Tv. Masi fa le veci di Berlusconi e chiama Santoro in apertura di programma: il conduttore contrattacca ed è record d ascolti

Da anni oramai siamo abituati agli interventi telefonici di Berlusconi durante le trasmissioni di infotainment. Non appena il Premier si senta attaccato, a suo parere ingiustamente, infatti, scatta la telefonata: un lusso (la replica in diretta, pur non essendo tra gli ospiti del programma) che solo a lui, o quasi, viene concesso.

Solo che il Presidente, solitamente, invece che chiarire le situazioni in cui si trova tirato in ballo, invece di difendersi da accuse che ritiene ingiuste, si limita ad offendere e attaccare la trasmissione, i suoi ospiti, il suo pubblico, gli italiani, sortendo un effetto, spesso e volentieri, inverso alla ragione per cui chiama, creando una situazione di caos il cui unico vantaggio (e hai detto niente) è quello, non di rado, di concentrare l’attenzione del parterre sul suo intervento più che sulle questioni spinose in cui il suo nome era venuto fuori. Ricordiamo, in proposito, una celebre chiamata di Berlusconi in diretta, durante una puntata del Raggio Verde, su Raidue, nel marzo 2001. Allora il Presidente del Consiglio aveva inviato il conduttore, Michele Santoro, a contenersi, in quanto dipendente pubblico, ricevendo per pronta risposta l’invettiva del giornalista: “Io sono un dipendente pubblico, non un suo dipendente!”. Uscita infelice, di quelle che aiutano a imparare la lezione. Neanche per sogno. Nelle ultimissime settimane abbiamo visto, infatti, come il Premier si sia comportato durante i suoi interventi nelle trasmissioni Ballarò e L’Infedele. In un certo senso, però, una lezione l’ha imparata: guai a far parlare l’interlocutore. E infatti in entrambi i casi si è limitato ad attaccare, spesso ad offendere, e a riagganciare il telefono, senza il benché minimo contraddittorio. Da Santoro, però, mai più. Anche quella lezione, evidentemente, l’ha imparata, anche perché il conduttore salernitano non è certo uno che si tiene a bada facilmente, uno che ti permette di chiamare, sbraitare e riattaccare la cornetta. Lo sa bene il povero Masi, che ieri sera – in diretta su Annozero, e per di più in apertura di puntata – ha presi le veci del Presidente ed è intervenuto telefonicamente per mettere in guardia la redazione e Santoro contro la possibilità di andare incontro a violazioni dell’autoregolamento sulla rappresentazione dei processi in tv. Non l’avesse mai fatto. La puntata era già stata preceduta dalle polemiche circa la volontà del direttore generale di intervenire direttamente nella scelta del pubblico, paritetico rispetto agli schieramenti politici che si scontrano nell’arena. Un sotterfugio che nella mente di Masi, o di chi per lui, sarebbe servito ad evitare gli applausi scroscianti che accompagnano gli interventi di Travaglio, o della Bindi o il Di Pietro di turno, durante i giovedì sera di Raidue. Inoltre, Santoro aveva impostato la puntata, anche questa settimana, come la scorsa, incentrandola sul caso Ruby, di cui in Italia oramai parlano anche i bambini delle elementari a scuola. Nel suo intervento il direttore dell’azienda tv di Stato aveva ammonito Santoro dal continuare una trasmissione che, dato il preambolo, avrebbe violato il codice di autoregolamentazione, presentando carte processuali ed invitando i suoi ospiti a discuterne. Il giornalista, per tutta risposta, aveva ripetutamente provocato il dirigente chiedendogli se questo avesse intenzione di chiudere la puntata, lì, in diretta. Cosa che avrebbe scatenato un uragano di polemiche e valicato l’ennesimo confine artificiale della nostra stramba democrazia. “Le sto dicendo che ritiro me stesso e l’azienda dal tipo di trasmissione che sta facendo”, aveva risposto Masi, facendo intendere di dissociarsi dalla conduzione, prima ancora dell’inizio della puntata. “Io vado in onda solo se rispetto le regole”, aveva chiosato Santoro, rimandando la patata bollente al dg, e continuando, “allora ritiri quello che ha detto”. Poi lo aveva messo alle strette: “Noi stiamo violando le regole, sì o no?”. Questo non sono io che devo deciderlo”, aveva ribattuto Masi, smentendosi palesemente e togliendo qualsiasi significato – se non quello di una minaccia o di una censura preventiva – al suo intervento. Fine della chiamata e Annozero può cominciare. Alla fine della trasmissione, nel corso del Tg2, è stata letta una nota scritta (dal momento che con le parole a Masi non era evidentemente riuscito a farsi capire), in cui il direttore generale chiarisce: “Non potevo fare altrimenti, perché avevo il dovere di difendere l’Azienda dalle possibili conseguenze derivanti dalla violazione di quanto previsto dal Codice di autoregolamentazione. È arrivato il momento in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità ed io mi sono assunto le mie, ripeto, a tutela dell’Azienda e dei cittadini telespettatori”. Sono giunte voci, poi, riportate dall’Ansa e riprese dal Mattino di Napoli, secondo le quali Berlusconi, impegnato in un’altra cena di gala (il compleanno della deputata del Pdl, Micaela Biancofiore), avrebbe commentato con il suo solito: “trasmissione vergognosa”. “Togliamo l’authority per le tlc, tanto non serve a niente”, avrebbe continuato il Premier esasperato, sentendosi rispondere – sempre secondo le voci riportate dal Mattino – da un ministro, anch’egli invitato alla cena: “E allora togliamo anche i servizi segreti che sul caso Ruby non ti hanno avvertito per niente. Basta con queste migliaia di persone in vacanza permanente”. E a proposito di tlc, anche il ministro Romani ha voluto dire la sua sull’accaduto, rincarando la dose. “Anche questa sera Annozero ha superato ogni limite del decoro, della decenza e del rispetto della deontologia giornalistica. – ha detto – Sono stati nuovamente violati i diritti di dignità, onore, reputazione e riservatezza costituzionalmente garantiti alle persone coinvolte in un’indagine o in un processo, così come stabilito dal Codice di Autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive. Nelle prossime ore ci attiveremo presso le sedi opportune per richiedere la più stretta osservanza delle regole così gravemente violate”. E ricomincia la telenovela. Forse se Masi si fosse rifiutato di intervenire in diretta e si fosse risparmiato quell’uscita, noi ci saremmo risparmiati un nuovo Santoro-gate. Anche perché, poi, in fine dei conti, dato il preambolo così acceso, la trasmissione ha fatto registrare il suo nuovo record d’ascolti, con 7 milioni e 87mila spettatori di media, superando il 25% di share e vincendo ampiamente la prima serata. Un ottimo risultato per un’azienda normale, un pessimo risultato per Masi e i suoi. (G.C. per NL)

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