224 milioni di euro, con -15 milioni di utile netto) non è soltanto una manovra industriale: rappresenta una vera e propria svolta nel mondo dell’informazione nazionale, con effetti che travalicano l’editoria, toccando equilibri economici, politici e culturali.

Il capitale industriale abbandona la stampa

Tra dossier separati, interlocutori internazionali ed un mercato in contrazione, la cessione di La Repubblica, La Stampa e delle radio di Elemedia ridefinirebbe la geografia dei poteri mediatici italiani, lasciando sullo sfondo un interrogativo che inquieta il settore: quale sarà il futuro del pluralismo editoriale in un Paese dove il capitale industriale abbandona progressivamente il sostegno all’informazione?

Exor, l’addio all’editoria ed il cambio di paradigma

L’intenzione di John Elkann di disimpegnarsi dal comparto editoriale era nell’aria da mesi, galleggiando nei confini di una strategia precisa: uscire da GEDI – editore de La Repubblica e La Stampa e del comparto radiofonico, col gioiello di famiglia Radio Deejay e la sua declinazione televisiva DeeJay Tv, insieme alle stazioni di completamento dell’offerta mediatica Radio Capital, m2o e radio digitali ancillari, integrate dalla concessionaria pubblicitaria A. Manzoni & C. – per concentrare il portafoglio in settori considerati core, come automotive e tecnologia.

La convinzione (mancata) di Elkann sull’editoria

Una parabola editoriale, quella della gestione Elkann, non sempre coerente con la logica del gruppo Exor, con investimenti a singhiozzo ed un rapporto complesso con la cultura industriale del giornalismo.
Così non ha colto di sorpresa praticamente nessuno la volontà di disimpegno, maturata in un contesto di profonda trasformazione del mercato dei media, dove i ricavi della carta stampata si erodono e le logiche digitali privilegiano i grandi aggregatori globali, soprattutto in questa fase di progressiva affermazione dell’intelligenza artificiale.

Cut the branch

Uscire dall’editoria, per Exor, infatti, significa non solo tagliare un ramo non più strategico e fonte di ingenti perdite (mezzo miliardo di euro dall’acquisto del 2019 da Carlo De Benedetti, per 203 mln di euro), ma anche liberarsi di un fattore politico ingombrante: La Repubblica e La Stampa, per storia e influenza, restano testate-simbolo del potere mediatico torinese.

Un’operazione a pezzi

Fonti ormai convergenti indicano l’elevata probabilità che l’operazione di alienazione di GEDI non sarà un pacchetto unico, ma un mosaico di cessioni differenziate. Due nelle aspirazioni di Exor; tre in quelle degli offerenti.

Testate, radio e concessionaria

Infatti, mentre La Stampa pare indirizzata ad una cordata italiana (probabilmente il gruppo NEM – Nord Est Multimedia, con editore di spicco Enrico Marchi), La Repubblica, le radio di Elemedia e la concessionaria A. Manzoni & C. potrebbero non finire tutte insieme al fronte internazionale guidato dai greci di Antenna Group (della famiglia di armatori-editori Kyriakou) insieme al principe saudita Mohammed Bin Salman (membro della famiglia reale Al Saʿūd, figlio dell’attuale re Salman e primo in linea di successione al trono dell’Arabia Saudita).

30/11/2025

Il quali avrebbero una trattativa esclusiva il cui termine scadrebbe, secondo una indiscrezione del quotidiano Domani (edito da Carlo De Benedetti – come detto ex patron del Gruppo Editoriale l’Espresso – e distribuito da RCS MediaGroup), il 30/11/2025, quindi tra due settimane.

Le strade differenti

Così, mentre a riguardo del deal La Stampa/NEM potrebbero non esservi particolari difficoltà di definizione, se non aspetti organizzativi-finanziari (una due diligence in corso per accertare il valore dell’asset e la situazione dell’organigramma in vista di prevedibili operazioni di alleggerimento dei costi) che potrebbero dilatare i tempi, per La Repubblica + Elemedia + Manzoni, la distanza tra offerta e domanda sarebbe ancora troppo alta.

Gap

Si parla, infatti, di un gap di ben 40 mln di euro, da commisurarsi in relazione ad una proposta di 100 e ad una richiesta di 140. (Troppo) poco per Elkann e troppo (e basta) per i greci-sauditi, che non vorrebbero alzare l’offerta per un asset afflitto dalle perdite strutturali dei quotidiani (La Repubblica, in rosso di oltre 15 milioni annui, con una svalutazione patrimoniale stimata in 64 milioni), di cui farebbero a meno.

