Alla ricerca del wireless gratuito

Negli Usa esiste già in alberghi, aeroporti, stazioni. In Italia al massimo in qualche università privata


E’ una nuova frontiera dell’era tecnologica, ma non riguarda pochi eletti pionieri. E’ semplicemente internet, la rete, ma, utilizzata in un certo modo, potrebbe comportare un cambiamento nelle modalità di fruizione, in grado di trasformare dall’oggi al domani il popolo degli internauti. Si tratta del wireless, la connessione senza fili, a cui, ad oggi, la stragrande maggioranza dei pc portatili sono predisposti sin dal momento dell’acquisto. E’ una modalità di navigazione molto innovativa, molto comoda e semplicissima, in costante crescita d’utenza. Ma questa modalità di connessione possiede, intrinsecamente, un potenziale enorme, in termini, per così dire, sociologici. Basti osservare (in Italia il fenomeno non è ancora molto esteso) il crescente numero di persone che, pc alla mano, setacciano intere città alla ricerca di un luogo dove il proprio computer possa “allacciarsi” a qualche connessione senza fili, prevalentemente pagata da altri. Ma questa sorta di “pirateria” della connessione è una peculiarità italiana e di quei paesi che, come il nostro, non hanno ancora saputo afferrare al volo le potenzialità dell’innovazione. Già, perché negli Stati Uniti, ma anche in Scandinavia e, persino (per coloro che già avevano pensato:sì, ma Usa e Scandinavia sono molto più avanti di noi!) in India, hanno captato questa opportunità ed hanno diffuso questa connessione senza fili, a titolo gratuito. Alberghi, ristoranti, cafè, luoghi di ritrovo, per non parlare di aeroporti o stazioni; una fiumana di gente, con il pc sulle ginocchia, si connette a spese del committente di turno, il quale, di certo, non lo fa per la gloria, ma per precise motivazioni di marketing. Come biasimarli; se si ha l’opportunità di bere un cafè, collegato alla rete senza pagare un euro, molti clienti saltuari si trasformano in affezionati. Per non contare, poi, durante le (spesso estenuanti) attese per voli o treni, può bastare accendere il pc e collegarsi alla rete wireless per far passare quei minuti o quelle ore in maniera più leggera. Ma perché in Italia tutto questo appare infattibile? Perché la gente è ancora costretta a tramutarsi in “pirati di connessione” per accedere a privilegi che migliorerebbero di gran lunga molti servizi pubblici e privati? Forse non siamo ancora pronti, forse l’utenza che richiede tutto questo non è ancora così numerosa, ma il valore aggiunto che questo servizio apporterebbe ai suddetti (alberghi, aeroporti ecc..) porterebbe dei sicuri vantaggi. Anche gli operatori della telefonia mobile, famelici nel cercare di estrapolare maggior surplus possibile agli utenti (i poveri utenti italiani, costretti a pagare una “commissione” per ogni ricarica, una crudele anomalia), potrebbero pensare a garantire più qualità ai propri servizi, diffondendo punti d’accesso gratuito e wireless alla rete, inaugurando una linea che garantirebbe loro un ritorno d’immagine enorme. Al momento, in Italia, gli unici punti d’accesso aperti al pubblico si trovano in poche università private (come la Bocconi e lo IULM di Milano), dove, però, è necessario registrarsi (ed, ovviamente, essere iscritti ai corsi universitari) per potervi accedere. Un po’ poco, se pensiamo ad altre realtà, non necessariamente così “avanti” rispetto alla nostra. Queste realtà si basano su una filosofia che mira ad allargare la fascia di coloro che, tramite la conoscenza, potranno essere in grado di dare un apporto al proprio paese, alle proprie imprese, anche solo alla propria cultura. E noi ci lamentiamo sempre che in Italia la cultura della popolazione media scarseggia! Questo sarebbe un ottimo incentivo contro la nostra cronica reticenza ad essere al passo coi tempi della tecnologia. (G.C. per NL)

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