Wikipedia fa bocciare gli studenti

Attingono all’encicolpedia libera, scopiazzano senza verificare e collezionano brutti voti. Ma Wikipedia non è un coacervo di inaccuratezze: vi si nascondono gli scoop


da Punto Informatico

Roma – Mattone della conoscenza o veicolo di una cultura spicciola e poco accurata? Infuriano le polemiche su Wikipedia: le agenzie educative puntano il dito e ritengono l’enciclopedia libera responsabile della disinformazione dei giovani, mentre i media contestano il fatto che Wikipedia sia addirittura troppo informata.

Ad infervorarsi contro il sapere in fieri che fluisce nelle pagine di Wikipedia è SPTC, l’associazione scozzese che raccoglie insegnanti e genitori: “È pericoloso quando Internet viene insozzata dall’opinione e dalle informazioni inaccurate che possono essere scambiate per fatti”, denuncia Eleanor Coner, rappresentante di SPTC.

L’atteggiamento dell’associazione non è radicale come quello assunto nelle scuole americane che hanno decretato il bando di Wikipedia dalle aule scolastiche: la questione problematica, le responsabilità del fallimento dei giovani studenti che sempre di più si affidano alla rete si divide equamente fra il modo in cui circola l’informazione in rete e l’atteggiamento degli scolari. Da una parte non esiste controllo su quanto viene pubblicato in rete: non ci sono direttori responsabili né revisori, non ci sono editori né pedagoghi a decidere cosa somministrare ai giovani che bazzicano online. Esiste dunque il rischio che i giovani si lascino convincere da sedicenti luminari, da attivisti, da aziende e istutuzioni che tentano di rappresentare una realtà passata attraverso dei filtri, ignorando la policy di Wikipedia che raccomanda di assumere un punto di vista neutrale.

Ma le responsabilità non sono solo dell’enciclopedia libera, ammette Coner sulle orme di quanto osservato da altri rappresentanti del mondo accademico: “I ragazzi si giostrano bene nel mondo dell’IT ma sono poco capaci di ricercare – spiega Coner – il fatto triste è che i giovani di oggi frequentino le biblioteche per utilizzare i computer e non per i libri”. SPTC accetta la cosa “come un segno dei tempi” ma raccomanda di assistere i ragazzi e di aiutarli a sviluppare quello spirito critico invocato a più riprese da Jimmy Wales, una capacità che li sappia guidare nel discernere quello che c’è di valido online dai contenuti inutilizzabili: “Le scuole dovrebbero insegnare agli studenti a non credere a tutto quello che leggono”. Un obiettivo perseguito in altri istituti, nei quali i docenti mirano ad inserire i ragazzi nel circolo virtuoso delle revisioni, dei controlli incrociati, della partecipazione attiva a Wikipedia.

Ma gli scolari finora si limitano ad attingere e scopiazzare, comportamenti che li conducono inevitabilmente allo smascheramento e alla bocciatura: “I ragazzi pensano di poter apporre il proprio nome sul materiale senza che nessuno si accorga di nulla”. Gli errori vengono a galla, poiché ai ragazzi mancano le capacità di operare confronti e l’impegno di verificare quanto racimolato in rete. Ma non è tutto: è atteggiamento comune ritenere che ai docenti sfuggano le operazioni di sferruzzamento senza rielaborazioni: “La Scottish Qualification Authority è dotata di strumenti affidabili per smascherare i plagi”. Non è dato sapere se anche in Scozia siano operative soluzioni anticopia come Turnitin, certo è che “i genitori sono preoccupati che i loro ragazzi vengano bocciati agli esami”, miseramente colti ad approfittare di citazioni troppo estese.

Se Wikipedia rappresenta un cruccio per le scuole che condannano l’inaffidabilità della sua natura mutevole, l’enciclopedia libera sta provocando sommovimenti anche nel mondo dell’editoria: l’immediatezza degli aggiornamenti, la possibilità di scavalcare controlli editoriali e di abbreviare i tempi di pubblicazione fa sì che fra le voci di Wikipedia si producano degli autentici scoop. Non si tratta di notizie messe in circolo senza che abbiano alcun fondamento, come quanto comparso sulla pagina dedicata a Sacha Baron Cohen e rimbalzato sui media di mezzo mondo: si tratta di notizie scaturite da una testimonianza diretta.

Tim Russert, giornalista di NBC, è morto nei giorni scorsi. I primi a saperlo sono stati i colleghi: hanno proceduto con delicatezza alla lavorazione del coccodrillo, hanno atteso a pubblicare la notizia in modo che la morte venisse prima comunicata alla famiglia del giornalista. Nel frattempo, un dipendente informato della vicenda, ha fatto trapelare la notizia su Wikipedia, ha cambiato i verbi dell’articolo al passato e ha garantito lo scoop all’enciclopedia libera. Sono seguiti a ruota il New York Times e il New York Post, e solo dopo pochi minuti è arrivata NBC, con l’articolo che piangeva Russert e con la cancellazione del riferimento alla sua morte su Wikipedia, riferimento subito ripristinato dai wikipediani. Sono stati presi provvedimenti nei confronti del dipendente: indubbia la verità della sua sortita su Wikipedia, deprecabile, a parere di NBC, l’atto commesso.

Gaia Bottà

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