C’è crisi tra le alleanze dei giornali del centro-destra

Si rompono alcune alleanze sulla strada per le elezioni. Mettendo in crisi diversi editori


Rotti gli indugi, la campagna elettorale è partita, seppur con alcune questioni ancora in sospeso. Quelle che riguardano le alleanze, ad esempio, tanto da una parte quanto dall’altra della barricata. Correre da soli, associarsi mantenendo il proprio simbolo: le sorti degli schieramenti sono ancora in gioco e le carte si stanno pian paino scoprendo.
In periodo di campagna elettorale, certo, gli organi d’informazione hanno un ruolo fondamentale nell’indirizzare le intenzioni di voto in un senso piuttosto che in un altro. E, stando allo stato attuale dei fatti, in questa fase di indecisione e di scorporamento delle vecchie coalizioni, fare informazione per indirizzare il voto diventa una questione sempre più complicata. Giornali, ad esempio, che fino a poche settimane fa remavano contro o a favore del governo, adesso si trovano a doversi riposizionare. Nell’area dell’ex centro-sinistra la questione appare un po’ meno complicata che nell’area opposta. I quotidiani di partito, ovviamente, giocano partita a sé, ragion per cui “L’Unità”, “Liberazione”, “L’Europeo”, non avranno problemi d’identità e sapranno chi appoggiare. Altri, quali “il Manifesto”, o il più autorevole “Repubblica” hanno giocato un ruolo un po’ meno compromesso finora e pare abbastanza semplice configurare l’ipotesi secondo cui il primo continuerà a fare il “grillo parlante” dei problemi del Paese e delle disfunzioni di tutte le parti politiche; il secondo si schiererà nell’area della sinistra moderata, quella che più le è confacente. Sull’altra sponda del Parlamento, la situazione potrebbe essere un po’ più complessa, in base alle recenti notizie di uno scorporo ormai certo tra il neonato Popolo delle Libertà e l’Udc di Casini. Con quest’ultimo probabile candidato premier per la formazione di centro. I giornali orbitanti intorno alla famiglia Berlusconi o simpatizzanti con essa, alcuni dei quali hanno acquisito una vasta audience durante la breve esistenza dell’infelice governo Prodi, manterranno certamente la propria linea politica, appoggiando le mosse del probabile futuro premier e combattendo qualsiasi azione proveniente dalle formazioni di centro-sinistra. “Il Giornale”, “Libero” e “Il Foglio” (nonostante la sparata di Ferrara su una sua probabile candidatura in una lista per combattere l’aborto) dovrebbero quindi appoggiare Berlusconi e la sua “nuova” creatura durante la campagna elettorale. Difficile, invece, prevedere il comportamento dei fogli cattolici che, con la svolta dell’Udc verso l’autonomia, dovranno decidere a chi votarsi. Da una parte, “L’Osservatore Romano” ammonisce coloro che utilizzerebbero i temi etici come strumentalizzazioni politiche (vedasi, Giuliano Ferrara), dall’altra, il più politicizzato “Avvenire” si dichiara intimorito dall’idea che lo scorporo delle formazioni politiche filo-cattoliche finisca per consegnare “a un destino di semi-irrilevanza” le ragioni degli elettori cattolici. Tradotto, l’unione fa la forza.
Passando ai “piccoli” quotidiani e periodici dell’area dell’ex centro-destra, lo scenario si ingarbuglia ancor di più. È nota, tra i filoberlusconiani, la reciproca antipatia tra Marcello Dell’Utri (foto), ex braccio destro del leader del Pdl, e Michela Vittoria Brambilla, delfino del quotato futuro capo del governo, motivata in parte dalle questioni riguardanti il copyright dei loro rispettivi circoli, entrambi costole del partito di Berlusconi. Questa presunta divergenza tra i due potrebbe anche influire nel gioco delle parti politiche e delle alleanze dei piccoli giornali. Dell’Utri ha da poco lasciato la carica di consigliere del quotidiano free press “E-Polis”, per dedicarsi, si dice, alla sua creatura prediletta, il settimanale “il Domenicale”. Questo, a fronte di una diffusione di 10-12 mila copie, ha conosciuto una stagione felice durante il 2007, grazie all’abbinamento con “Il Giornale”, cosa che è riuscita a risollevare le finanze in affanno del periodico. Abbinato al “Giornale”, però, una volta alla settimana, esce anche il “Giornale delle Libertà” di Michela Brambilla, cosa che mette in aperta concorrenza le due figure forse più vicine al Cavaliere, con relative difficoltà di gestione per Giordano. “Il Domenicale”, allora, si dice abbia sondato il campo per trovare asilo presso “Libero”, in cerca di un foglio culturale da allegare al proprio giornale una volta la settimana, ma anche lì alcune motivazioni strettamente politiche hanno intralciato il cammino del settimanale di Dell’Utri, diretto da Angelo Crespi. Il quotidiano di Feltri, infatti, ha da poco abbandonato la vecchia concessionaria pubblicitaria Publikompass per legarsi alla Adv Company, che ha nel CdA, con un peso economico influente, Daniela Santanchè, candidata premier per “La Destra” di Storace, perciò in palese conflitto d’intenti sia con la linea editoriale di “Libero” che con quella de “il Domenicale”. Dell’Utri, allora, in cerca di partnership con qualche quotidiano, pare abbia contattato anche “Liberal”, il quotidiano fondato dall’ex forzista Ferdinando Adornato. Anche in questo caso, il turnover politico sembrerebbe aver condizionato l’andamento della trattativa. Il passaggio di Adornato all’Udc avrebbe ostacolato il matrimonio “Liberal”-“Domenicale”, lasciano Dell’Utri in un limbo, a riflettere se sia il caso o meno di staccare anch’egli il cordone ombelicale che lo lega a Berlusconi. (Giuseppe Colucci per NL)

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