La Stampa

A Torino la vicenda ha un sapore fortemente emotivo, posto che, lì, La Stampa non è solo un quotidiano, ma un pezzo della memoria cittadina. E la prospettiva di vederla ceduta da Exor, per quanto ormai considerata inevitabile, suscita sentimenti contrastanti.

L’orgoglio torinese

Per questo si sarebbe coltivata una soluzione morbida tra le (poche) opzioni sul tavolo: il gruppo NEM, editore radicato nel Nord Est – che nel 2023 aveva già acquistato da GEDI sette testate venete e friulane per 35 mln di euro -, secondo alcuni informati, avrebbe garantito la preservazione della torinesità del giornale, integrandola in un polo editoriale nazionale capace di garantire sinergie operative e sostenibilità economica. Anche se la (peraltro scontata) campagna di tagli – nella forma di prepensionamenti di grafici e giornalisti – attuata dopo l’acquisto di due anni fa delle altre testate GEDI non lascia ovviamente tranquilli i dipendenti.

I numeri pesano

D’altra parte i numeri pesano: la testata vende oggi appena 60.300 copie, in calo del 22% rispetto al 2024. Un declino che riflette la crisi di tutto il comparto e giustifica il progressivo disimpegno di Exor. E che avrebbe portato NEM a formare un’offerta di 35 mln di euro, lontani dai desiderata di Elkann, che ne avrebbe voluti 70. Anche se è probabile che dopo la due diligence le posizioni potrebbero un poco avvicinarsi (si dice sia plausibile che Exor debba scendere di quattro volte rispetto a quanto salirà NEM).

Le preoccupazioni dei giornalisti

Proprio in questo scenario, la redazione torinese ha chiesto garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e sul ruolo editoriale della testata. I Comitati di Redazione GEDI, sul punto, hanno denunciato una “mancanza di trasparenza e dialogo” nei negoziati, sollecitando un confronto pubblico con la proprietà (mai riscontrato) e le istituzioni.

La Repubblica e le radio in bilico tra capitale straniero e l’opzione Del Vecchio

Nondimeno, mentre della cessione de La Stampa si parla in forma romantica, in termini di rottura con la tradizione di Gianni Agnelli (che considerava il giornale intoccabile), il dossier La Repubblica + Radio + Manzoni è più complesso e politicamente sensibile. La testata fondata da Eugenio Scalfari nel 1976 rappresenta tuttora una voce centrale del giornalismo progressista italiano e l’eventuale ingresso di un gruppo straniero – nella specie i greci di Antenna Group – solleva quindi interrogativi di ordine politico e culturale.

Ant1

Antenna Group (Ant1), guidato da Theodore Kyriakou, è infatti un colosso mediatico con sede ad Atene, attivo in TV, radio, sulla carta stampata e sul web, con spiccate tendenze OTT (è già partner di Paramount Global e Netflix nel mercato balcanico, operativo col supporto finanziario e strategico del reale Mohammed Bin Salman, alla guida di un governo particolarmente autoritario).

Il nodo del prezzo

Secondo fonti di settore, la trattativa con Elkann sarebbe avanzata così tanto da aver spinto il gruppo ad affidare ad una società di consulenza (italiana) la comunicazione del proprio ingresso nel nostro paese, inneggiando ad una strategia multi-media inclusiva di stampa e radio. Ma, poi, il nodo del prezzo, con le parti rigide sulle proprie posizioni, avrebbe raffreddato gli animi.

Leonardo Maria Del Vecchio

Così, nelle more, avrebbe fatto la comparsa il nome di Leonardo Maria Del Vecchio, trentenne figlio del fondatore di Luxottica, (di cui è head of retail Italy in seno a EssilorLuxottica), forte di un patrimonio stimato in 8 miliardi. Un’opzione interessante, se fosse confermata, anche se l’operazione avrebbe valenza più politica che industriale, costituendo un tentativo di garantire un presidio nazionale su un quotidiano identitario, evitando che la voce di La Repubblica venga assorbita in un conglomerato straniero. Va però detto che i Del Vecchio non hanno esperienze nell’editoria, a differenza dei Kyriakou.

Le radio GEDI: un asset che fa gola

In realtà, ad aver complicato la trattativa tra il polo greco-saudita ed Elkann non sembra essere tanto il prezzo, quanto il peso (nel verso senso della parola) de La Repubblica. Infatti, mentre i quotidiani arrancano, il comparto radiofonico GEDI resta il vero gioiello del gruppo. Un asset contraddistinto dalla maggiore redditività (10 mln netti/anno) e prospettiva di sviluppo digitale, nonostante un’architettura ancora troppo analogica che fin qui ha spinto meno degli altri editori radiofonici sullo sviluppo OTT.

