Tv locali. Misure di sostegno per emergenza Covid-19. Lazzarino (GRP): siano ascoltate anche le proposte degli editori indipendenti

GRP

Mauro Lazzarino, storico editore tv locale piemontese (GRP), scrive a NL: avete dato spazio a Confindustria e ad Aeranti-Corallo. Ora fatelo anche ascoltando la voce degli indipendenti su cosa va fatto per salvare il settore dalla crisi Covid-19. No ai paletti troppo rigidi del DPR 146/2017.
Caro direttore, dopo aver dato spazio a Confindustria Radio Tv e Aeranti-Corallo, ti saremmo grati se pubblicassi anche le argomentazioni delle tv indipendenti che probabilmente rappresentano la maggioranza, ma non sono organizzate con efficaci lobbisti.
Te lo chiediamo per il rispetto del pluralismo sulla stampa, ma soprattutto per la tua personale storia di esperto e giornalista del nostro settore, che non ha mai avuto timore di fare battaglie anche impopolari, ma giuste. GRP - Tv locali. Misure di sostegno per emergenza Covid-19. Lazzarino (GRP): siano ascoltate anche le proposte degli editori indipendenti

Da troppo tempo, infatti, non ci sentiamo più rappresentati dalle associazioni citate (pur essendo noi fra i fondatori della FRT) e ti chiediamo di dare ascolto anche ad un’altra campana del nostro settore.
Crediamo che in un momento come questo si debbano mettere da parte gli egoismi personali e proteggere con opportuni provvedimenti il lavoro (cfr. i numeri del documento allegato) di tanti giornalisti e tecnici televisivi che si prodigano per una informazione locale puntuale”.

Così un’email inviataci dall’editore della piemontese GRP Televisione Mauro Lazzarino, al quale, come richiesto, diamo spazio pubblicando di seguito il relativo manifesto.
In calce allo stesso pubblichiamo anche le repliche di Maurizio Giunco di Confindustria Radio Tv e di Marco Rossignoli di Aeranti-Corallo, chiamate in causa sul tema da GRP.

Per il bene delle tv locali stanziate un fondo speciale

Da più parti si chiede di stanziare 80 milioni a sostegno delle tv locali per il tracollo dei ricavi pubblicitari e di televendite. Per le televisioni locali la cassa in deroga non è uno strumento valido, perché proprio in questi giorni è necessario che lavorino di più per essere vicine ai loro territori.
E’ assolutamente necessario uno stanziamento diretto e
non l’integrazione della provvista dei contributi ex DPR 146/2017 come richiesto da alcuni.

Attenzione a come si stanzieranno questi fondi

Se si metteranno sul Fondo per l’Informazione, andranno, nella misura del 95%, ai primi 100 marchi di una graduatoria nazionale che ha finalità diverse da quella di sostenere il lavoro dei dipendenti delle tv locali.
I primi 100 marchi sono rappresentati da 89 società (cfr. tabella allegata) a cui è stata accreditata la somma complessiva di 200.626.261,09 € dal 01/10/18 al 14/10/19 per i contributi anni 2016-2017-2018, pari al 95% delle risorse disponibili; mentre le altre 67 hanno percepito solo il 5% pari a 10.559.276,90 €. Soggetti a cui non è stata data voce. La graduatoria provvisoria del 2019 indica in solo 128 le società che esercitano attività televisiva locale.
E’ necessario che arrivi un sostegno diretto a TUTTE le 128 aziende
per garantire l’occupazione a tecnici e giornalisti che svolgono tutti i giorni un pubblico servizio essenziale.

Nessuno sbarramento

E’ necessario distribuire quindi gli 80 milioni destinati alle tv locali tra le varie Regioni in base alla popolazione ed assegnarli a tutti i 128 soggetti in graduatoria, secondo il SOLO parametro del lavoro dipendente, senza alcun sbarramento.
Con il sistema di distribuzione dei contributi tramite il regolamento n.146 si sono realizzati dei monopoli (vedasi Abruzzo, Sardegna, Friuli, Liguria, Umbria).
Il sistema vigente non
sostiene il pluralismo e l’occupazione richiamati dalla legge.
Inoltre la tabella evidenzia come, nella stessa regione, molte aziende (quello indicate in nero) siano destinate a chiudere per l’impossibilità di competere, dovuta al divario creatosi con la distribuzione difforme di fondi pubblici sullo stesso territorio.

Giocatori di serie A e B

Alzare i criteri di ammissione al bando dei contributi, imponendo un numero minimo di dipendenti per non “erogare più a pioggia”, è stato giusto; ma fissare l’ulteriore limite del 95% delle risorse ai primi 100 marchi in una graduatoria nazionale, ha creato liste di serie A con giocatori sempre più ricchi e liste di serie B con giocatori condannati a ritirasi.
E’ assurdo che la politica mentre intende aiutare un intero settore, legiferi per farne morire una parte.

