Tv, Sardegna: il digitale della discordia

Intervenuto nel corso del VI summit sull’industria della comunicazione, a Roma, Petruccioli se la prende con chi ha analizzato i dati sul dtt in Sardegna, dando Rai e Mediaset in forte calo


Si è tenuto lo scorso giovedì a Roma, nella cornice del Tempio di Adriano, in piazza di Pietra, il VI summit sull’industria della comunicazione, organizzato dalla Fondazione Rosselli, istituto indipendente e no-profit che opera nell’ambito delle scienze sociali, economiche e politiche, e dalla Camera di Commercio della Capitale. Il vertice è stato occasione d’incontro per broadcaster e produttori tv, che hanno discusso del futuro dell’industria, specie di quella televisiva, ma anche degli ultimi dati riguardanti il primo giro di boa dell’esperimento dtt in Sardegna. E non sono mancate polemiche e frecciate.
Il più irritato di tutti era Claudio Petruccioli (foto), presidente della Rai, che se l’è presa con i giornalisti della carta stampata, colpevoli a suo dire, di non aver saputo analizzare (se per incapacità o malafede non è stato dato a capire…) i dati Auditel di novembre sulla Sardegna, prima regione italiana ad aver definitivamente abbandonato l’analogico in favore del digitale. “Per la prossima volta consiglio di organizzare un corso di formazione per giornalisti che si occupano di televisione”. Queste le sarcastiche parole di Petruccioli, all’indomani dei titoloni usciti sulle pagine di alcuni importanti quotidiani che davano oramai per spacciate Rai e Mediaset, in favore della piattaforma satellitare Sky. Le perdite d’ascolti segnalate per le reti tradizionali, infatti, hanno fatto gridare alla crisi nera per i due colossi della tv in chiaro italiana. Le perdite del Biscione si sarebbero attestate sul 7,8%, quelle Rai intorno al 2%. Ciò che Petruccioli ha contestato a chi ha diramato per mezzo stampa questi numeri è stato l’aver tralasciato i dati che, invece, riguardavano le nuove piattaforme che, grazie al digitale, Rai e Mediaset hanno messo in campo. Considerando Mediaset Premium ed i nuovi canali digitali dell’azienda di Stato, infatti, il gruppo facente capo alla famiglia del Presidente del Consiglio recupera uno scarso 0,8% (con una definitiva perdita del 7% netto), mentre l’azienda presieduta da Petruccioli recupera ben 3,6 punti percentuali, facendo segnalare, in ultima istanza, una crescita dell’1,6%. Ottima la performance di Rai4: il canale satellitare semi-generalista, diretto dall’ex epurato Carlo Freccero, è passato in breve tempo “da ascolti da prefisso telefonico a cifre superiori a quelle di La7” (3,1% di share, ndr). Niente crisi per la Rai, insomma, ma solo una normale e positiva evoluzione delle proprie piattaforme.
La multicanalità e la targhettizzazione imporranno maggiori costi agli utenti, che pretenderanno un miglioramento della qualità televisiva” ha sostenuto, infine, al termine del summit di Roma, Antonio Pilati dell’Antitrust. In questo la Rai pare essersi portata avanti, almeno rispetto all’immediata concorrenza. (Giuseppe Colucci per NL)

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