Il gioiello DeeJay

E’ infatti oggettivo che la radio (anche se si parla essenzialmente di DeeJay, considerato che Capital e m2o ne sono mero completamento, nemmeno tanto sinergico) continua a garantire margini stabili ed una prospettiva di resilienza sicuramente superiore a quella carta stampata, quand’anche fortemente evoluta nell’editoria online, come nel caso de La Repubblica, il cui valore, dati economico-finanziari alla mano, è palesemente rilevante solo come organo informativo polarizzante.

Il pacchetto

Non sorprende quindi che Elkann sia restio a cedere le emittenti separatamente da La Repubblica (come probabilmente vorrebbe Theodore Kyriakou), poiché il giornale, da solo, con la sua ingombrante organizzazione e le ingenti perdite, rimarrebbe sul tavolo.

Le implicazioni politiche: un’uscita che ridisegna il potere mediatico

D’altra parte, l’uscita di Exor dall’editoria non sarebbe neutrale: per decenni la famiglia Agnelli ha incarnato un equilibrio tra industria ed informazione, garantendo un punto di riferimento nel panorama mediatico nazionale. Con la dismissione di GEDI, quell’asse si dissolverebbe, aprendo la porta a nuovi protagonisti e, nel caso dei greci, non va trascurata la loro vicinanza a Trump. Una prospettiva che preoccupa trasversalmente governo ed opposizione. La questione non è solo chi comprerà GEDI, ma quale idea di giornalismo prevarrà dopo Exor: industriale, finanziaria o algoritmica?

L’ombra dell’AI e il futuro del giornalismo industriale

Non può non rilevarsi infatti come la vicenda GEDI cada in un momento in cui il settore editoriale italiano è attraversato dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale applicata all’ambiente informativo. L’ingresso di un operatore digitally-oriented accelererebbe certamente l’informatizzazione dei processi redazionali, che in sé potrebbe essere un bene, salvo che una spinta eccessiva non esponga le testate al rischio di standardizzazione algoritmica delle notizie. In altre parole: meno autonomia giornalistica, più ottimizzazione dei flussi informativi secondo criteri commerciali.

Data economy

È la stessa preoccupazione che attraversa le redazioni GEDI, dove si teme che la logica della data economy prevalga sull’identità delle testate. «Non dobbiamo diventare un brand travestito da quotidiano», è un commento di un redattore di La Repubblica in un’assemblea interna.

Scenari futuri e nodi da sciogliere

Ad oggi, i dossier restano aperti. Ma la direzione sembra tracciata: Exor abbandonerà l’editoria (tendenzialmente entro il 2026-2027). Sul piano simbolico, sarà la fine dell’era Agnelli nell’informazione: la cessione di GEDI non è solo una questione di bilanci, ma un passaggio storico per la stampa italiana.

Questo sito utilizza cookie per gestire la navigazione, la personalizzazione di contenuti, per analizzare il traffico. Per ottenere maggiori informazioni sulle categorie di cookie, sulle finalità e sulle modalità di disattivazione degli stessi clicca qui. Con la chiusura del banner acconsenti all’utilizzo dei soli cookie tecnici. La scelta può essere modificata in qualsiasi momento.

Privacy Settings saved!
Impostazioni

Quando visiti un sito Web, esso può archiviare o recuperare informazioni sul tuo browser, principalmente sotto forma di cookies. Controlla qui i tuoi servizi di cookie personali.

Questi strumenti di tracciamento sono strettamente necessari per garantire il funzionamento e la fornitura del servizio che ci hai richiesto e, pertanto, non richiedono il tuo consenso.

Questi cookie sono impostati dal servizio recaptcha di Google per identificare i bot per proteggere il sito Web da attacchi di spam dannosi e per testare se il browser è in grado di ricevere cookies.
  • wordpress_test_cookie
  • wp_lang
  • PHPSESSID

Questi cookie memorizzano le scelte e le impostazioni decise dal visitatore in conformità al GDPR.
  • wordpress_gdpr_cookies_declined
  • wordpress_gdpr_cookies_allowed
  • wordpress_gdpr_allowed_services

Rifiuta tutti i Servizi
Accetta tutti i Servizi

Ricevi gratis la newsletter di NL!

SIT ONLINE abbonamento circolari Consultmedia su scadenze ordinarie e straordinarie settore radio-tv-editoria: [email protected]

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER