OTT. Netflix integra i contenuti della prima rete TV francese TF1: vantaggio competitivo o mossa disperata?

TF1 Netflix

Il 17 giugno 2025, un annuncio ha fatto scalpore a livello internazionale: il primo broadcaster privato di Francia, il gruppo TF1, renderà disponibili i suoi canali lineari e i suoi contenuti on-demand, tramite la piattaforma Netflix.
Si tratta di qualcosa che NL aveva a suo modo previsto, ad esempio quando nel 2022 parlavamo del prossimo futuro delle reti lineari all’interno dei grandi aggregatori.
TF1 non è una rete secondaria: è il canale principale, è alla posizione uno del telecomando, ha iniziato le trasmissioni nel 1935 e prima della privatizzazione portava il nome di ORTF 1. In termini di audience ed abitudini dell’utenza, corrisponde dunque all’italiana RAI1.

Sintesi

Il 17 giugno 2025, TF1, primo broadcaster privato francese, ha annunciato che i suoi canali lineari e i contenuti on-demand di TF1+ saranno disponibili su Netflix dall’estate 2026.
Parte del gruppo Bouygues, TF1 è un colosso con 24 milioni di abbonati mobile e una storica rilevanza, paragonabile a RAI Uno.
La partnership permette agli abbonati Netflix in Francia di accedere a oltre 12.000 ore di serie, film, sport e notizie senza lasciare la piattaforma, confermando la convergenza tra reti tradizionali e aggregatori digitali.
L’accordo è tanto più importante se si considera che potrebbe trasformare Netflix da concorrente a partner strategico per TF1, intercettando un pubblico giovane, ma complica l’accesso ai contenuti, disponibili in più modalità con impostazioni diverse.
Resta aperta la questione della gestione e dei profitti pubblicitari per i contenuti TF1 su Netflix: un nodo cruciale che definirà il successo di questa sinergia in un mercato audiovisivo in continua evoluzione.

Il gruppo Bouygues

Dire TF1 non significa parlare solo del canale numero 1 sul telecomando: la casa madre, Bouygues, è un gruppo nato nell’edilizia che dispone di una telco con un’offerta fissa e mobile. Non un operatore virtuale, ma una vera rete composta di fibra, software ed antenne, con circa 24 milioni di abbonati all’offerta mobile e oltre 4 milioni a quella fissa.

La grande privatizzazione

Come si è arrivati ad avere una rete privata alla posizione uno, proprio in una nazione per alcuni aspetti quasi socialista come la Francia?

Mitterand

A inizio anni ’80 il presidente François Mitterrand decide, al fine di creare “nuovi spazi di libertà“, di mettere sul mercato una delle tre reti pubbliche. Una delle candidate alla vendita era la famosa Antenne 2, che gli Italiani conoscono in quanto per decenni ripetuta anche in Italia. Ma non fa in tempo a scegliere: le elezioni del 1986 portano al potere Chirac.

Una vendita da romanzo

Vendere una rete pubblica non è certo cosa semplice. E la vicenda francese è tanto complicata, affascinante e piena di colpi di scena da meritare un articolo dedicato. Per ora, basti dire che Chirac sceglie invece il primo canale e che il processo di vendita conduce (dopo “alterne vicende”) alla vittoria, appunto, del gruppo Bouygues, che la acquisisce per un equivalente attualizzato di 700 milioni di euro. Un affare.

TF1 oggi

Il gruppo TF1 oggi diffonde in Francia, Andorra, Belgio, Lussemburgo, Monaco e Svizzera, per lo più grazie all’acquisizione della TMC Tele Monte Carlo nella versione francese. In totale vengono prodotti e diffusi cinque canali generalisti in chiaro e quattro tematici.

On demand

Per quanto riguarda l’on-demand, con scarsa fantasia il nome prescelto per la piattaforma/app è TF1+.

TF1+

La piattaforma si presenta come segue: “TF1+ include oltre 250 serie complete, più di 250 film francesi e internazionali, grandi show, eventi sportivi imperdibili, le migliori notizie e oltre 60 canali in diretta. La piattaforma propone oltre 12.000 ore di contenuti con diritti estesi, tra cui tutte le stagioni delle serie più apprezzate dal pubblico francese, con costanti aggiornamenti di nuovi titoli.

User experience arricchita

Offre inoltre contenuti digitali esclusivi, come riassunti personalizzati e un formato di notizie innovativo, pensati per arricchire l’esperienza degli utenti attorno ai loro programmi preferiti”.

Netflix

Quanto a Netflix, in Francia come altrove, non ha bisogno di presentazioni. Non ci sono differenze dalla versione italiana e dalle altre internazionali. Almeno per il momento.

L’accordo

L’accordo è stato presentato al pubblico tramite un comunicato stampa, in formato PDF, corredato da un’immagine di due dirigenti scattata durante il Festival Cinematografico di Cannes. L’apertura riporta quasi testualmente la tesi che avevamo avanzato nell’articolo del 2022.

