Radio Tv e politica. Ultime schermaglie pre-elettorali: Rai, Salini vara infornata di direttori molto ‘professionale’. Scade convenzione di Radio Radicale: ecco gli scenari

politica

Siamo finalmente in vista delle elezioni europee del 26 maggio e per pochissimi giorni si tranquillizza, sia pure solo apparentemente, una situazione politica sempre tesissima, che ha avuto naturalmente una lunga serie di conseguenze nel campo dei media, della Radio e della Tv.
La lotta a coltello fra Cinquestelle e Lega ha avuto un immediato riflesso, come sempre accade, alla Rai, dove si fronteggiano, in parallelo alla situazione politica, l’AD Fabrizio Salini, sempre più insofferente per il tentativo di veloce scalata alle posizioni di potere della Lega, e il presidente Marcello Foa, coadiuvato in particolare dalla direttrice di Rai1 Teresa De Santis e dal direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano (che è stato ‘diffidato’ dall’Agcom per violazione della par condicio).

Salini ha tenuto botta negli ultimi giorni su alcune nomine soprattutto a Rai1, dove i vicedirettori (molti dei candidati erano ‘ben visti’ dalla Lega) alla fine non sono stati nominati e ha cercato poi di prendere l’iniziativa sul ‘caso Fazio’, un tema davvero spinoso ma che, contrariamente a quel che si pensa, non è certo il solo all’ordine del giorno: scade infatti anche il contratto di Bruno Vespa (c’è chi chiede di ridurre le sue serate di ‘Porta a porta’, cosa finora non riuscita praticamente a nessuna dirigenza Rai) ed è in scadenza persino quello di Carlo Conti. Insomma, ci sono molti rischi per i prossimi palinsesti autunnali della Rai, che infatti non si sa se e quando saranno presentati, anche se giugno di solito era il mese per illustrarli in grande stile alla stampa e agli investitori pubblicitari.

Nel frattempo, in attesa di sapere se davvero Fazio passerà, e a che prezzo, a Rai2 (cosa che in ogni caso non sarebbe probabilmente indolore per la Rai a livello economico, da molti punti di vista), ci si accontenterebbe di conoscere bene i palinsesti estivi, che partono fra pochi giorni. Ma mica è chiaro tuttora cosa succederà dal 2 giugno in poi, perché le scelte di Teresa De Santis soprattutto a livello di conduttori (come quella di Roberto Poletti, notissimo per le sue trasmissioni nelle Tv milanesi, o di Pierluigi Diaco), hanno fatto indispettire molto Salini e anche l’Usigrai, perché si tratta in diversi casi di ‘esterni alla Rai’ portati a Viale Mazzini con una logica che sembra più politica che professionale. Oltretutto Rai1 comincia a perdere colpi dal punto di vista degli ascolti e si tratta di una situazione potenzialmente ‘pesante’ per l’intera Rai.

A incuriosire tutti è poi venuto il ‘giallo Fiorello’, con lo showman che si è indispettito per le notizie sulla sua prossima possibile stretta collaborazione con la Rai per Rai Play (e magari per altro) pubblicate da ‘Repubblica’, ovvero dal giornale leader del gruppo (Gedi) con cui lui collabora, grazie a Radio Deejay. Una baruffa insolita, di cui non si è capito molto, anche se ‘Repubblica’ da alcuni giorni ha smesso di parlare di Fiorello, preferendo invece attaccare ancora Radio Padania per le note vicende di Dab e canale digitale Dtt, di cui abbiamo già scritto.
Ma Salini un’iniziativa importante alla fine l’ha presa e l’ha portata fino in fondo, anche perché in questo caso non era obbligato a farla passare dal Cda. Si tratta delle nomine alla Corporate, una parte dell’azienda che sarà sempre più importante se il suo piano di totale riorganizzazione della Rai andrà davvero in porto e che ovviamente prescinde dalle reti e dai programmi, finora oggetto di gran parte delle polemiche. E Salini ha fatto scelte in buona misura a carattere professionale, premiando ‘interni’ di buona esperienza e resistendo alle pressioni che preferivano persone più legate al mondo politico.

Una nomina importante, anche per la personalità e le competenze del prescelto, viene considerata intanto quella di Pietro Gaffuri a Direttore Trasformation Office, incarico che dovrebbe essere di rilievo in futuro e che premia un manager che, fra le altre cose, già si era occupato di Rai Net e adesso era stato destinato a tutt’altro incarico (responsabile della struttura ‘Bilancio Sociale’). Alla Produzione, incarico importante perché coordina fra l’altro i Centri di Produzione della Rai e gli studi, viene poi confermato l’attuale direttore Stefano Cecatto, molto noto in Rai, mentre la Lega premeva per Massimo Ferrario, già direttore, fra l’altro di Rai2.
Felice Ventura (finora alla Direzione Acquisti) va alle Risorse umane e organizzazione, altra carica di indubbio rilievo, mentre l’ex direttore del Tg1 Andrea Montanari, di area centro-sinistra, va alla direzione del rinato Ufficio Studi. Alessandro Zucca lascia lo sport e si occuperà di Infrastrutture immobiliari e Sedi locali, Marcello Giannotti, uomo di fiducia di Salini, sarà Direttore Comunicazione, mentre Simona Martorelli continuerà a occuparsi, ma come Direttore, delle Relazioni Internazionali. Stefano Luppi sarà invece Direttore Relazioni Istituzionali (la Lega pare volesse invece Fabrizio Ferragni).

E c’è spazio anche per altre donne, con Monica Caccavelli, esperta in questioni legali, che passa alla carica di Direttore Acquisti, e Elena Capparelli che ricoprirà quella di Direttore Area Digital (viene da una posizione di vertice a Rai3).
Da lunedì, a risultati elettorali acquisiti, naturalmente nell’ambito della politica e della Rai comincia tutto un altro capitolo e molti altri nodi dovranno per forza sciogliersi.
Un’altra questione di rilievo all’ordine del giorno nel mondo della politica è quella di Radio Radicale. Dopo mille parole, proteste, appelli a non finire, scioperi della fame ecc., la Convenzione per la ritrasmissione delle sedute parlamentari (molto ben remunerata per decenni, mentre un’altra legge ‘ad hoc’ integra in modo rilevante, sempre con fondi pubblici, fino a fine anno le entrate dell’emittente) è alla fine scaduta nei giorni scorsi e non è stata stavolta prorogata. In Parlamento si è provato a inserire nel Decreto Crescita (che in teoria sembra entrarci assai poco) un emendamento che prorogasse la Convenzione di Radio Radicale fino a fine anno ma i Cinquestelle anche qui hanno tenuto il punto e l’hanno fatto dichiarare inammissibile.

Ma è solo il primo atto di una vicenda che promette di trascinarsi a lungo, mentre Radio Radicale continua la sua battaglia, appoggiata anche dalla Fnsi, e assicura il pagamento degli stipendi ai dipendenti in maggio, mentre in giugno comincerebbero i problemi. Primo Di Nicola, già giornalista dell’Espresso e attuale senatore Cinquestelle, continua a illustrare piani che prevedono il futuro intervento ‘graduale’ della Rai nella vicenda di Radio Radicale, a cominciare dalla possibile acquisizione del prestigioso archivio storico dell’emittente. Ma per ora si tratta, al solito, di parole, perché di certo non c’è nulla. Di Maio dice che una soluzione si troverà, ma naturalmente ci penserà da lunedì. (M.R. per NL)

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