Tv. Niente libertà di espressione in Libia. Nemmeno per il figlio di Gheddafi

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Interrotte le trasmissioni dell’emittente satellitare Al Libiya, di proprietà di Saif Al Islam Gheddafi, secondogenito del Colonnello. La tv è sotto inchiesta per aver trasmesso un servizio che indagava su alcuni abusi di regime. Il programma incriminato si chiama An Qurb, in italiano significa “da vicino”. Condotto da Hala Al Musrati, il programma è stato interrotto nel bel mezzo della diretta e al posto del volto della nota conduttrice è apparso il logo della rete govsaif 1 - Tv. Niente libertà di espressione in Libia. Nemmeno per il figlio di Gheddafiernativa libica. Motivazione? An Qurb stava trasmettendo una serie di inchieste sulle attività di tortura e terrorismo all’estero del partito unico libico. Censura, dunque. E sin qui, tutto potrebbe sembrare normale. Ma è noto che il regime di Tripoli non sia una democrazia e che Gheddafi non rivesta il ruolo di paladino della giustizia. Niente di eccezionale quindi. Se non fosse per il proprietario della rete satellitare che trasmette il programma incriminato: trattasi di uno dei figli del Colonnello, il secondogenito Saif Al Islam Gheddafi, a lungo considerato come il successore designato alla guida della Libia. Evidentemente però Saif, che da tempo è fautore di una modernizzazione del Paese, deve essere caduto in disgrazia, se questi sono i risultati. Non è dato sapere che fine farà l’emittente, che è stata confiscata assieme a due emittenti radiofoniche gemelle. Di sicuro non continuerà a trasmettere da Tripoli. E forse la programmazione riprenderà dagli studi di Londra. Colonnello permettendo, ovviamente. (Davide Agazzi per NL)

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