Senza lasciare l’ambiente Netflix”

Queste le parole esatte: “Questa partnership di distribuzione consentirà ai servizi molto popolari del Gruppo TF1 – sia i canali in diretta che i contenuti on-demand di TF1+ – di essere disponibili per gli abbonati Netflix in Francia, all’interno del loro abbonamento esistente, senza mai dover lasciare l’ambiente Netflix”.

Pugnalata al brand…

Una frase che lascia sconcertati. Pare infatti un’ammissione della prevalenza del marchio Netflix, presente in Francia da 11 anni, rispetto a quello di TF1 che in un modo o nell’altro esiste dal secolo scorso. In un momento dove il marchio è centrale (essendo venute meno le rese di posizione date dalla qualità del segnale e dalla numerazione sul telecomando), la scelta sembra davvero sfortunata.

…o sinergia?

Ma esiste un modo diametralmente opposto di vedere la cosa.
Nell’articolo pubblicato il 19 giugno parliamo di uno studio di Ampere che si occupa del Regno Unito. A fronte di un’operazione simile, ma dove al posto di TF1 e Netflix gli attori sono Channel4/ITV e YouTube, si afferma infatti che l’operazione trasforma la piattaforma di casa Google da competitor pubblicitario a partner strategico per la distribuzione e la monetizzazione dei contenuti.

Piatto ricco…

Un modo di vedere la cosa riassumibile nel classico modo di dire “piatto ricco mi ci ficco“. Secondo questa visione, i classici broadcaster, alla luce della perdita di una fetta crescente di pubblico soprattutto giovane a favore delle piattaforme, potrebbero aver deciso di inserire la propria icona nell’antico competitor, al fine di farsi trovare “anche lì”.

Detto elegantemente

Per dirla in modo più tradizionale, il gruppo francese ha deciso di integrare la propria presenza nella piattaforma dello storico rivale, con l’intento di intercettare la propria audience anche in quel contesto.

Gratuitamente su una piattaforma a pagamento…

Riteniamo importante aggiungere una nota: gli utenti che fruiranno dei contenuti TF1 via Netflix lo faranno “gratuitamente nel contesto di una piattaforma a pagamento”.

… in luogo di gratis su una piattaforma gratuita

Chi oggi li fruisce via TF1+ lo fa “gratuitamente tramite una piattaforma gratuita”.

2026

Funzionerà la strategia di TF1? Per saperlo occorrerà aspettare. Nel comunicato stampa campeggia la frase “À partir de l’été 2026“: a cominciare dall’estate 2026. Non viene specificato se questa lunga attesa sia dovuta a un importante lavoro di integrazione software tra le app Netflix e TF1+ o se si tratti piuttosto di un’integrazione di mercato e magari partnership pubblicitaria (ricordiamo che la prima ha a sua volta un abbonamento supportato da pubblicità).

Una complicazione per gli utenti

Una cosa resta certa: questa integrazione non porterà semplificazione nell’accesso ai contenuti. Sembra una contraddizione rispetto a quanto raccontano i broadcaster, ma vorremmo spiegare la tesi tramite una situazione reale riscontrabile già oggi in Francia.

Quattro alternative per un contenuto

Contenuti (o per dirla all’antica, canali) quali “TMC” sono accessibili già oggi su una SmartTV Samsung in quattro modi differenti: dal Digitale Terrestre alla posizione 10; dalla app TF1 integrata nella piattaforma Tizen OS (il sistema operativo delle TV Samsung); dalla applicazione Canal+, integrata in Tizen OS, nell’ambito dei canali lineari consigliati e messi in evidenza dall’algoritmo; dalla app AppleTV+, integrata nella schermata iniziale del TV, accessibile direttamente come sottosezione TMC con contenuti live ed on-demand. E se proprio lo si vuole, dalla app TF1 installata nella AppleTV, intesa come box esterno alla TV.

Settaggi differenti

Ovviamente l’accordo di cui parliamo porterà un quinto modo di accedere a questi contenuti. Difficilmente considerabile un problema, non fosse che in ciascuna di queste possibili modalità vengono applicati differenti default: la lingua, i sottotitoli, i parametri dell’immagine e a volte perfino la programmazione risultano differenti. 

Questione pubblicità

Ma forse la questione principale che resta aperta è quella della pubblicità. Nel campo audio, TuneIn inserisce a volte la propria pubblicità prima del contenuto desiderato (cosa che non pare rendere entusiasti gli editori).

Posizione di forza

Lo fa da una posizione di forza, senza trattative con le singole emittenti. Ma in questo caso TF1 è un operatore che può dire la sua.

Chi eroga e chi incassa?

Il che ci porta a una domanda a cui i due attori non hanno risposto. Chi “somministra” la pubblicità agli utenti “TF1 via Netflix” ? E chi ne beneficia? Le temps nous dira. (M.H.B. per NL)

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