Frattura strategica nello streaming video: Netflix punta sul full-season drop (binge watching, la visione sequenziale delle puntate di una serie) per concentrare ascolti e limitare l’uscita verso altre piattaforme, mentre Prime Video ed altri OTT scelgono la coda lunga (2-4 puntate alla volta) a fronte di un catalogo più ampio per favorire permanenza a lungo termine.
Quale è la scelta vincente?
Sintesi
La strategia full-season drop di Netflix, secondo gli esperti, massimizza l’engagement immediato, ma esaurisce velocemente la vita mediatica delle serie e, per forza di cose, concentra il catalogo su poche proposte da spingere sopra le altre.
I concorrenti, guidati da Prime Video (Amazon), preferiscono invece puntare su rilasci ibridi (premiere multipla + weekly) che dilatano la promozione, mantengono l’attenzione e fidelizzano più a lungo, pur con il rischio di dispersione dell’interesse.
Recap, contenuti social e interazioni col cast diventano strumenti essenziali per sostenere il legame con lo spettatore. Secondo le previsioni, nei prossimi due anni i modelli tenderanno a convergere, con Netflix pronta ad adottare split season per alcuni titoli e gli altri OTT a calibrare le uscite in base al genere ed al target.
Ampere Analysis insight 8-2025
Dall’ultimo insight dell’istituito inglese di ricerche di mercato Ampere Analysis emerge che, fuori da Netflix, i player dello streaming video on demand privilegiano ormai modelli ibridi (premiere multipla + weekly).
Il full-season drop (o binge watching), infatti, spinge l’engagement immediato a fronte di un rapido consumo della fiction. La serializzazione diluita ne estende invece la vita utile, ma a fronte di rischi di dispersione dell’attenzione di un’utenza martellata da una offerta contenutistica enorme ma polverizzata su sempre più piattaforme (SVOD, AVOD, FAST).
Full-season drop
Netflix resta il campione del full-season drop, strategia che concentra ore viste e conversazione in pochi giorni, favorendo una fidelizzazione fortissima ma breve (durata stagione). Non è un caso che Netflix è stato, fin qui, il dominatore della fruizione nel week-end nelle stagioni invernali (quando il binge watching manifesta la sua massima espressione).
+ buzz – churn
Gli altri OTT—Prime Video in testa—tendono invece a lanci con 2-4 episodi e poi uscite settimanali, così da spalmare l’audience su un periodo più lungo, sostenere il buzz (il livello di attenzione sulla serie, affinché tutti ne parlino favorendone la visione) e ridurre il churn (il taglio dell’abbonamento).
Picco alto, coda corta
Risultato: due economie dell’attenzione opposte—picco alto e coda corta (binge) contro picco moderato e coda lunga (ibrido).
Mix premiere multipla + weekly
Spiega l’analisi di Ampere: “Fuori da Netflix, si diffonde il mix premiere multipla + weekly: più episodi subito per agganciare, poi cadenza settimanale per trattenere”.
Rilasci rallentati
Ampere nota che 2-4 episodi in apertura aumentano le ore consumate nella prima settimana ed aiutano il posizionamento nelle classifiche, prolungando la conversazione social sul titolo.
Netflix, il fascino (ed il limite) del full-season drop
“Il full-season drop (o binge watching) integrale massimizza l’engagement nel brevissimo termine e l’urgenza social. Ma l’effetto è effimero: una volta conclusa la stagione, l’interesse cala rapidamente, accorciando la vita mediatica del prodotto—salvo split stagionali o contenuti ancillari”, commenta Giovanni Madaro, ceo di Media Progress, società di analisi strategica (gruppo Consultmedia).
Prime & Co.: la strategia della coda lunga
“Il modello ibrido dilata l’arco promozionale (6-10 settimane), attraversa più finestre di fatturazione e limita la volatilità delle disdette (churn). Tuttavia, prevedibilmente, c’è anche un rovescio della medaglia: tra un episodio e l’altro si affievolisce il ricordo delle puntate precedenti, soprattutto se mancano recap ed elementi di appointment viewing”, continua Madaro.
Perché il weekly torna di moda
Visione confermata dai dati di Ampere, che sottolineano come il rilascio cadenzato favorirebbe una migliore tenuta dell’engagement ed un minor tasso di abbandono rispetto al full-season drop. L’efficacia cresce quando il debutto è concentrato su 2-4 episodi, che soddisfa gli amanti del binge watching senza perdere la spinta a lungo termine.
Recap, previously on, clip verticali, Q&A
Tuttavia, i rilasci diluiti presuppongono accorgimenti narrativi quali i recap (riassunti), previously on (segmento video, che riassume solo le parti rilevanti per comprendere l’episodio che sta per iniziare, più sintetico e mirato di un recap completo), clip verticali (estratti video formattati in rapporto 9:16 per piattaforme mobile come TikTok, Instagram Reels, YouTube Shorts), Q&A (interviste o sessioni Questions & Answers con gli attori e talvolta registi o sceneggiatori della serie, per creare connessione emotiva tra pubblico e cast, aumentare il coinvolgimento e alimentare conversazioni sui social).
Verso una convergenza strategica
“Nei prossimi due anni è plausibile una convergenza dei modelli: anche Netflix, pur mantenendo il binge come segno distintivo, potrebbe aumentare l’uso di split season o rilasci in due tranche per i titoli di punta.
Formule ibride
Viceversa, Prime Video ed altri operatori perfezioneranno le formule ibride, calibrando il numero di episodi iniziali in base al genere e alla risposta del pubblico”, ipotizza il ceo di Media Progress.
La vera partita
“La vera partita non sarà solo “quando” pubblicare, ma come sostenere l’interesse tra un episodio e l’altro, investendo in contenuti ancillari, interazioni social e strategie di community building.
Probabilità di successo
Il binge puro continuerà ad avere successo nelle produzioni-evento ad alta densità narrativa e forte traino social, ma rischia di perdere efficacia nelle serie di medio calibro, dove la discussione si esaurisce in pochi giorni.
Variabili critiche
I modelli diluiti, se ben supportati da recap efficaci, campagne multi-piattaforma e momenti-evento (mid-season, finali), possono garantire retention e ridurre il churn, con probabilità di successo più alta nel lungo termine.
Tallone d’Achille
Tuttavia, la dispersione dell’attenzione resta il loro tallone d’Achille: senza un presidio costante della conversazione, l’attesa può trasformarsi in disinteresse”, conclude Madaro. (E.G. per NL)