Chi lo ha deciso? Il settore è diviso. Ci sono Associazioni che, chiamate ai tavoli, hanno difeso gli interessi di pochi, mentre non sono stati chiamati a consultazione gli altri soggetti indipendenti, coloro che non si sentono oggi rappresentati da alcuna associazione ma hanno cultura, proposte e conoscenza del settore sufficienti per essere costruttivi per il bene di tutti.

Oggi, nell’emergenza Covid-19, c’è bisogno di sostenere il lavoro

Dopo vedremo se questo assetto della informazione locale è il più efficiente.
Riflettano anche le Regioni perché alcune sostengono l’emittenza locale sul proprio territorio erogando, con leggi regionali, contributi o commissionando lavoro.
Così
salvaguardano ed incrementano l’occupazione e noi le applaudiamo.
Altre Regioni invece
non lo fanno, creando, a monte, una disuguaglianza di risorse nella partecipazione al bando, in un’unica graduatoria nazionale, dei contributi DPR n. 146/2017.

Da qui nasce la discriminazione

Si trovano nella medesima graduatoria nazionale soggetti già aiutati dall’ente pubblico locale e chi invece non lo è. E’ facile intuire quanto ciò sfalsi punteggi e posizioni.

Auditel rifletta

Rifletta anche Auditel che rileva gli ascolti dalle 07:00 alle 02:00 mentre, la legge pone limitazioni solo fino alle 23.00 ai programmi sexy, lotto e cartomanzia. Dopo le 23.00, trasmettendo questo tipo di programmi, alcuni fanno un facile ascolto a danno di chi sceglie l’informazione.
Le fasce informative sono state infatti ignorate ed è stata impedita la sperimentazione che le tv locali hanno sempre esercitato in qualità di laboratori creativi, oggi verso i new media digitali e social.

Il grido d’allarme

Anche il sindacato al grido: “…..se non arrivano 80 milioni …..sono a rischio posti di lavoro di tecnici e giornalisti ” di quali posti di lavoro parlano? I primi 100 marchi devono garantire (in base ai criteri di accesso) 1.176 posti di lavoro (326 giornalisti e 850 tecnici).
Gli altri 67 devono occupare 852 dipendenti (234 giornalisti e 618 tecnici).
Dove è giustificata in termini di occupazione generata la differenza del 95% delle risorse
assegnata ai primi e 5% assegnata agli altri? I lavoratori delle graduatoria B non meritano la loro difesa?

A Tutti coloro che possono intervenire chiediamo di adoperarsi subito per dare contributi straordinari a tutte le tv locali nel pieno di questa tragedia sociale

Contemporaneamente eliminare, per questi contributi di sopravvivenza, il riparto del 95% ai primi 100 marchi; suddividere le risorse tra le varie Regioni in base alla loro popolazione; assegnare questo contributo a tutte le emittenti della regione in base al parametro dei dipendenti occupati, di cui si devono difendere i posti di lavoro minimi”. (Mauro Lzzarino – GRP)

La replica di Confindustria Radio TV

Interpellata in quanto citata da Lazzarino di GRP, Confindustria Radio Tv, in persona del suo presidente dell’Associazione Tv Locali, Maurizio Giunco, ha così commentato: “Riteniamo che a supporto dell’opportunità di assumere a riferimento il DPR 146/2017 per l’individuazione dei soggetti che hanno titolo a ricevere contribuzioni siano sufficienti le decisioni prese dai giudici amministrativi, che, con provvedimenti concordanti, ne hanno confermato la validità quanto a parametri di determinazione“.

… e quella di Aeranti-Corallo

Questa invece la replica di Marco Rossignoli: “Aeranti-Corallo come sempre, intende rappresentare le istanze dell’intero settore e pertanto ha, come noto, formulato proposte importanti, sia con riferimento alle emittenti (complessive n. 903 emittenti, di cui n. 137 tv locali commerciali; n. 274 tv locali comunitarie; n. 172 radio locali commerciali; n. 320 radio locali comunitarie) che fruiscono dei contributi di cui al DPR n 146/2017, che peraltro non possono fruire della cassa integrazione, sia con riferimento anche alle emittenti che non accedono a tali contributi. Infatti, è stato proposto un credito di imposta del 50 per cento dei canoni di locazione di sedi e postazioni e del 50 per cento dei costi di energia elettrica. Queste ultime emittenti possono, inoltre, fruire della cassa integrazione“.

Foto antenne di Floriano Fornasiero

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